17 agosto 2021

(Olio) EVO: un neologismo dalla paternità complessa

È di qualche settimana fa la notizia della nascita di una nuova figura professionale, l'evologo, ossia l’esperto di olio EVO, noto acronimo di Extravergine di Oliva. È stato infatti presentato presso il Garum di Roma, storica biblioteca-museo della cucina di Via dei Cerchi, il nuovo corso tecnico-specialistico interamente dedicato alla filiera olivicolo-olearia, promosso dalla Coldiretti del Lazio e dal Consorzio Olivicolo Italiano Unaprol in collaborazione con le fondazioni EVOO School e ITS Agroalimentare. Lo scopo, come sottolineato dai principali sostenitori dell’iniziativa, è la valorizzazione di uno degli ingredienti decisivi della dieta mediterranea, l’olio extravergine di oliva, attraverso la formazione di una figura ad hoc che sia di supporto alle aziende e ai consumatori. Dopo trent’anni esatti dal riconoscimento ufficiale del titolo di enologo (vd. Vocabolario Treccani, s.v. enologo) viene quindi proposto, sul suo modello – ma eno-, dal gr. οἶνος ‘vino’, è prefissoide, mentre EVO, come vedremo, è parola autonoma –, un nuovo composto linguistico che, se avrà fortuna, si aggiungerà al lessico italiano delle professioni gastronomiche.

Se è indubbia l’originalità della voce (non esistono precedenti di evologo in altre lingue), non si può dire altrettanto, con la stessa sicurezza, del primo formante del composto, l’acronimo EVO, che nei principali repertori lessicografici di area anglofona batte invece bandiera americana, nella forma EVOO (Extra Virgin Olive Oil). L’origine è tuttora dibattuta: in aperto contrasto con i dizionari inglesi, molti siti internet italiani attribuiscono la paternità del termine (olio) EVO all’agronomo Massimo Epifani, senza fornire, tuttavia, alcun appiglio bibliografico puntuale che ne affronti scientificamente la questione. Un approfondimento sul tema appare quindi necessario.

 

La cucina va di fretta: l’acronimo EVOO

 

Secondo l’Oxford English Dictionary (s.v. EVOO; d’ora in poi OED), l’acronimo EVOO (Extra-virgin Olive Oil), principalmente nordamericano, è attestato nella lingua inglese a partire dal 1993, in uno spazio tipico della scrittura del web, un newsgroup o gruppo di discussione dedicato alla cucina (rec.food.cooking, dove compare come occasionalismo in coppia con la sigla BV, Balsamic Vinegar ‘aceto balsamico’: «BV and EVOO»), ma si è diffuso solo più di recente negli Stati Uniti ad opera della cuoca televisiva Rachael Ray, nota per un idioletto bizzarro fatto di sigle e incroci culinari come ad esempio stoup, incrocio dei termini soup e stew (sorta di ‘zuppa-stufato’), e G.B. (garbage bowl ‘ciotola per scarti alimentari’). Un linguaggio tanto creativo, quello della chef americana, da spingere la stampa statunitense a ribattezzare questi neologismi “rachaelismi”.

Proprio di rachaelismo si dovrebbe quindi parlare per il gastro(acro)nimo – datato al 2007 dall’Oxford American College Dictionary (s.v. EVOO; d’ora in poi OAD) –, la cui genesi è stata così spiegata dalla Ray: «I first coined EVOO on my cooking show because saying “extra virgin olive oil” over and over was wordy, and I’m an impatient girl. That’s why I make 30 minute meals!» (trad.: «Ho coniato EVOO in occasione del mio programma di cucina perché dire “extra virgin olive oil” più e più volte era verboso, e sono una ragazza impaziente. Ecco perché ho creato 30 minute meals!»; la citazione inglese è tratta dal glossario di cui è corredata la rivista on line della cuoca: A Glossary of Rachael-isms). EVOO sarebbe quindi uno dei prodotti linguistici della “cucina impaziente”, espressione della rapidità e dell’immediatezza che caratterizza gran parte della lingua del cibo in televisione e nei canali di comunicazione sociale, tanto più per una trasmissione che proprio dai rapidi tempi televisivi prende il nome, 30 Minute Meals.

 

Dalla lingua "fast" allo slow food: l’olio EVO, un marchio di qualità

 

Assente nei principali repertori lessicografici dell’italiano, l’acronimo EVO o evo, con una sola o, è lemmatizzato nello Zingarelli 2022 (s.v. evo2) con doppia marca grammaticale, aggettivo invariabile e sostantivo invariabile, e con tardiva attestazione (2012). La data riportata dallo Zingarelli coincide significativamente con quella delle prime attestazioni nei giornali, come emerge dalla consultazione dell’Archivio storico de «La Repubblica» e del «Corriere della Sera», che restituiscono qualche centinaio di occorrenze ciascuno. Unico ma meno recente l’esempio offerto dall’Archivio de «La Stampa» (2004), tratto da un articolo sulla lingua dei menu di alcuni ristoranti bargesi: «Il ristorante [...] di Barge proporrà tonno di coniglio grigio di Carmagnola macerato in olio E.V.O. ligure con peperoni alla brace» (dove l’acronimo compare, però, in forma puntata). Google indicizza infine un numero ben più consistente: circa 1.770.000 occorrenze totali di EVO (maiuscolo o minuscolo) all’interno del sintagma olio evo, localizzate principalmente in siti di commercio elettronico e blog di cucina.

