Nel 1965 lo psicologo americano James Bedford, prossimo alla morte, firma, insieme al testamento, un contratto a scadenza sine die con Evan Cooper, un imprenditore visionario che aveva fondato la Life Extension Society, la prima azienda di crionica.

Si trattava di congelare il corpo di Bedford sino a quando questo, prima o dopo, non fosse stato rianimato dai ricercatori della LES, in seguito al successo di qualche avanzata ricerca sul recupero e il prolungamento della vita.

Di aziende simili oggi ce ne sono tre: la Alcor (erede della LES) e la Cryonics Institute in America, la Cryorus in Russia. Gli utenti sono alcune centinaia e attualmente (è il caso di dirlo) riposano sotto azoto in grandi frigoriferi. I prezzi si aggirano intorno ai 200 mila dollari in America e 30 mila dollari in Russia, ma, niente paura, esiste l’opzione decisamente più economica di farvi congelare solo la testa.

Questa che potrebbe sembrare l’ennesima riprova della nostra hybris scientista è una pratica che trova il suo retroterra filosofico nella logica del postumano, una logica della sfida ai limiti del troppo umano della quale il corpo si fa spazio privilegiato, in quanto testimone incarnato della nostra impotenza.

Accettare dei limiti implica riconoscere l’irrimediabile esistenza di una datità, nello specifico di una datità della natura umana. Perché l’homo faber moderno non dovrebbe esplorare senza confini le sue potenzialità? Perché dovrebbe rassegnarsi fatalisticamente a un destino che non ha scelto in ragione di una presunta legge di natura? Se Dio non c’è (penso alla morte di Dio di Nietzsche) perché non prendere il suo posto? E a Dio bisogna davvero aver dato il colpo di grazia se il desiderio ultimo non è di andare in paradiso ma di risvegliarsi in laboratorio.

Sartre insisterà sul primato dell’esistenza sull’essenza, ovvero sulla priorità della libertà nella vita dell’individuo, che lungi dal dover realizzare un’essenza predeterminata dell’umano, può orientare la sua azione alla sua idea di uomo: dove non c’è Dio, la sola natura umana è quella che costruiamo con il nostro fare, con la nostra esistenza, appunto.

Il superamento di una datità accomuna, e spesso confonde, tra di loro il postumano e il transumano (un termine coniato in origine da Huxley). Il contesto del postumano abbraccia orizzonti anche molto differenti tra di loro, tra cui in parte il transumanesimo stesso, ma mentre quest’ultimo insiste sul superamento dei più grandi limiti umani confidando nell’onnipotenza della tecnologia e, di conseguenza, dell’uomo, il postumano cerca anche, antropologicamente e filosoficamente, di riconcettualizzare i paradigmi classici su uomo, natura e cultura, affondando le sue radici nel pensiero antiumanista.

In un suo recente lavoro, Rosi Braidotti riconosce nell’antiumanesimo una prima «risorsa del postumano». L’antiumanesimo è un atteggiamento critico verso l’idea universalizzante di uomo che si è diffusa a partire dagli anni Settanta nella generazione dei poststrutturalisti, con l’intenzione, tra l’altro, di smascherare lo spiccato antropocentrismo della filosofia marxista e, soprattutto, di denunciare la tendenza normativizzante dell’eredità classica del concetto di Uomo Vitruviano. Ciò che si spaccia per natura – natura umana – è in realtà il risultato di una costruzione culturale che, una volta normativizzata, rischia derive imperialistiche, patriarcali (un filone di questo orientamento è quello del femminismo), razziste (un altro è quello anticolonialista).

Accanto alla sua premessa più filosofica, il postumano – che accetta l’interpretazione del riduzionismo biologista già hobbesiano per cui uomo=materia – include comunque i discorsi sul ruolo della tecnologia nella ridefinizione di ciò che caratterizza l’umano e, dunque, sull’autopoiesi, sulla libera autodeterminazione dell’uomo che ricorre alla macchina, come si intuisce dal Manifesto del postumano di Robert Pepperell. Possiamo dire però che il focus del transumanesimo è una sorta di postumanesimo applicato, vale a dire un orientamento tecno-pratico allo human enhancement, alla realizzazione dell’idea postumana di uomo, secondo declinazioni (a volte quasi fantascientifiche) che non di rado incontrano lo scetticismo e la disapprovazione di pensatori del postumanesimo stesso. Attualmente l’istituzione principale del transumanesimo è la World Transhumanist Association, presieduta da Nick Bostrom.

