Il Chiasmo

Luca Molinari

Luca Molinari è allievo del corso ordinario di laurea in filosofia presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, al suo quarto anno di studi. I suoi interessi accademici si concentrano sulla storia e filosofia della scienza, in particolare della fisica. Tra le sue passioni la narrativa e il cinema di fantascienza, il viaggio e, soprattutto, il mare.

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Il dito e la riga

Una brezza dolce e calda smove a malapena le foglie stanche di qualche palma che punteggia l’orizzonte dorato. Nella calma di un pomeriggio di estate sembra quasi di poter sentire l’arsura del deserto giungere da chilometri di distanza e se già non sono più molti i passanti per le vie battute dal sole, all’ombra artificiale dei soffitti delle costruzioni la vita procede un poco più lenta ma non con meno intensità.

 

Intanto una donna è intenta a scrutare su un pavimento i simboli che vi sono adagiati sopra, all’interno di decine di fogli di carta. I suoi occhi si soffermano su formule e diagrammi nello sforzo di farne emergere un disegno coerente. Chissà se lo spettacolo dell’aria resa opaca dal calore estivo le ha ricordato in una di quelle giornate afose le palme del Tabaristan affacciate sull’acqua blu del mar Caspio o le vie trafficate di Teheran.

 

Eppure, per quanto simile sporadicamente alla sua terra natia, il paesaggio circostante appartiene a un luogo a migliaia di chilometri di distanza dalla capitale iraniana, sulle sponde dell'Oceano Pacifico. Si tratta della parte centro-settentrionale dello stato della California, negli Stati Uniti e la località è la cittadina di Palo Alto, nota come sede di numerose aziende nel settore delle tecnologie digitali e della Stanford University, una delle istituzioni più prestigiose del paese e una delle più importanti università al mondo.

Tra coloro che hanno passeggiato all'ombra dei suoi edifici coloniali figurano 85 premi Nobel e otto medaglie Fields, più di quanti ne abbiamo prodotti la maggior parte delle nazioni del pianeta.

 

In mezzo a questa schiera di meriti vi è anche la donna che ci si può immaginare intenta al lavoro nella sua abitazione californiana.

Si tratta di Maryam Mirzakhani, una dei due cittadini iraniani e l’unica donna ad aver vinto una medaglia Fields, il prestigioso riconoscimento assegnato ogni quattro anni a matematici che abbiano svolto un contributo determinante all’avanzamento di questa disciplina.

Dopo aver rappresentato il proprio paese nella metà degli anni ‘90 alle International Mathematical Olympiads come studentessa di scuola secondaria, Mirzakhani si iscrisse alla Sharif University of Technology di Teheran, la più prestigiosa università iraniana. Completato il suo percorso di studi si spostò negli Stati Uniti, dapprima ad Harvard per il dottorato e in seguito a Stanford, dove cominciò a insegnare nel 2008.

 

Nel 2014 venne insignita della medaglia Fields; la ragione addotta dalla commissione per il conferimento del premio fu: Per i suoi eccezionali contributi alla dinamica e alla geometria delle superfici di Riemann e dei loro spazi dei moduli. L’attività di ricerca di Mirzakhani in geometria iperbolica e in geometria simplettica si caratterizza per la capacità di ridurre oggetti algebrici complessi a una rappresentazione  di essi estremamente semplice e per l’uso diffuso di rappresentazioni grafiche intuitive per la loro descrizione.

 

Non è difficile, con un poco di fantasia, immaginare che a stimolare questa capacità eccezionale di pensiero visuale della futura matematica possa aver contribuito il contatto con un’arte, quella islamica iraniana, che ha fatto delle tassellazioni geometriche del piano la sua caratteristica più riconoscibile. Ad ogni modo la formazione di Mirzakhani si situa nel solco di una lunghissima tradizione di ricerca in campo matematico sviluppatasi in area persiana e la sua vicenda biografica costituisce solo l’ennesimo esempio di una relazione di interscambio di conoscenza scientifica tra Occidente e Iran che risale a millenni nel passato.  

 

Il primo e più celebre degli imperi della Persia, quello achemenide, è citato raramente nella storia del sapere scientifico. Questa apparente mancanza può essere spiegata con il demerito dei suoi futuri conquistatori greci e macedoni al seguito di Alessandro Magno, ai quali la vista impressionante degli edifici colossali e raffinati di Persepoli, non impedì di lasciare che la città con i suoi archivi bruciasse nel 330 a.C. 

