Con questo articolo di Lucilla Pizzoli si apre una nuova sezione tematica della nostra rubrica, che per un mese sarà dedicata ai modi di dire legati ai colori. Seguiranno Pecora nera (Rocco Luigi Nichil) e Passare la notte in bianco (Debora de Fazio), mentre nell’ultima settimana, come al solito, saranno i lettori a scegliere. Sulla pagina facebook Per modo di dire. Un anno di frasi fatte_, infatti, potrete indicare il vostro preferito tra_ Vedere grigio_,_ Avere una fifa blu e Andare in rosso: Alessandro Aresti approfondirà la questione.

Per il momento, buona lettura!

«Che bello, siamo al verde!»

È possibile che a un gran numero di parlanti di oggi, quando incontrano l’espressione essere al verde, balzi agli occhi l’immagine di un personaggio dei fumetti (tra quelli tipicamente più spiantati, come Paperino), che rovescia le tasche dai pantaloni con un’aria sconsolata e dimessa, e forse ne trae appena una monetina, inservibile alle necessità del momento. Ritroviamo questa espressione in contesti piuttosto familiari, e possiamo associarla ad altre espressioni che rimandano in modo altrettanto colorito (o colorato) alla scarsità di mezzi: non avere il becco (o l’ombra) di un quattrino, essere in bolletta, essere / andare in rosso, trovarsi in cattive acque.

Anche se non se ne registra un altissimo numero di occorrenze nei giornali recenti, essere al verde gode comunque di una certa popolarità, dimostrata dal fatto che, oltre che ad essere usata con il suo valore figurato consueto, è usata anche come calembour in titoli a effetto: spigolando nell’archivio della Repubblica si incontrano titoli come «I green russi sono al verde» (per annunciare la cancellazione degli Open di golf di Mosca, nel 2009), «Che bello, siamo al verde!» (per esprimere il compiacimento riguardo al gran numero di occupati nell’economia ecologica, nel 2019), ma anche come forma di protesta: nel 2008 si leggeva «siamo al verde» negli striscioni degli studenti del conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, e nel 2009 la stessa scritta compariva tra gli slogan di una manifestazione di agricoltori contro il decreto delle quote latte.

Insomma, quando con le parole ci si può giocare vuol dire che ci si aspetta che l’interlocutore colga il corto circuito tra la parola in questione e la realtà esterna alla quale si allude in forma più o meno scoperta: è facilmente recuperabile il rimando al tema ecologico, mentre è un po’ più sottile, per esempio, quello al colore del partito («Di certo oggi i conti del Carroccio sono al verde», in un’inchiesta sui conti della Lega, nel 2018).

Bianco, rosso e…

Evidentemente, nei giochi di parole di questo tipo si lavora proprio sulla molteplicità di significati che nel tempo si sono associati ai colori: forte di questa polisemia, nel 2011, per celebrare l’Unità d’Italia, un gruppo di artisti impegnato in un progetto creativo realizzato in un frantoio a Chiusavecchia (Imperia) ha abbinato la bandiera italiana ai diversi stati d’animo che ogni sfumatura contiene (così il curatore di Teatro Possibili, Sergio Maifredi, spiegava all’epoca: «Per i 150 anni dell’Unità d’Italia ci siamo ispirati al tricolore. Ma i colori sono come tre suggestioni, tre stati d’animo da cui partire. C’è il verde inteso come ecologia ma anche come essere al verde, speranza, gelosia o militare. Poi c’è il bianco, quello della purezza ma anche delle droghe o delle nebbie in cui ci si perde. Delle spose e delle bandiere che si arrendono. E poi il rosso, della rabbia e del pericolo, dell’errore e della passione»). E in effetti il legame tra colori e sentimenti è alla base dell’enorme successo, nella recente produzione per bambini, del filone basato sull’esternazione delle emozioni (anche sulla scia di un film di grande impatto come Inside out, 2015).

