È stato ritenuto un autore che tende a rimuovere la corporeità, la sessualità, la pesantezza dalle sue pagine, eppure Italo Calvino ha popolato Gli amori difficili di innamorati, di amanti e dei loro corpi.

Nati alla fine degli anni ‘50 come nucleo del volume dei Racconti e ripubblicati poi come raccolta indipendente nel 1970, Gli amori difficili costituiscono un campionario della realtà contemporanea, un repertorio di situazioni problematiche e stati d’animo intricati.

L’elemento tematico che accomuna i testi della raccolta è la presenza in ognuno di essi di relazioni insoddisfacenti: attraverso i desideri e i disagi dei suoi personaggi, Calvino indaga le difficoltà che impediscono di vivere i rapporti umani in maniera spontanea e autentica. Cerca la parola esatta che possa dar nitido conto dei vuoti e dei bisogni affettivi e usa la scrittura come uno strumento conoscitivo. Per l’autore ligure, che ha sempre considerato la letteratura come un mezzo più che come un fine, narrare e leggere aiutano a conoscere se stessi e a trovare la «via d’uscita» di quei labirinti che sono il reale e il sé.

In accordo con questa sua poetica, i corpi sono presenti nei suoi scritti in qualità di punto di osservazione sulla realtà: nelle relazioni e nei racconti essi sono, di volta in volta, involucri dell’interiorità, mezzi conoscitivi, ostacoli all’incontro, oggetti di desiderio, fonti di imbarazzo e vergogna. Nonostante Calvino scriva, nella Nota introduttiva alla prima edizione, che le avventure da lui descritte sono perlopiù interiori, il racconto delle difficoltà comunicative e relazionali non può essere solo emotivo e cerebrale: i pensieri e gli stati d’animo dei personaggi investono e coinvolgono i loro corpi.

L'Avventura di un soldato che apre la raccolta è il primo esempio di un incontro tra corpi a cui non corrisponde, però, un incontro tra le rispettive anime. Infatti, nella storia del fante Tomagra il tema letterario dell’incontro perde pregnanza: mentre nei romanzi ottocenteschi aveva assunto un ruolo propulsore nei confronti della trama, ora esso è ridotto a casualità effimera. L’incontro del soldato con la signora vedova che siede accanto a lui sul treno è vuoto e inessenziale, rapido intersecarsi di due rette che non ne devia tuttavia il corso. I due personaggi si ritroveranno poi soli come all’inizio ma, nonostante ciò, il contatto viene goffamente cercato da Tomagra e da lui invano desiderato.

Tutto il racconto è percorso da una graduale e crescente tensione, che altro non è che il preludio all’incontro vero e proprio: mentre i due siedono, vicinissimi e discosti, si avvertono il sussulto ritmico del treno sul binario, la contrazione nervosa dei tendini, gli impercettibili movimenti delle falangi del mignolo della mano quando il soldato cautamente la tende verso la signora. La distanza tra i due, minima e incolmabile al tempo stesso, si riempie del timore di aver osato movimenti eccessivamente audaci e del rimorso di aver compiuto gesti così timidi da passar inosservati.

Con ironica precisione, Calvino riporta su carta i pensieri tormentati e ingarbugliati del protagonista. Intanto il corpo, seppur faticosamente, in maniera meccanica e cerebrale, tenta di esprimere ciò che rimane taciuto, non comunicato: «con un affannoso brancolare cercava di spiegarle la sua miseria e l’insostenibile felicità del suo stato, e il suo bisogno, non d’altro, ma che lei uscisse da quel suo riserbo». La vedova, però, rimane impassibile e non viene in tutto il racconto scambiata neanche una parola. I due si attraversano senza lasciare l’uno traccia di sé nell’altro.

Se sfiorarsi senza parlarsi è ciò che fanno i due passeggeri del treno, cercarsi e, senza nemmeno sfiorarsi, trovarsi è ciò che, invece, accade ai due sposi protagonisti di un’altra Avventura. Il ritmo è ora scandito dalla porta di casa che viene aperta e chiusa, ora da uno ora dall’altro coniuge, per andare al lavoro e per rientrare, di pari passo con l’avvicendarsi del giorno e della notte. Alle opposizioni moglie-marito e giorno-notte, si affianca quella tra freddo e caldo che rende manifesto l’affetto che lega i due personaggi: Elide e Arturo, coricandosi in momenti diversi della giornata, cercano vicendevolmente il calore lasciato dal corpo dell’altro tra le lenzuola del letto.