 

Dopo un inizio così tumultuoso nelle relazioni tra popoli iraniani e mondo greco dell'era ellenistica, la cultura matematica, scientifica e filosofica greca ebbe modo di diffondersi nei territori dell'ex impero persiano, destinata a restarvi per parecchi secoli. Questa subalternità della cultura persiana a quella greca non sarebbe durata a lungo, ma avrebbe costituito il precedente fondamentale di tutti gli scambi di conoscenza a venire tra l'occidente europeo e i discendenti dell'antica Persia.

 

Con l'avvento della dinastia arsacide, fondatrice dell'impero partico, il dominio Greco nell'area iraniana venne a cessare per sempre, ma non il suo lascito culturale.

I successori dei parti, i sasanidi, si dichiararono eredi degli achemenidi e sotto il loro regno, vennero recuperati gran parte dei territori perduti dell'antico impero persiano. Eppure, al di là dei loro dubbi meriti militari che tanti problemi causarono agli imperatori romani, i sasanidi meritano soprattutto di essere ricordati per la loro capacità di promuovere lo sviluppo della scienza e della cultura in tutto il vicino oriente. La celebre Accademia di Gondishapur, fondata nella città omonima, divenne un centro di importanza cruciale per lo sviluppo della medicina tra il VI e VII secolo, riunendo al suo interno una biblioteca, un osservatorio astronomico e un ospedale.

 

Mentre l'autorità romana in Occidente andava lentamente disgregandosi, l'impero dei sasanidi divenne un centro di cultura e ricerca di primissimo piano in tutto il continente euroasiatico. Nel 529 a seguito della chiusura da parte dell'imperatore Giustiniano dell'accademia di Atene, erede dell’istituzione fondata secoli prima da Platone, gli ultimi filosofi eredi della tradizione platonica si rifugiarono in territorio persiano, alla corte del sovrano Cosroe I.

 

Un secolo più tardi l’ascesa improvvisa delle tribù arabe unificate da Maometto avrebbe nuovamente sottomesso la Persia a una potenza straniera. Eppure, come nel caso della precedente invasione macedone, il giogo arabo ebbe vita breve. Nell’VIII secolo una rivoluzione di diverse componenti etniche del califfato contro i privilegi dei musulmani arabi, riportò l’area iraniana in una posizione di preminenza politica. La nascita di un nuovo califfato, quello abbaside, determinò l’inizio di un rinascimento culturale per l’intera area del Medio Oriente. I califfi abbasidi finanziarono una massiccia opera di patrocinio delle scienze e delle arti, culminata nell’istituzione del centro di studi denominato Casa della sapienza e nell’attività  di mecenati dei califfi Al-Ma'mun e Al-Mu'tasim.
La vittoria degli eserciti abbasidi contro l’esercito dell’impero cinese della dinastia Tang  consentì di introdurre in Occidente la tecnologia della manifattura della carta tramite i prigionieri catturati. Inoltre l’adozione dei numeri indiani da parte degli arabi favorì una rinascita degli studi in campo matematico paragonabile solo a quella di epoca ellenistica. Matematici come Muḥammad ibn Mūsā al-Khwārizmī, Sharaf al-Dīn al-Tūsī e Nasir al-Din al-Tusi contribuirono a sistematizzare e far progredire lo studio dell’algebra e della geometria, gettando le basi per lo sviluppo futuro della geometria analitica in Europa. 

 

Il dinamismo della ricerca matematica nell’era abbaside è testimoniato da uno dei più famosi poemi composti dal celebre matematico e poeta persiano Omar Khayyam, intitolato Rubaiyat, contenente diversi riferimenti alla sua attività di matematico e celebrazione in forma poetica delle virtù di questa disciplina. In una delle sue quartine egli parla del dito che si muove scrive e, dopo aver scritto, va avanti: né tutta la vostra pietà né la vostra arguzia lo faranno tornare indietro per cancellare mezza riga, né tutte le vostre lacrime ne cancelleranno una parola. Il riferimento di Khayyam all’irreversibità del tempo gioca con sensibilità squisita con l’uso della metafora del dito sulla riga del testo per fare riferimento all'inevitabile certezza espressa dal sapere matematico e alla sua natura sovrumana. 

 

Nell’Iran abbaside dunque la genialità dei geometri persiani si fonde con il lirismo della poesia e con la delicata sensibilità religiosa del tempo, andando a determinare un panorama culturale estremamente raffinato e complesso.La decadenza del potere abbaside e la successiva ascesa della dinastia buyide nell’area persiano non determinarono un rallentamento nel dinamismo culturale. Il celebre filosofo, medico e matematico persiano Avicenna visse in proprio quest’epoca di avvicendamento politico.

