Come viene definito l’anziano che osserva gli operai al lavoro nei cantieri, con l’aria di quello che la sa lunga? Oggi la maggior parte della gente ha la risposta pronta: umarèll (con due L finali), come se si chiamasse così da sempre. In realtà la parola ha visto la luce appena 17 anni fa. Ed è emblematica della capacità del Web di moltiplicare esponenzialmente l’uso di certe espressioni nel nostro lessico. Infatti quel termine è stato inventato di sana pianta nel 2005 per essere usato in un blog, poi è diventato il titolo e il tema di un primo libro (seguito da altri).

A Bologna c’era l’umarêtt

La nascita è dovuta alla mutazione premeditata di una parola dialettale bolognese, usata originariamente in modo dispregiativo: umarèl (con una sola L), indicante un ometto dall’aria dimessa e anonima che vaga per la città; espressione a sua volta nata nel Novecento, considerando che è assente nei vari dizionari ottocenteschi dedicati al dialetto bolognese, dove semmai compaiono, con lo stesso significato diminutivo, termini come umêtt, umarêtt, umein, umarein e uminein. Comunque umarèll si è poi trasformato – cambiando in buona parte la connotazione linguistica e semantica in un “bolognesismo” usato quasi ovunque, a livello nazionale e talvolta anche all’estero.

Parola di Masotti

Risultato: il neologismo umarèll è entrato nell’edizione 2021 del vocabolario Zanichelli. Ecco la definizione: “[vc. bolognese ‘omarello, ometto’ * 2007] s. m. (pl. inv. o pseudoingl. umarells) - (bolognese) pensionato che si aggira, per lo più con le mani dietro alla schiena, presso i cantieri di lavoro, controllando, facendo domande, dando suggerimenti o criticando le attività che vi si svolgono”. Il dizionario riporta il 2007 come anno di prima attestazione, in realtà, come spiega l’inventore della parola, bisogna anticipare il battesimo a due anni prima. L’ideatore – “reo” confesso – è il bolognese Danilo Masotti, scrittore; ha spiegato in un’intervista del 2018, su Raffaelegaito.com, che “si occupa professionalmente di web e di comunicazione dal lontano 1996”. Egli ha chiarito di aver lanciato nel 2005 il blog Umarells, dal quale due anni dopo è nato il suo libro omonimo.

Il brand umarells

L’idea iniziale non riguardava i pensionati che “vigilano” sui lavori in corso, ma i bolognesi attempati in generale: “Nasce dall’osservazione degli anziani urbani in giro per la città. Queste presenze ci sono sempre state, ma nessuno si era mai preso la briga di dare un nome a questa categoria umana. Ed è così che ho preso in prestito il dispregiativo termine bolognese umarèl…, l’ho reso positivo aggiungendo una ‘elle’ e l’ho trasformato in umarell, parola erroneamente usata per indicare gli anziani urbani con le mani dietro la schiena intenti ad osservare i cantieri”. Poi: “Siccome ho sempre sostenuto che gli umarell fossero nel mondo, ho aggiunto una ‘esse’ e ho ricavato il plurale umarells. Nel 2005 vidi il primo umarell della mia vita (in realtà ne avevo visti migliaia, ma non avevano quel nome), raccontai di lui sul blog Spettro della bolognesità. Ne nacque “il blog spinoff Umarells, dove incitavo i lettori ad armarsi di una macchina fotografica digitale, di scovarli, fotografarli e osservarli. Loro osservano noi e noi, diventando umarells watchers, osserviamo loro”. Risultato: “Due anni dopo dal blog, è nato il libro; le radio, le televisioni, Internet hanno cominciato a parlare di questo delirio e… continuano a parlare di loro. Umarells è diventato un brand da promuovere e da proteggere, quindi un lavoro”.

Parole e merci

Di certo, la fama della parola umarèll ha travalicato anche le legittime aspirazioni dell’inventore. Vari Comuni hanno lanciato premi dedicati ai loro umarells. Basta cercare su un motore di ricerca la parola nella sezione “shopping”, per trovare le loro statuette, di vari colori e dimensioni, che osservano il nostro lavoro (“utilissimi” in tempo di smart working). Una delle aziende produttrici precisa: è un “anziano digitale che osserva cantieri digitali, i vostri computer… è alto circa 14 cm e aumenta la tua produttività”; un altro modello, alto mezzo metro, “sarà di compagnia nel vostro ufficio”. C’è anche una lampada da parete in ceramica, così descritta: “Come il tesoro archeologico che ogni vecchietto sogna venga rinvenuto in cantiere sotto la sua attenta supervisione, la luce emerge dal blocco sospeso inondando il fidato Umarell di luce”. Poi un gioco da tavolo (“La Giornata dell’Umarell”, lanciato da un editore comasco, Dominioni), varie t-shirt, un calendario e via elencando. Non solo. Dal 2017 – grazie a Liam Wyatt, australiano che vive a Bologna, dipendente della Wikimedia Foundation – la parola Umarell è entrata nella versione inglese di Wikipedia, nonostante manchi in quella italiana.