Di tutti i colori

La forte presenza dei colori nei modi di dire è determinata proprio dalla loro facile riconoscibilità, che si affida al significato simbolico che è stato attribuito ai colori nel corso del tempo e alle funzioni che sono state assegnate via via ad ogni sfumatura. Oltre alle espressioni che verranno esaminate in questa rubrica (essere al verde, pecora nera, passare la notte in bianco) possiamo elencare infatti anche molti altri modi di dire costruiti sulla base dei principali elementi dello spettro della luce visibile, in particolare dei colori primari: bianco e nero (dare carta bianca, essere una mosca bianca, lasciare in bianco, mangiare in bianco, di punto in bianco, mettere nero su bianco, non distinguere il bianco dal nero, vedere nero), rosso (essere bianco e rosso, andare in rosso, vedere rosso), rosa (vedere il mondo dipinto di rosa; anche nelle varianti guardare il mondo con gli occhiali rosa, avere gli occhiali rosa), giallo (diventare giallo di paura), grigio (avere i capelli grigi, materia grigia, eminenza grigia, letteratura grigia), blu (fifa blu, sangue blu).

A queste espressioni figurate vanno aggiunti anche i numerosi casi in cui la descrizione del colore viene rafforzata con termini di paragone stabilizzati e largamente diffusi nell’uso comune (bianco come un cencio, come un lenzuolo, come il latte, come un morto; rosso come un peperone, come un pomodoro, come il fuoco, come un gambero, come un papavero, come un tacchino; nero come il carbone, come la fame) ma anche meno immediati (nero come il di dentro di un infedele).

Tante spiegazioni per un modo di dire

L’immediata percezione del colore e la consuetudine dell’associazione è presente anche in altre lingue, al punto che in molti studi si parla di universali percettivi. Tuttavia, come si può facilmente intuire anche da questa breve rassegna, non sempre il significato (e l’origine) delle espressioni elencate è immediatamente decodificabile sulla base del valore attualmente associato al colore.

Oggi, per noi il verde assume tendenzialmente valori positivi, complice la grande attenzione riservata al tema ecologico, ma anche la libertà dagli ostacoli esplicitata nella segnaletica stradale (semaforo o disco verde), nel triage degli ospedali e in generale nella comunicazione (numero verde, e ora, di strettissima attualità, la certificazione verde o green pass): non a caso sono molto più vitali i significati legati al vigore degli anni (la verde età) o alla vegetazione (avere il pollice verde), piuttosto che quelli che corrispondono all’associazione tra il verde e il colore livido che assume l’incarnato quando il corpo è dominato da umori malsani (verde di bile, ridere verde, farsi verde come un aglio).

Questi ultimi modi di dire, tuttavia, ci ricordano che il colore verde non ha sempre avuto una connotazione così gradita e che anzi, a partire dalla fine del Medioevo, è stato associato per lungo tempo agli elementi mutevoli, anche a causa della sua instabilità chimica sia nella pittura che nella tintura. Nel volume dedicato al verde (Verde. Storia di un colore, 2013) Michel Pastoreau ricostruisce le alterne vicende di questo colore: sconosciuto ai greci, ben presente nelle vetrate e nelle miniature medievali, abbinato alla speranza (è il colore delle gestanti in molta iconografia occidentale: basti citare il ritratto dei coniugi Arnolfini di van Eyck) e spesso sfoggiato nell’equipaggiamento dei cavalieri durante i tornei, assume invece un valore decisamente più ambiguo intorno al XIV secolo, diventando il colore delle streghe, del veleno e addirittura del diavolo.

Nel lungo stato di servizio del colore verde, metterà conto esaminare quali siano le ragioni che hanno definito la stabilizzazione di un significato negativo tuttora così vitale nell’espressione essere al verde, che vanta attestazioni antiche di grande peso. Il blasone letterario è ricondotto nientemeno che a Petrarca, che nel sonetto XXVI del Canzoniere (vv. 9-12), parla del ritorno, sul far dell’alba, della speranza, che in un primo momento era venuta meno:

Quando mia speme già condotta al verde

Giunse nel cor, non per l’usata via;

Che ’l sonno tenea chiusa, e ’l dolor molle;

Quanto cangiata, oimè, da quel di pria!