Restando al web, è notizia assai diffusa quella della primogenitura italiana del gastronimo: la parola, ormai di casa nella lingua dei nostri menu, si dovrebbe infatti all'agronomo Massimo Epifani, che l’avrebbe coniata con funzione distintiva rispetto al meno pregiato olio d’oliva. Tuttavia, l’assenza di indicazioni precise nelle fonti mediali consultate non ha consentito finora una ben motivata rivendicazione di precedenza; di qui la necessità di uno studio della documentazione che tenti di riportare un po’ d’ordine nel dibattito.

Scopriamo così, grazie a Google Libri, che l’attestazione dello Zingarelli può essere retrodatata al 2005, anno di pubblicazione del libro dello stesso Epifani, La via dell’olio. Viaggio intorno all’olio alla scoperta di una sua nuova identità, con prefazione del compianto Carlo Cannella, presidente dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN); volume che riserva ampio spazio alla descrizione delle caratteristiche organolettiche e nutrizionali del pregiato EVO ai fini di un consumo più consapevole. Allo stesso anno risale la domanda di registrazione del marchio EVO, depositata presso la Camera di Commercio di Arezzo dall’agronomo in data 15 novembre 2005, dunque due anni prima della data proposta dall’OAD; sulla copertina leggiamo: «Parola di fantasia “EVO” che potrà essere riprodotta con qualsiasi carattere di stampa o grafia. A nome del Sig. Epifani Massimo».

 

EVO e EVOO: un’origine poligenetica?

 

Da un primo esame dei materiali raccolti prende quindi corpo l’ipotesi di una poligenesi geograficamente differenziata dell’acronimo, che sarebbe stato creato nello stesso torno di anni a diverse latitudini e con diverse motivazioni di fondo: eminentemente pratiche e comunicative negli Stati Uniti, distintive e identitarie in Italia, dove la fortuna dell’acronimo è posteriore di qualche anno alla registrazione ufficiale del marchio (2005; ma non si può escludere una circolazione anteriore nella lingua dei menu: vd. l’esempio rintracciato nell’Archivio de «La Stampa»). Inoltre, se è vero che è il 2007 la data ufficiale d’ingresso nel lessico angloamericano, occorre anche valutare l’effettivo peso di alcune occorrenze episodiche alle soglie del Duemila (cfr. D’Achille 2019, p. 8), fornite dall’OED. Oltre a quella già citata, vale forse la pena di riportare l’interpretazione ironica dell’acronimo fornita dal Daily News (1997), uno dei più popolari quotidiani statunitensi, segno di una circolazione precoce dell’acronimo nei menu americani: «Plates drenched in sauces and olive oil. Perhaps the ‘E’ in ‘EVOO’, a recurrent menu description, refers to ‘excess’ and not ‘extra’ virgin olive oil» (trad.: «Piatti intrisi di salse e olio d'oliva. Forse la "E" in "EVOO", una descrizione ricorrente nei menu, si riferisce a "eccesso" e non a olio di oliva "extra" vergine»).

Tuttavia, considerando anche il designatum, un’eccellenza principalmente italiana alla quale potrebbe essere legata la stessa fortuna internazionale della voce (si veda sul tema la scheda relativa dell’Academia Barilla), resta il sospetto che il neologismo dalla recente fama negli Stati Uniti, dovuta alla popolarità delle trasmissioni televisive di Rachael Ray, sia in realtà un vero e proprio italianismo gastronomico. Anzi, una sorta di cavallo di ritorno: così induce a pensare la scelta attuale di vari istituti italiani a favore della forma americana, sia per le denominazioni di enti (è il caso della già citata Fondazione EVOO School), sia per titoli di eventi internazionali, come l’EVOO EXPO ROMA, in programma per il 2022.

 

Riferimenti bibliografici

Archivio storico de «La Repubblica»;  

Archivio storico de «La Stampa»;

Archivio storico del «Corriere della Sera»;

D’Achille 2019 = Paolo D’Achille, Note sulla costituzione del lessico italiano. Aspetti generali e casi particolari, in Parola. Una nozione unica per una ricerca multidisciplinare, a cura di Benedetta Aldinucci, Valentina Carbonara, Giuseppe Caruso, Matteo La Grassa, Cèlia Nadal, Eugenio Salvatore, Siena, Edizioni Università per Stranieri di Siena, 2019;

Epifani 2005 = Massimo Epifani, La via dell’olio. Viaggio intorno all’olio alla scoperta di una sua nuova identità, con prefazione di Carlo Cannella, Firenze, Fratelli Alinari, 2005 (ringrazio l’autore per avermi fornito la riproduzione della domanda di registrazione del marchio EVO);

OAD = The Oxford American College Dictionary, New York, G.P. Putnam's Sons, 2002;

OED = The Oxford English Dictionary, Clarendon Press, Oxford, 1989;

Olio extravergine di oliva, l'oro liquido della cucina mediterranea;

A Glossary of Rachael-isms, Rachel Ray in season: https://www.rachaelraymag.com/real-life/glossary (aggiornato al 28/11/2016);

Zingarelli = Lo Zingarelli 2022. Vocabolario della lingua italiana di Nicola Zingarelli, a cura di Mario Cannella, Beata Lazzarini, Andrea Zaninello, Bologna, Zanichelli, 2021.

 

 

Crediti immagine: Dina Said, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, attraverso Wikimedia Commons


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