Cantieri a Paperopoli

Le conseguenze? Sul Corriere della Sera, nell’edizione emiliana, la prima citazione risale al 2009: si suggerisce, “per convivere serenamente con i bolognesi”, di “sostituire gli umarell mancanti nelle discussioni da bar”. Però limitiamoci agli ultimi anni. Nel 2015 in Romagna, a Riccione, quello degli umarells si è trasformato in un lavoro. “Perché… il Comune ha stanziato 11mila euro per retribuire pensionati che sorvegliassero i cantieri”. San Lazzaro di Savena, alle porte di Bologna, ha assegnato il premio "Umarell dell'anno". Nel 2016 l'associazione culturale Succede solo a Bologna ha rilasciato la "carta Umarèll", come raccolta fondi per il restauro della chiesa di San Petronio. Nello stesso anno è nata “Trova il cantiere", un’app per umarells, con la mappa aggiornata dei lavori stradali. Mentre parecchi umarells sono stati reclutati da una catena di fast food per una campagna di marketing svolta in Italia. Nel luglio del 2017 il Comune di Bologna ha approvato la nascita, nel quartiere Cirenaica, della Piazzetta degli Umarells. Ad aprile 2020 la rivista Topolino ha dedicato una puntata a un umarell che vigila sui cantieri di Paperopoli (“Si tratta del burbero pensionato Gerindo Persichetti”, dice Paperino a Paperon de’ Paperoni, editore e direttore di Papersera). A Pescara nel dicembre 2020 sono state installate alcune finestre sulla recinzione di tre cantieri: per favorire la loro visibilità agli anziani. Poi ecco la canzone di Fabio Concato intitolata L’umarell (uscita nel maggio 2020, ha ottenuto il Premio Speciale Montale Fuori di Casa per la Musica), in cui l’autore immagina di parlargli durante la pandemia e canta (in dialetto milanese, qui tradotto): "L'umarell sempre qui e mi guarda / E mi dice: "Cosa fai con le mani in mano?" / Gli rispondo: "Cosa posso fare in quarantena?" / "Io non lo so, sei tu che suoni il piano!". Infine, per tornare alla platea internazionale, il quotidiano britannico The Times del 15 gennaio 2021 ha dedicato un ampio servizio al fenomeno, firmato dal corrispondente da Roma, Tom Kington.

Nei media e in politica

Tutto qua? Macché. L’aspetto ancora più curioso nell'uso della parola è questo: il termine umarell è entrato nel linguaggio dei media e della politica anche al di fuori del contesto originario, cioè gli anziani che guardano i cantieri. Viene usato per etichettare chi sta ai margini di qualche evento senza assumere un ruolo attivo. Per esempio, nell’archivio storico del Corriere della Sera il primo caso che troviamo porta la firma di Aldo Grasso: il 10 marzo 2017 se la prende che certi personaggi onnipresenti nei talk show televisivi, la cui “continua presenza genera l’effetto- umarell”, facendo perdere loro credito (tornerà altre due volte sul concetto, anche nel 2021). Il 6 dicembre 2018, commentando lo scontro tra il leader leghista Matteo Salvini e il magistrato Armando Spataro (cui Salvini aveva detto: “Gli auguro un futuro serenissimo da pensionato”), l'editorialista Antonio Polito critica l’“accenno alla pensione come a una condizione di inferiorità, quasi che il procuratore capo di Torino stesse per trasformarsi in un umarell con cui non vale la pena di perder tempo”. Il 31 marzo 2020, Maurizio Giannattasio riferisce che l’allora viceministro dell’Interno Matteo Mauri aveva etichettato come “polemiche da umarell” le divergenze con i Comuni sulle risorse loro destinate dallo Governo Conte 2; l’assessore milanese al Bilancio del Comune di Milano, Roberto Tasca, replicava: “Le polemiche da umarell le lascio volentieri a lui”. Mentre Maria Luisa Agnese, il 23 luglio 2021, scrive che il regista Nanni Moretti ha una “faccia da umarell”. Infine Massimo Gramellini, il 5 novembre 2021, paragona le persone scettiche nei confronti dei vaccini anti-Covid agli “umarell… che si limitano a guardare scuotendo la testa”.

Dalle stelle alle stalle

Insomma, anche l’umarell, almeno come parola, ha fatto presto a finire dalle stelle (quelle dell'iperattivo anziano che aiuta la collettività) alle stalle (quelle del presunto nullafacente ai margini della vita attiva). Di certo, a prescindere dall’età, tutti diamo a volte l’impressione di essere un po’ umarell. Nel dubbio, di fronte al prossimo signore attempato intento a vigilare su un cantiere, è bene mostrare comprensione e rispetto. Magari chiedendoci come mai le donne, anche quando sono altrettanto mature, riescono a trovare impegni meno prevedibili.

Bibliografia

Danilo “Maso” Masotti, Umarells per sempre / Forever, Pendragon, Bologna 2021

Danilo “Maso” Masotti, Oltre il cantiere. Fenomenologia degli umarells, Pendragon, Bologna 2016

Danilo “Maso” Masotti, Umarells 2.0, Pendragon, Bologna 2010

Danilo “Maso” Masotti, Umarells, Pendragon, Bologna 2007

Immagine: Umarells osservano ripavimentazione, Bologna (2015-16)

Crediti immagine: Wittylama, CC BY-SA 4.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0, via Wikimedia Commons