L’esempio, citato nel Vocabolario della Crusca fin dalla prima edizione, viene accompagnato dalla spiegazione della metafora in riferimento alla candela «che si tiene accesa, quando il pubblico vende allo ’ncanto, che all’estremo è tinta di verde. Onde proverbialmente, la candela è al verde, si dice di qualunque cosa, che sia in sul finire». D’altra parte la stessa spiegazione si ritrova nelle note apposte da Puccio Lamoni al Malmantile racquistato di Lippi (1676), a commento di un verso dell’ultimo cantare (XII: «Onde Baldon quei popoli disperde / Talchè a soldati Malmantile è al verde»):

«Esser’ al verde. Esser’ alla fine. Tratto dalle candele di sego, che per lo più son tinte di verde nel piede. Usano nel Magistrato del Sale di Firenze subastare, le tasse dell’Osterie, e darle al più offerente, e nel tempo, che abbrucia una piccolissima candela di cera tinta da piede di color verde ognuno può offerire, e, consumata quella non può più veruno offerire sopr’a quell’offerta, ma s’intende restata a colui, che ha offerto il maggior prezzo, ovvero non arrivando l’offerta al dovere, l’Osteria di nuovo si subasta un’altro giorno [sic] con nuova candeletta. E di qui habbiamo il dettato Che ha che dir, dica la candela è al verde, che significa sbrighiamoci, che il tempo fugge. E questo esser’ al verde è passato in dettato per tutte le cose, come esser’ al verde di danari, vuol dire esser’ alla fine de’ danari».

Questa motivazione è ripresa senza variazioni dalla lessicografia successiva, dal Tommaseo-Bellini (che aggiunge qualche altro esempio d’autore, oltre al Malmantile: nei sonetti di Bernardo Bellincioni, 1493, nelle lettere di Bernardo Tasso, 1733-51, nelle Prose di G. Battista Fagiuoli, 1737), al GDLI, che lemmatizza direttamente l’espressione essere la candela al verde (con attestazioni in Mercati e Nomi), aggiungendo poi essere, venire al verde con qualcosa con il significato di “averlo finito, esaurito” (Capriata, Guerrazzi).

Dunque sull’origine dell’espressione sembrerebbe non esserci dubbio alcuno, posto che il legame con la consuetudine fiorentina di interrompere le aste pubbliche quando la fiamma raggiungeva la parte verde della candela viene spiegata dagli stessi contemporanei (e così riportata in modo compatto in tutti i dizionari di oggi: Sabatini-Coletti, Pittàno 2009, Nocentini 2010, Treccani online, Zingarelli 2022).

Diversamente Ottavio Lurati, che ha concentrato molti dei suoi studi sulla derivazione di espressioni fraseologiche da antiche pratiche di scherno (come nel caso di mettere/fare le corna, fare fiasco, finire in bolletta), riconduce anche l’espressione essere al verde all’obbligo dei falliti di portare, spesso per tutta la vita, un cappello verde (a riprova di questa correlazione Lurati cita l’espressione francese être safranier ‘essere un bancarottiere’, cioè ‘essere del colore dello zafferano’, in relazione all’abitudine di far indossare agli insolventi, in Francia, un cappello giallo).

Vale la pena di riportare anche le altre spiegazioni circolanti in dizionari di modi di dire, come quella offerta da Monica Quartu, che propone altre due ipotesi, oltre al colore delle candele; il fatto che il verde fosse il colore dei contenitori per i denari (forzieri, cassette e borse appese alla cintura) e che quindi il vedere il fondo si associava alla scarsità di monete, oppure l’abitudine di consumare solo la parte bianca di alcune verdure, come sedano, porri e asparagi.

Altre variazioni sul tema della candela sono rintracciabili in rete in riferimento alla povertà: al fatto che nel Medioevo si sarebbe accesa una candela verde per segnalare con discrezione ai bisognosi che c’era un pasto a loro disposizione, oppure a causa dell’usanza, nelle case meno agiate, di usare la candela fino alla fine, e cioè fino al fondo verde. Una spiegazione più recente ricondurrebbe invece il verde al rivestimento del tavolo da gioco, che si riesce a vedere quando si sono perse tutte le fiches. Secondo un’altra ipotesi ancora l’espressione andrebbe collegata al colore delle prime cambiali: essere al verde significava dunque essere costretto a pagare con questo mezzo in mancanza di liquidità. Da citare infine l’associazione del modo di dire alla Sala verde dello storico caffè Pedrocchi di Padova, luogo nel quale si incontravano le persone meno abbienti o gli studenti, che potevano sostare indisturbati senza dover consumare.

