Undici domande a Marco Mazzocchi, tra lingua e vita

Autobiografia  in un tweet

Giornalista e fin da quando ero in fasce.

Sposato a 44 anni con Monica. In spiaggia, Isole Vergini Britanniche.

Ex-rugbista.

In Tv ho fatto di tutto e non voglio smettere di sperimentare.

La musica per me esiste grazie ai Marillion.

La scrittura grazie a Foster Wallace, Haruf e Roth.

L’Isola di Salina è il mio mondo perfetto.

Nel lavoro ci sono diritti e ci sono i doveri.

1. La parola al centro della sua vita: quando lo ha capito?

Sport. L’ho sempre fatto, lo faccio ancora ed è il mio pane quotidiano. L’ho capito fin da bambino.

2. Un modo di dire, una frase, un proverbio, il verso di una poesia o di una canzone che le ritorna in mente.

Faber est suae quisque fortunae.

3. Una parola o espressione, anche dialettale, del suo lessico familiare.

«Non te la porti da casa» _(_tradotto: “non sarà semplice”).

4. La parola che la fa volare.

Mare.

5. La parola che la amareggia.

Cattiveria.

6. Il dizionario: pesante o leggero?

Pesante. Perché la parola resta. E va cercata.

7. Tre lemmi che eliminerebbe dal dizionario e perché.

Italiano. Mai nati gli italiani come popolo, a dispetto degli auspici di Cavour. Anche la lingua italiana è ormai bistrattata. A ogni livello.

Insomma. Ormai è un intercalare, non un avverbio.

Importante. Aggettivo utilizzato come jolly. Ormai si usa sempre, al posto degli aggettivi corretti.

8. Chi sono i padroni della lingua?

I padroni (purtroppo) sono quelli che la usano. Alla fine, impongono nuovi lemmi o nuovi modi di formulare le frasi. A dispetto delle meravigliose regole che la nostra lingua imporrebbe. L’uso comune sta uccidendo la lingua italiana.

9. L’aggettivo che più le si addice.

Egocentrico.

10. Quello al quale non vorrebbe mai essere associato.

Ignorante.

11. L’emoji con cui si identifica.

Quello sorridente con gli occhiali da vista. E anche calvo!

Illustrazione di Stefano Navarrini

Le interviste già pubblicate

Marino Sinibaldi