Uno degli autori protagonisti della letteratura transumanista è Max More (alias Max T.O’Connor). Di professione futurologo e fondatore dell’estropianesimo, una delle correnti principali del transumanesimo, More prospetta un futuro in cui l’uomo si riapproprierà del suo pieno autocontrollo, sbarazzandosi dei suoi limiti più ingombranti come la morte (More si occupa anche di crioconservazione), la vecchiaia, le limitazioni cognitive e l’imprevedibilità delle emozioni. Nel 1999 scrive a titolo di tutti una Lettera a Madre Natura, riconoscendole la nostra gratitudine, ma riconoscendo anche che

sotto diversi aspetti avresti potuto fare di meglio con il nostro organismo. Ci hai creati vulnerabili alle malattie e alle ferite. Ci obblighi ad invecchiare e a morire - proprio quando cominciamo a divenire saggi. Sei stata un po' avara nel darci consapevolezza dei nostri processi somatici, cognitivi ed emotivi. Sei stata poco generosa con noi, donando sensi più raffinati ad altri animali. Possiamo funzionare solo in certe specifiche condizioni ambientali. Ci hai dato una memoria limitata e scarso controllo sui nostri istinti tribali e xenofobi. E ti sei dimenticata di darci il nostro libretto d'istruzioni!

Madre Natura dovrà accettare una serie di emendamenti: non sopporteremo più di invecchiare e morire, miglioreremo la nostra memoria e la nostra intelligenza, controlleremo i nostri programmi genetici e neurologici, decideremo la forma del nostro corpo e finalmente controlleremo le nostre emozioni.

Accanto alla crionica, sono in atto ricerche contro l’invecchiamento del corpo tramite il controllo e l’inversione dei processi cellulari. Se l’immortalità resta ancora un’utopia, alcuni autori (come Aubrey de Grey, genetista inglese impegnato nella ricerca alla cura dell’invecchiamento) sostengono che alcune delle persone che vivranno anche cento anni in più sono già nate.

Un contributo fondamentale alle ricerche transumane proviene dalle nanotecnologie: grazie all’inserimento di elettrodi o microchip nel cervello sarà possibile, secondo i transumanisti, potenziare le principali attività cerebrali, garantendo prestazioni migliori. L’integrazione a incastro tra corpo e tecnologia sarà il principio di una normale complementarietà tra naturale e artificiale, fino al punto da non distinguerli nella figura ambigua del cyborg, una sorta di macchina in cui si compenetrano organismo e cibernetica, a cui fa già il verso il fyborg (functional cyborg) che comprende tutti noi in quanto fruitori di dispositivi artificiali come occhiali, protesi, strumenti tecnologici.

L’incorporazione della tecnica è una pratica più che corrente, investita soprattutto in ambito terapeutico con il ricorso alla bionica e all’industria protesica e applicata da un po’ di tempo persino nella pratica contraccettiva tramite impianti sottocutanei che regolano il rilascio di determinate sostanze. Il fenomeno potrebbe assumere proporzioni tali da non limitarsi al riequilibrio di capacità umane ma slanciarsi nella realizzazione di un cyborg ultra-umano, nel passaggio dal corpo umano al corpo postumano. Secondo il World Economic Forum (Global Agenda Council on the Future of Software & Society) ci aspetta un futuro di telefoni cellulari impiantati sul braccio, e già esistono i cosiddetti tatuaggi intelligenti, dei chip sottocutanei che ci aggiornano sul nostro stato di salute o inviano e ricevono informazioni. Un articolo dell’Economist dell’agosto 2018 (Why Swedes are inserting microchips into their bodies) informa che la Svezia è il paese all'avanguardia sull'impianto di microchip, tanto che alcune stazioni ferroviarie riconoscono i dati personali registrati, agevolando il pagamento del biglietto di questi protocyborg. Zoltan Istvan, il fondatore del partito transumanista che nel 2016 si era candidato alle elezioni presidenziali americane, durante la sua campagna elettorale, oltre a girare con un bus a forma di bara a mo' di sfregio allo spauracchio della morte, esibiva il microchip con cui accende la sua auto e effettua pagamenti online.

Ma non solo si auspica un futuro in cui micro dispositivi rimedieranno ai nostri limiti, anche a quelli che non sentivamo: si prevede la possibilità di scansionare i dati del proprio cervello (mind uploading) su supporti materiali o digitali che ne garantiscano la permanenza e il recupero. Nell’ottica riduzionista per cui la mente coincide con una complessa rete neurale, la sua riproduzione artificiale corrisponderebbe all’esatta emulazione di un cervello umano caricato su un computer.

