20 dicembre 2022

Sangue, seduzione e oscurità: la paura in Dracula di Bram Stoker.

Pubblicato nel 1897, Dracula è un romanzo epistolare scritto dalll’irlandese Abraham Stoker.  Anche se la scrittura non era la sua principale occupazione, Stoker pubblicò ben tredici romanzi, che lo resero l’esponente per eccellenza del genere letterario noto come horror. Dracula , nella fattispecie, si rivela essere il primo romanzo appartenente a tale categoria. Fino a quel momento infatti, l’unico genere letterario che potesse essere vagamente collegato alla tematica della paura era il romanzo gotico, le cui caratteristiche principali erano le ambientazioni romantiche, cupe e dell’orrore. D’altro canto, Stoker sviluppò con quest’opera il genere della letteratura dell’orrore, aggiungendo alle caratteristiche già presenti nella letteratura gotica terminologie ed espressioni volte a suscitare nel lettore il sentimento del ribrezzo, della repulsione e dello spavento. La trama, inoltre, doveva allontanarsi dalla razionalità e da tutto ciò che sarebbe risultato, all’epoca, normale e comprensibile, in maniera tale da rimandare per tutta la durata dell’opera ad una falsa sensazione di sicurezza.

Dracula, antagonista della storia e figura contrapposta a quella di Jonathan Harker, è stata realizzata a tavolino per rispondere ai criteri caratterizzanti di questo genere innovativo e per dare a questo personaggio un carattere, un aspetto e un background alquanto tetri. Stoker, infatti, prima di scrivere il libro fece numerose e minuziose ricerche sul folklore dell’Europa dell’Est, dove la figura del vampiro era riconosciuta e aveva vari nomi, come "strigoi" e "vampyr", arrivando alla figura del vampiro moderno che l’Europa di fine ’800 stava già iniziando a conoscere; a questi tratti poi, aggiunse il passato e la storia del Dracula realmente esistito, ossia Vlad III di Valacchia Hagyak, ricordato più spesso con il suo patronimico, Dracul (in rumeno, drago). Vlad, infatti, era un uomo così crudele da essere rinominato anche Țepeș, ossia impalatore, a causa della terribile punizione che infliggeva ai suoi nemici. Si racconta anche che il voivoda, membro dell’ordine del Drago (fondato per difendere il cristianesimo nell’Europa Orientale), durante un ricevimento in cui incontrò alcuni messaggeri turchi inviati da Maometto II, decise di fissare al cranio dei malcapitati i copricapi che portavano con dei chiodi, uccidendoli. Dietro questo specifico gesto c’erano delle motivazioni economiche e politiche, ma questo e molti altri aneddoti contribuirono a diffondere il mito della sua crudeltà e del suo essere sanguinario, portando Stoker alla decisione di ispirarsi a lui per il suo antagonista.

La questione principale che però appare opportuno evidenziare di questo libro è cosa differenzia questo personaggio dai suoi predecessori, e perché sia così tanto spaventoso. Effettivamente, al giorno d’oggi, può far sorridere sentire definire Dracula come un personaggio dell’orrore, soprattutto dopo i capolavori dell’horror che menti geniali hanno partorito negli ultimi anni, come Dracula di Francis Coppola, Nosferatu , il vampiro di Murnau, e l’originale e distopico Io sono Leggenda , di Francis Lawrence. All’epoca però la situazione era differente e, come già accennato, nonostante Stoker non fosse il primo a riportare la figura di un vampiro nel suo libro, seguendo di fatto l’esempio di John Polidori, fu il primo ad esaltare le caratteristiche che all’epoca scossero i lettori. Innanzitutto, bisogna individuare una delle tematiche principali di cui il personaggio si fa portatore, ovvero quella dello straniero; questa tematica si rifaceva alla “paura” generale che gli inglesi avevano in Età Vittoriana, dove tutto ciò che veniva da fuori era considerato come male, portatore di cambiamento e, di conseguenza, di instabilità. 

