03 novembre 2020

Sanitocrazia

Le parole della neopolitica

 

Negli ultimi mesi ha avuto una qualche diffusione sanitocrazia, sinonimo di dittatura sanitaria, l’espressione trattata la volta scorsa. Gabriele Rizza, in un articolo non datato apparso sulla testata online “La critica. Navigare verso la libertà”, mette fianco a fianco i due neologismi. A proposito dell’obbligo di portare la mascherina, che ritiene avere una funzione di tipo psicologico più che di efficace contrasto al virus, scrive: “l’obiettivo è stato raggiunto, con la complicità dei bollettini quotidiani sull’aumento di contagi e ricoveri. Proprio questa natura più psicologica che scientifica della misura, insieme all’invito a scaricare Immuni o al minacciare una nuova serrata, ha innescato un’altra serie di aspre critiche, portando alla ribalta parole ed espressioni nate con il lockdown di primavera, come sanitocrazia e dittatura sanitaria”.

 

Gervasoni, il super-diffusore

 

Ma chi usa sanitocrazia e il relativo aggettivo sanitocratico? Certamente non i politici di primo piano, della maggioranza o dell’opposizione: la parola è assente dai dibattiti parlamentari e non si trova neppure nei più diffusi giornali italiani. Ma serpeggia soprattutto nei social. Il maggiore diffusore della parola, un vero e proprio “super-diffusore”, è Marco Gervasoni, il professore di storia contemporanea dell’Università del Molise molto attivo nei social e su molte testate, cartacee e digitali, e blog.  Su Twitter, il 14 giugno 2020 lancia un laconico commento “La sanitocrazia ringrazia”, a proposito di un accordo, cui ha partecipato anche il nostro governo, per la sperimentazione di un vaccino; il 18 agosto 2020 è la volta dell’aggettivo (“Segnatevi i nomi dei politici, media, giornalisti, @intellettuali (dei miei stivali) che stanno appoggiando la dittatura sanitocratica. Questi sono capaci tra qualche anno, come i comunisti con il muro di Berlino, di venirvi a dire che stavano dalla parte della libertà”), che compare anche, il 17 settembre 2020 in un articolo accolto nel mensile on line “Cultura Identità” (“Come si è visto con la pandemia e con la nuova governamentalità dell’emergenza sanitocratica, nel futuro la tendenza a chiudere la bocca e i margini di azione alle opposizioni continuerà”) o il 2 ottobre 2020 nel sito di Nicola Porro (Sono diventate tuttavia anche un marchio di appartenenza e di fedeltà al regime sanitocratico, fondato sulla ideologia del pandemicamente corretto, mentre le menti sono state talmente manipolate che molti, secondo il pensiero magico, pensano di diventare immuni semplicemente indossandola”). Gli interventi di Marco Gervasoni sono rilanciati con grande frequenza da chi condivide il suo pensiero; grazie a questo, le sue predilezioni lessicali vengono ad avere un’ampia diffusione, che si espande oltre la sede che ha ospitato l’intervento dello storico e l’occasione che l’ha generato.

 

Una delle tante -crazie occasionali

 

Sanitocrazia è uno dei tanti nomi composti con -crazia, elemento compositivo estratto da parole ben radicate in italiano (e in molte altre lingue) come democrazia e aristocrazia. Grazie a questo elemento compositivo sono state create nuove unita lessicali dalla vita più o meno stentata: andando indietro nel tempo ricordiamo certamente la mussoliniana demoplutocrazia, mentre più recentemente la fortuna ha arriso prima a meritocrazia, poi a partitocrazia. Ma anche negli anni più recenti -crazia è stata altamente produttiva, contribuendo alla formazione di neologismi che, il più delle volte, hanno la caratteristica di occasionalismi. Per citarne un certo numero (in rappresentanza di un gruppo ben più ampio): adho(c)crazia, altrovecrazia, computercrazia, datacrazia, egocrazia, espertocrazia, mafiocrazia, maggiordomocrazia, mediacrazia, oggicrazia, partitinocrazia, pornocrazia, sondaggiocrazia, teatrocrazia, tornacontocrazia, urlocrazia, zerbinocrazia.

Sanitocrazia resterà al livello di questi occasionalismi (con in più una connotazione idiolettale, data la frequenza esorbitante che, tra le occorrenze degli ultimi mesi, hanno quelle uscite dalla penna di Marco Gervasoni) o si solleverà al livello di meritocrazia e di partitocrazia? Difficile prevederlo, anche se, in rapporto a quelli che sono stati via via formati, sono davvero pochi i composti in -crazia che sono riusciti ad affrancarsi dallo stato di occasionalismi.

 

L’antenato svizzero

 

Certamente sanitocrazia ha avuto fino a quest’anno una vita grama, caratterizzata anche da un’incertezza semantica: se le prime attestazioni, risalenti ai primi anni di questo secolo, si collocano nell’ambito della medicina naturale sviluppatasi in Svizzera, a indicare ‘la rete di strutture statali, parastatali, industriali, corporative e pubblicitarie che domina il mercato sanitario’, poi (la citazione è tratta da un articolo del 19 dicembre del 2012 nel sito Asino rosso di Ferrara) si passa al titolo di un articolo che denuncia l’autoattribuzione, da parte di un dirigente sanitario, di un compenso aggiuntivo ( “Meritocrazia-Sanitocrazia ferrarese”): qui sanitocrazia assume un significato affine a quello di partitocrazia (cioè  ‘potere del sistema sanitario, che porta a corruzione e illeciti’). Questa mutabilità semantica segnala un insediamento ancora labile della parola nel vocabolario italiano, e al tempo stesso ostacola un vero insediamento. Staremo a vedere se il nuovo senso di ‘dittatura sanitaria’ si consoliderà e contribuirà a un radicamento della parola.

 

Covidocrazia?

 

Intanto nuove -crazie si affacciano all’orizzonte: in un tweet del 6 ottobre 2020 di un utente che si fa chiamare “uomo nobile” leggiamo: “si parla di #sanitocrazia ma in realtà si deve dire #covidocrazia in cui tutto il resto passa in secondo piano. Reparti chiusi visite non effettuabili interventi rimandati sine die, solo il privato funziona a pagamento. Vergogna”. Un esempio, questo di covidocrazia, per ora del tutto isolato; ma anche qui solo il tempo ci potrà dire se si tratta di una pura invenzione momentanea, destinata a non attecchire, o se, invece, è una parola destinata ad avere qualche spazio, sia pure limitato, nella nostra lingua.

 

Le 42 parole (o locuzioni) già trattate da Michele A. Cortelazzo: menevadismo, contratto di governo, manina, palle, sovranismo, cambiamento, pacchia, mangiatoia, umanità, pigranza, buonista, revenge porn, radical chic, salvo intese, professoroni, rosiconi, gufo, sbruffoncella, rosicare, interlocuzione, rottamazione, ruspa, vaffa, sardine, Italia viva, Germanicum, spallata, non mollare, pieni poteri, zona protetta, ciuffetto, chiudere, riaprire, riapertura, Decreto Rilancio, congiunto, Stati generali, democrazia negoziale, Paesi frugali, zecca, negazionista, Zaiastan, dittatura sanitaria

 

Immagine: A parade of wretched, smallpocked people walk away from a doctor who counts his money

Crediti immagine: CC BY 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by/4.0>, attraverso Wikimedia Commons

 


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