Sul fronte del controllo delle emozioni, si parla di «pillole della personalità» che, trascendendo l’orizzonte terapeutico degli antidepressivi, si ripromettono una gestione autonoma e consapevole delle reazioni emotive, risolvendo fastidi tipici come la timidezza o la tristezza attraverso farmaci che regolino il funzionamento dei neurotrasmettitori. David Pearce, autore del manifesto The edonistic imperative, sostiene l’obbligo morale di eliminare la sofferenza dell’anima così come abbiamo fatto con il dolore del corpo, attraverso la nanotecnologia e l’ingegneria genetica, conquistando un traguardo di paradisiaca felicità.

Anche l’interpretazione artistica di questo orgoglio della libertà applicato all’autodeterminazione del proprio corpo merita uno sguardo. Cito il caso di Orlan (alias Mireille Suzanne Francette Porte), un'artista performativa che si è esibita più volte durante le trasformazioni chirurgiche a cui si è sottoposta. In un'intervista video sostiene di non accettare la natura, colpevole della morte e dell'invecchiamento, con parole che ricordano quelle di More, e a premessa di una conferenza in Argentina si scusa, con ironia, di doversi servire di un'interprete, ma sfortunatamente non ha reperito le pile che alimentano il microprocessore che la fa parlare in tutte le lingue del mondo.

Nel 1993 Orlan si è fatta impiantare a mo' di corna due pezzi di silicone ai lati della fronte, facendone un tratto particolarmente distintivo della propria immagine e documentando tutta l'operazione, condotta in un'atmosfera barocca-surreale in cui i chirurghi (conciati a dovere)  si affiancano ad attori e musicisti che celebrano l'evento.

La metamorfosi autopoietica del proprio corpo, orientata ai propri canoni di bellezza artistica femminile, è diventata la cifra di Orlan e della sua body art, indirizzata proprio verso la sfida ai limiti della datità di una natura umana, a quanto pare, superata.

I dibattiti antropologici ed etici sul tema sono numerosissimi. Il minimo che si possa dire è che, prima ancora che nella schiera dei detrattori o dei conservatori, è lecito restare in quella degli scettici. Le previsioni sono costanti, una fra tutte quella di Ray Kurzweil. Ingegnere capo di Google, nel 2005 pubblica La singolarità è vicina, un libro in cui si prospetta l'imminente arrivo della cosiddetta «singolarità tecnologica», ovvero quel punto di non ritorno in cui l'auto-miglioramento delle intelligenze artificiali comporterà il superamento della nozione consueta di intelligenza umana. Non solo la tecnologia surclasserà le capacità cognitive dell'uomo, ma si assisterà a una selezione naturale in cui avranno fortuna solo gli umani ibridati ciberneticamente.

Per quanta fiducia si riponga nell'onnipotenza della scienza, non ci sono garanzie sui termini massimi dei suoi risultati, tanto meno se sono i termini di un contratto: Evan Cooper è morto disperso in mare, ma il corpo di James Bedford è ancora lì che aspetta.

Per saperne di più:

Per una panoramica generale sulle questioni più filosofico-antropologiche del postumano si consiglia il libro di Rosi Braidotti, Il postumano. La vita oltre l’individuo, oltre la specie, oltre la morte (DeriveApprodi, 2014). Il Manifesto del postumano di R. Pepperel è disponibile online, in italiano e in inglese, sulla rivista kainos.it. Un campione del transumanesimo è sicuramente Max More: la sua Lettera a Madre Natura è disponibile su estropico.com. Sulle nuove tecnologie del transumanesimo si consiglia la lettura del documento della World Economic Forum: Global Agenda Council on the Future of Software & Society. Per la necessità di un aggiornamento costante, è utile riferirsi ai numerosi articoli di giornale sull’argomento disponibili sul web. Possono risultare utili i più recenti Che cos’è il transumanesimo e le prospettive per il futuro (fastweb.it) e Come diventare macchine e vivere felici (forbes.it).

Relativamente alla teoria transumanista delle emozioni, si consiglia il già citato The edonistic imperative, un manifesto anch’esso disponibile su estropico.com.

Sul concetto di singolarità tecnologica, si tenga presente il libro di R.Kurzweil, La singolarità è vicina (Apogeo Education, 2008).

Il sito italiano ufficiale dei transumanisti (transumanisti.it) offre la possibilità di testare la propria predisposizione al transumanesimo (l’autore di questo articolo è risultato <<probabilmente transumanista>>).

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