 

L’opera degli studiosi, abbasidi e buyidi fu determinante per preservare il patrimonio scientifico ereditato dalla civiltà greca e consentirne la trasmissione in Europa. È noto il legame strettissimo tra l'avvento del Rinascimento e la ricezione delle traduzioni di testi greci provenienti dal vicino oriente. Solo recentemente però l’importanza di questo scambio per lo sviluppo del pensiero scientifico europeo è stata adeguatamente analizzata in una prospettiva di global science, scienza globale, che tratti sullo stesso piano i contributi alla ricerca scientifica nel mondo islamico in Europa.

 

Dopo la conquista da parte dei turchi selgiuchidi dei territori dell’ormai morente califfato abbaside, l’arrivo dei mongoli determinò il tramonto della straordinaria epoca d’oro della scienza islamica. La successiva ascesa dell’impero Ottomano contribuì a separare l’Europa dalla Persia, in misura proporzionale ai successi dell’espansionismo turco nell’area. Le successive dinastie iraniane, come quella Safavide continuarono a mantenere coesa sotto un’unica compagine politica e culturale l’area persiana fino al XIX secolo, quando l’ingerenza europea russo-britannica cominciò a farsi sentire.

 

A questo punto la direzione del flusso di scambio culturale tra continente europeo e area persiana si invertì, andando a determinare una crescente asimmetria nelle relazioni tra le due aree geografiche.

 

Si arriva così all’Iran contemporaneo e alle sue vicende tumultuose. La Rivoluzione islamica del 1979 guidata dal leader spirituale Khomeini ha dato origine a una nuova conflittualità del paese col mondo occidentale e al suo progressivo isolamento sullo scenario internazionale.

 

Ancora oggi, a distanza di quarant’anni le lacerazioni prodotte in seguito all’accadimento  sono lungi dall’essere ricomposte.
Nel settembre 2022 violenti proteste hanno scosso il paese in seguito alla morte della studentessa Mahsa Amini, a opera della polizia morale iraniana. La catena di manifestazioni messe in moto da questo evento si colloca all'interno di una lunga serie di sommovimenti popolari avvenuti nell’ultimo decennio a partire dal 2017 e si salda con una vasta serie di rivendicazioni sociali, generazionali ed etniche.

 

Il decesso di Mirkhazani avvenuto nel 2017 ha fatto sì che non potremo mai sapere l'opinione che la matematica avrebbe potuto esprimere sull'attuale situazione politica del suo paese.
L’attuale presidente iraniano Hassan Rouhani, poco dopo la morte della studiosa, ne celebrò i meriti accademici e il ruolo avuto nel dimostrare al mondo il valore delle donne della sua nazione; vennero persino fatte circolare immagini di Mirkhazani con i capelli scoperti. 
Questo atteggiamento nei confronti della vicenda umana della matematica, che alla luce dei recenti eventi può sembrare paradossale, riflette una tensione con radici storiche estremamente profonde. La consapevolezza dell’importanza della propria storia millenaria e del ruolo determinante avuto dall'Iran nel progresso scientifico del Medio Oriente ancora riecheggia nelle tensioni nazionaliste che si oppongono allo status quo del regime degli ayatollah. 

 

Nonostante la rappresentazione mediatica attuale della nazione asiatica renda difficile figurarsi la complessità delle stratificazioni culturali che convivono nella società iraniana, esiste un debito che l’Europa ha contratto nei secoli nei confronti delle capacità di mediazione e produzione del sapere dell’area persiana.

 

Una maggiore consapevolezza della loro straordinaria ricchezza, può fungere da punto di riferimento essenziale per ogni dialogo da parte dell’Occidente che voglia fare appello agli strati sociali più vivaci della società del paese.

 

 

 

Per saperne di più:

Per approfondire la storia politica e non del mondo persiano un buon testo è: Michael Axworthy, Breve storia dell'Iran, Einaudi, 2010; Per uno sguardo più generale sui contributi del mondo abbaside alla storia della scienza e il suo rapporto con l’Occidente: George Saliba, Islamic Science and the Making of the European Renaissance, MIT Press, 2011; Infine, sicuramente da tenere presente come prima introduzione alla poesia iraniana: Omar Khayyâm, Quartine, traduzione di Alessandro Bausani, Einaudi, 1997.

 


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