Effettivamente, l’introduzione di un vampiro nelle brughiere inglesi non poteva portare nulla di diverso dal caos, soprattutto se si considera che il conte Dracula veniva dalla Transilvania, una terra dell’Europa dell’Est, all’epoca considerata come territorio selvaggio, primitivo e barbaro. Infatti, nonostante il libro possa, in determinati momenti, assomigliare ad un romanzo di avventura, o persino ad un romanzo rosa (con tinte molto cupe), la sensazione di angoscia rimane il filo conduttore presente dal primo capitolo fino alla conclusione. Un ulteriore dettaglio che spaventa molto, discostandosi dal razionale, è sicuramente ciò di cui il conte si alimenta , ossia il sangue, che viene identificato con la linfa vitale di una persona: maggiore il sangue che Dracula assume, maggiore il vigore che egli trarrà dalla sua dieta; al principio del libro viene infatti raffigurato come un vecchio, ma con il proseguire della trama tornerà giovane grazie al sangue bevuto. È quasi scontato il parallelismo con il “sangue di Cristo”, che quest’ultimo muta in vino per poterlo far bere ai suoi discepoli con funzione salvifica. La funzione del sangue per Dracula, invece, è tutt’altro che salvifica, essendo infatti una caratteristica blasfema, cruda del personaggio; una delle sue mogli arriverà persino all’infanticidio, per nutrirsi di un bambino, che, in quanto tale, ha nel suo sangue maggior linfa vitale. A tal proposito, l’indifferenza nei confronti del corpo del bambino dopo l’infame pasto è agghiacciante, ed è solo una delle prime azioni inumane che vengono descritte all’interno del libro, e che fanno venire la pelle d’oca per il realismo con cui vengono descritte, quasi venissero rappresentate da un serial killer dedito alla scrittura:

Mentre ci guardava, i suoi occhi brillavano di una luce malvagia, il viso si atteggiava a un voluttuoso sorriso (…) Con un gesto d’indifferenza, ha gettato per terra, insensibile come un demonio, il bambino che fino a quel momento aveva tenuto fortemente stretto al seno, ringhiando come farebbe un cane sul suo osso.

La descrizione dell’atto sembra ritrarre un demone proveniente da un girone dell’Inferno dantesco e anche l’aiutante del protagonista, il cacciatore di vampiri Van Helsing, all’interno dell’opera lo descrive non come un normale mostro delle leggende, ma come un essere quasi onnipotente, le cui capacità sfuggono alla comprensione degli uomini, che sono la sua principale fonte di sostentamento:

Il vampiro sempre vive, e non può morire per solo passare del tempo. (…) Può anche diventare più giovane. (…) Lui non fa ombra, lui non fa riflesso in specchio. (…) Può trasformarsi in lupo (…) lui può essere pipistrello (…) Può venire in nebbia. (…) Lui viene su raggi di luna come pulviscolo. (…) Lui può vedere nel buio. (…) Il suo potere cessa (…) quando sopraggiunge il giorno. (…) mentre può fare come vuole (…) quando ha la sua casa-terra, la sua casa-bara, la sua casa-inferno… Esistono poi cose che talmente lo disturbano, che lui non ha più potere come l’aglio (…) il crocifisso .

Al principio dell’opera invece il protagonista, Harker, lo descrive come un innocuo vecchietto, non essendo conscio della natura dell’essere, ed è anche questo cambiamento, durante il corso della lettura, che sconvolge il lettore, che in questo modo si rende conto dell’entità del pericolo che i personaggi decidono di affrontare.

In realtà, ciò che bisogna davvero sottolineare di questo personaggio è proprio questo cambiamento. Dracula viene introdotto nella narrazione, e subito dopo inizia a crescere sempre di più: nuovi particolari vengono aggiunti,  i personaggi scoprono le sue forze e le sue debolezze (tutte rigorosamente documentate dalla struttura diaristica), e a mano a mano che si procede verso la fine, si è desiderosi di scoprire sempre di più su questo demone, al quale alla fine del racconto ci si è anche affezionati. Sicuramente, di rado un cattivo ruba la scena al protagonista, che durante la trama del libro fa un percorso di sviluppo vivendo dapprima una sfida qualificante, poi una sfida decisiva e infine una sfida glorificante. Al contrario, l’antagonista di solito vive uno sviluppo che anticipa l’inizio dell’opera, magari venendo raccontato in un momento preciso e in una sola volta, apparendo quindi come cattivo già formato. In Dracula invece, il vampiro appare prima in una forma, e poi muta in un’altra; prima agisce per fame, poi nasconde un motivo più profondo; prima risulta essere imbattibile, poi debole, fino ad arrivare alla sua morte, sostituendo la sensazione di perenne paura e disagio con l’idea di  speranza e di rinascita. Alla fine del libro, quindi, si assiste ad una vera e propria trasformazione del personaggio da semplice antagonista a cattivo memorabile, famoso per essere un po’ il vero protagonista della storia, sempre presente anche quando non lo è fisicamente, e per tutta la paura che incute, tematica principale del libro che un po’ attrae tutti noi. 

 

Per saperne di più:

Il Dracula di Stoker: il romanzo gotico tra simbolismo e psichiatria - Rivista culturale (dasandere.it)

B. Stoker, Dracula, 1897.


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