Come sarà il futuro del lavoro fra trent’anni? E come cambierà la trasmissione del sapere? Queste sono alcune domande che studenti, imprenditori pongono al Future Forum in corso a Udine fino al 15 novembre. Seconda edizione della rassegna dedicata al futuro e all’innovazione, progetto della Camera di Commercio di Udine, ideato e curato da Renato Quaglia. Non il solito festival culturale ma uno strumento al servizio della città.

Uno sguardo oltre la crisi, nella certezza che tutto può cambiare. «Dopo aver parlato con molti imprenditori del Nord Est, ho cercato di capire cosa poteva aiutarli a superare la crisi. Hanno dato indicazioni sulla necessità di conoscere prassi per potersi confrontare con un mondo di cui non hanno riconosciuto i primi segnali di cambiamento» spiega Quaglia. Nasce così un network di collaborazioni con le partnership di Ocse, Copenaghen Institute for Future Studies, Center for Houston’s e delle maggiori Università internazionali e nazionali dove si preparano scenari futuri. A tutto questo si affianca un’idea interessante per il territorio: la costruzione di un programma realizzato con centri e gruppi di rappresentanza di categoria. Tutti uniti guardando avanti, dalla Camera di Commercio a Confindustria e Confartigianato, dall’universo delle cooperative a quello del volontariato, dal terzo settore alla scuola. Peter Bishop, docente e futurologo sostiene: «Il futuro non deve essere una materia nuova, aggiuntiva, ma un modo di insegnare, integrato nelle altre materie. Insegnare il futuro non richiede tempo extra, ma richiede nuove modalità di approccio alle materie. Occorre considerare il futuro non come una singola previsione che si verificherà, ma come diversi scenari che potrebbero verificarsi». Il rischio della scuola italiana è sempre stata la difficoltà di porsi criticamente rispetto a sé stessa, di non vedere nuovi orizzonti e un destino nel mondo del lavoro. «Innovazione non significa solamente ricerca, ma anche capacità di cambiare rapidamente per le aziende, non solo per il lavoratore. In questo senso vanno tenuti in considerazione diversi elementi che influiranno sulla forza lavoro» spiega Heinrik Jensen dell’Institute for Future Studies di Copenaghen «I flussi migratori, l’aumento medio dell’età della popolazione e la crescita del numero delle donne qualificate sul mercato del lavoro. I migranti del lavoro si spostano ovunque e i giovani sono più propensi a questo tipo di esperienza rispetto a chi li ha preceduti». Conclude Renato Quaglia: «A Udine è iniziato un progetto che coinvolge tutti gli istituti superiori, insieme alle altre categorie, insieme preparano scenari futuri per la città. Un docente per ogni istituto con un incarico retribuito - la Regione stessa ha trovato le risorse - è responsabile delle materie per il futuro». Un programma che coinvolge, oltre gli Istituti superiori e l’Università, 180 cittadini selezionati per gruppi di interesse, produttivi, formativi, legati alle strutture della città. Questi tavoli di lavoro, porteranno risultati che saranno analizzati dall’Ocse per capire quali sono le aspettative, i desideri e la sostenibilità. Sarà l’agenda di Udine dal 2024 in poi.