10 febbraio 2020, tweet di Matteo Renzi: «Per giorni hanno detto che @ItaliaViva avrebbe mollato e che mi sarei venduto per due poltrone. FAKENEWS! Non si molla! Se c’è decreto o emendamento su #prescrizione noi votiamo contro. A testa alta»; 1 febbraio 2020, tweet di Matteo Salvini: «Ormai le provano tutte per fermare me e impaurire voi: vi prometto che non mollo e non mollerò, mai!!!» (e in un video dello stesso giorno, su Facebook, Salvini dice: «Vado avanti a testa alta perché siamo dalla parte della ragione»).

Sembra l’ennesimo esempio della similarità delle scelte comunicative di Matteo Renzi e Matteo Salvini, che portano a scelte lessicali del tutto simili. In parte è così: i dati, per quanto parziali, sono inequivocabili. Colpisce, anche, la contiguità nelle dichiarazioni dei due leader del verbo mollare (al negativo) con la locuzione a testa alta.

Un motto storico

Ma le cose sono un po’ più complesse, innanzi tutto per una ragione storica e poi per una che fa riferimento alla comunicazione contemporanea. Dal punto di vista storico, il ricorso al verbo mollare, particolarmente nella locuzione non mollare, per indicare una forte volontà di non piegarsi agli attacchi degli avversari, data almeno dagli anni Venti del secolo scorso, quando, nel giro di un quinquennio, ne troviamo attestazioni negli scritti di Mussolini («I fascisti sono fermamente decisi a non mollare di una linea», nel «Popolo d’Italia» del 1° marzo 1921 e «Tu capisci che io non mollo a nessun costo, nemmeno a costo di sangue», in una lettera a D’Annunzio del settembre 1924, relativa all’assassinio Matteotti), ma anche nella testata Non mollare del primo, notissimo, periodico clandestino antifascista, fatto uscire a Firenze nel corso del 1925 da Carlo Rosselli. Nel dopoguerra, la fortuna bipartisan dell’espressione continua, da una parte con la ripresa della testata Non mollare (che esce dal 1945 al 1961 come organo toscano del Partito d’Azione), dall’altra con l’ampio utilizzo dello slogan Boia chi molla (che ha dei precedenti nel periodo fascista, e forse anche prima) da parte della destra neofascista degli anni Settanta, al punto che l’espressione non mollare acquisisce una decisa connotazione di destra.

Anche Mourinho non molla

Ma non mollare, non mollo, con la loro forte connotazione volitiva, non sono solo espressioni della politica, ma ricorrono in vari ambiti: tra quanti resistono coraggiosamente a malattie particolarmente invalidanti, poi tra gli sportivi («Non ho intenzione di mollare, sento la squadra con me. La decisione sarà della società, dovete chiedere a loro», Vincenzo Montella, allenatore della Fiorentina, «calciomercato.com», 30 novembre 2019; «Io non mollo. Me lo ha detto Mourinho»: Jean Mbida, calciatore camerunese che gioca in Italia, «Repubblica», 29 marzo 2019; «Io non mollo mai e sono riuscito a farmi apprezzare»: Alessandro D'Alice, calciatore italiano che gioca in Polonia: «Repubblica», 21 novembre 2018), tra i dirigenti pubblici («Anello avverte: "Io non mollo"»: il riferimento è a Marco Anello, direttore dell'Ufficio scolastico provinciale di Palermo, a proposito del provvedimento disciplinare nei confronti della professoressa Rosa Maria Dell'Aria, «Giornale di Sicilia», 3 settembre 2019) e, per quel che ci interessa qui più direttamente, tra i politici e le politiche, di diverso orientamento ideologico: Maria Elena Boschi, Luigi Di Maio, Silvio Berlusconi, Manuela Sangiorgi (sindaca Cinquestelle di Imola), Adrej Babis (primo ministro ceco), e naturalmente molti altri.

Mollo e molliamo: le prime persone dei Mattei

Ma allora, perché ho inserito la voce in questo dizionarietto del neopolitichese che si va costituendo voce dopo voce e perché l'ho documentato con Matteo Salvini e Matteo Renzi? Prima di tutto per una questione contingente, perché le due espressioni mi sono saltate agli occhi quasi contemporaneamente in interventi dei due politici; poi per una questione quantitativa. Ricorrendo a Google per avere una misura, approssimativa ma chiaramente indicatrice di una tendenza, si può verificare che quasi la metà delle oltre novemila occorrenze di io non mollo cooccorrono con i nomi di Salvini e Renzi (si avvicina ai valori di questi due leader, ma con un buon distacco, Di Maio, mentre Berlusconi, Zingaretti e Meloni sono ben distaccati), così come i riferimenti a Salvini e Renzi ricoprono quasi la metà delle occorrenze di non molliamo e un quarto di quelle di non si molla (seguono sempre le attestazioni riferite a Di Maio, e poi, molto meno numerose, quelle riferite agli altri leader). L'abbinamento con Salvini è preponderante per io non mollo e non si molla, mentre i dati si invertono a proposito di non molliamo, che risulta maggiormente correlato a Renzi (a conferma dell'importanza, già segnalata dagli studi, che ha la prima persona plurale nel discorso politico di Matteo Renzi).

Le parole (o locuzioni) già trattate: menevadismo, contratto di governo, manina, palle, sovranismo, cambiamento, pacchia, mangiatoia, umanità, pigranza, buonista, revenge porn, radical chic, salvo intese, professoroni, rosiconi, gufo, sbruffoncella, rosicare, interlocuzione, rottamazione, ruspa, vaffa, sardine, Italia viva, Germanicum, spallata

Immagine: Tiro alla fune

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