Nell’assenza del corpo dell’altro, la ricerca della traccia del suo passaggio mostra il bisogno di contatto e l’evidente reciprocità di questo bisogno: «dalla propria parte, coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui, ma ogni volta s’accorgeva che dove dormiva lei era più caldo, segno che anche Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza». Nell’Avventura di due sposi la relazione amorosa si alimenta nell’assenza e assume i contorni di un’abitudine al tempo imperfetto, stancamente ripetuta, ma consolidata e rassicurante.

Corpi che si toccano, che si sfiorano appena, che si cercano e, infine, corpi che si smaterializzano perdendo la loro precipua fisicità. Nella Lezione americana dedicata alla Leggerezza Calvino individua nel tentativo di sottrazione di peso il tratto caratteristico della sua scrittura: «togliere peso ora alle figure umane, ora ai corpi celesti, ora alle città» è proprio l’esperimento condotto nell’Avventura di un automobilista. Nel racconto che conclude la raccolta è ancora la difficoltà comunicativa a essere protagonista: stavolta, però, non è più una difficoltà imputabile ai corpi. Seguendo un’ispirazione matematico-combinatoria, persone e luoghi diventano funzioni. Mentre i nomi dei personaggi si riducono a una lettera soltanto, i loro corpi si smaterializzano e, «liberati finalmente dallo spessore ingombrante delle […] persone e voci e stati d’animo», si identificano con i bagliori gialli e rossi dei fari delle loro auto. Lungo l’autostrada che collega A, la città in cui abita X, alla città B in cui abita Y tutto si riduce a luce, segni e messaggi.

In seguito a un litigio telefonico con l’amata, l’unica comunicazione che il protagonista vorrebbe ricevere è una conferma della reciprocità del sentimento, vorrebbe poter essere certo del fatto che entrambi, lui e lei, stanno correndo l’uno incontro all’altro, a bordo delle loro auto che gettano fasci di luce sulla strada e lasciano nel buio tutto il resto.

«Ciò che conta è comunicare l’indispensabile lasciando perdere tutto il superfluo, ridurre noi stessi a comunicazione essenziale, a segnale luminoso che si muove in una data direzione, abolendo la complessità delle nostre persone e situazioni ed espressioni facciali». Mentre l’automobilista guida e i fari delle auto nella notte diventano messaggi da interpretare, le congetture circa il significato di quei segni affollano la sua mente: le interpretazioni rimangono ipotesi, tra mille altre possibili. Seppur ridotta all’essenzialità, spogliata di complessità e di ogni involucro corporeo, la comunicazione rimane fraintendibile.

Il calore lasciato dal corpo tra le lenzuola offriva ai due sposi una risposta concreta e certa. Invece, quando i corpi si smaterializzano e tutto è ridotto a fasci di luce, l’unica via per rimuovere l’incertezza in questa complicata quantistica amorosa diventa smettere di guidare e fermarsi per ricevere il messaggio dell’altro, al prezzo, però, di rinunciare a essere a propria volta messaggio per l’altro.

Dal goffo tentativo di seduzione del soldato che culmina in un contatto solo alluso fino ad arrivare alla corsa dell’automobilista, avventura e congettura tutta mentale, gioco di astrazione e tentativo di riduzione all’essenziale, i racconti si dispongono secondo una traiettoria - dal solo corpo al solo messaggio - che rende progressivamente evidente come, nonostante i disagi, gli imbarazzi, i fraintendimenti di cui i corpi sono causa, anche al loro smaterializzarsi le difficoltà permangono.

La difficoltà che costituisce l’attributo qualificante degli Amori di Calvino giace più in profondità, in quel luogo buio in cui ha sede il non detto. Il repertorio di corpi insieme alla descrizione minuziosa degli impercettibili movimenti del corpo e dei vistosi serpeggiamenti dell’animo è funzionale al significato complessivo della raccolta: attraverso un campionario di momenti, personaggi, corpi e relazioni, Calvino ci mostra che a rendere gli amori difficili è tutto ciò che corpo non è.

A rendere difficili gli amori è soprattutto quella «zona di silenzio al fondo dei rapporti umani» fatta di parole taciute, messaggi che non prendono corpo, comunicazioni che non vengono trasmesse e ricevute. Finché il messaggio rimane informe e inespresso, rimane impossibile rendere significativo l’incontro, autentica la relazione, semplice l’amore.

Per approfondire

Italo Calvino, Gli amori difficili, Milano, Mondadori, 2016.

Italo Calvino, Lezioni americane, Milano, Mondadori, 2016.

Marco Belpoliti, L’occhio di Calvino, Torino, Einaudi, 2006.

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