Di là dalla maggiore o minore fondatezza delle ipotesi raccolte fin qui, conta sottolineare come questa abbondanza di spiegazioni, tutte in qualche forma correlate al denaro (concetto che viene rinforzato peraltro anche dalla diffusione del dollaro, la divisa più nota nella contemporaneità, conosciuta anche come biglietto verde), vada ricondotta al persistere del legame tra il colore e il bestiario verde di Satana: a dispetto della felice connotazione attuale, evidentemente agisce ancora in forma sotterranea un certo pregiudizio nei confronti di un colore dalla fortuna tanto instabile.

Riferimenti bibliografici

Fresu, Rita, colore, termini di, in Enciclopedia dell’Italiano, diretta da R. Simone, con la collaborazione di G. Berruto e P. D’Achille, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2010-2011, 2 voll., vol. I, pp. 235-236.

Fresu, Rita, Nero, bianco e rosso: la parola ai colori, in Dirne di tutti i colori, Speciale Treccani, 29.9.2011.

Fresu, Rita, Neologismi a colori. Per una semantica dei cromonimi nella lingua italiana, in «LI_d_’O. Lingua italiana d’oggi», III, 2006, pp. 153-179.

GDLI = Grande dizionario della lingua italiana, fondato da Salvatore Battaglia, Torino, Utet, 1961-2002, 21 voll. e due Supplementi.

Lurati, Ottavio, Per modo di dire... Storia della lingua e antropologia nelle locuzioni italiane ed europee, Bologna, Clueb, 2002

Nocentini, Alberto, L’etimologico: vocabolario della lingua italiana, con la collaborazione di Alessandro Parenti, Firenze, Le Monnier, 2010.

Pastoureau, Michel, Verde. Storia di un colore. Milano, Ponte alle Grazie, 2013 (ed. orig. fr. 2013).

Pittàno, Giuseppe, Frase fatta capo ha. Dizionario dei modi di dire, proverbi e locuzioni di italiano, Bologna, Zanichelli, 2009.

Quartu, B. Monica, Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Milano, Rizzoli, 1993 (edizione online Hoepli: https://dizionari. corriere.it/dizionario-modi-di-dire).

Sabatini-Coletti = Dizionario di italiano, diretto da Francesco Sabatini e Vittorio Coletti, edizione online https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/index.shtml

Tommaseo-Bellini = Dizionario della lingua italiana, a cura di Niccolò Tommaseo, Bernardo Bellini, Torino, UTET, 1865-1879.

Treccani online = Vocabolario della lingua italiana Treccani, edizione online https://www.treccani.it/vocabolario/

Zingarelli 2022 = Vocabolario della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 2021.

Il ciclo Per modo di dire. Un anno di frasi fatte è curato da Alessandro Aresti, Debora de Fazio, Antonio Montinaro, Rocco Luigi Nichil, Rosa Piro, Lucilla Pizzoli. Di seguito, l’elenco degli articoli già pubblicati.

Per iniziare

Lucilla Pizzoli, Colorare i discorsi

Alessandro Aresti, Attaccare (un) bottone

Antonio Montinaro, Rompere il ghiaccio

Citazioni d’autore

Debora de Fazio, Elementare, Watson!

Lucilla Pizzoli, Essere un carneade

Echi danteschi

Pierluigi Ortolano, Stai fresco!

Antonio Montinaro, Galeotto fu il libro

Fiabe e favole

Lucilla Pizzoli, Brutto anatroccolo

Giulio Vaccaro, Avere la coda di paglia

Rocco Luigi Nichil, La volpe e l’uva

Animali

Alessandro Aresti, Menare il can per l’aia

Antonio Montinaro, Salto della quaglia

Immagine: Candele di varie forme, colori e dimensioni, attraverso Wikimedia Commons