03 dicembre 2009

Archistar, parola di copyright

archistar sostantivo maschile e femminile [composto di archi(tetto) e star ‘personaggio molto noto e popolare’], invariabile. – Architetto molto famoso, conscio di essere, come i divi dello spettacolo, al centro dell’attenzione pubblica per la sua capacità di far discutere e di sorprendere con i propri progetti e le proprie opere.

A tirare fuori la faccenda della tendenziale trasformazione della figura dell’architetto (del grande architetto, s’intende, quello di fama internazionale) in guru innamorato della propria capacità di épater le bourgeois con i propri progetti arditi e stupefacenti, dagli esiti inaspettati e mastodontici, sono state le due studiose Gabriella Lo Ricco e Silvia Micheli, autrici del saggio Lo spettacolo dell’architettura. Profilo dell’archistar© (Bruno Mondadori, Milano 2003; http://books.google.it. Le due studiose si sono dimostrate molto consapevoli dell’efficacia del neologismo da loro stesse proposto, archistar, tanto da porlo dentro la teca protettiva del copyright (http://www.ufficiobrevetti.it). Infatti, la minuscola © in esponente accompagna la parola per tutto il libro. Si può dire che la parola archistar nasce per diventare una stella del firmamento lessicale, mentre la realtà che essa designa è già stella nel firmamento delle professioni creative.
 
Gehry, Meyer e Libeskind
 
A proposito del canadese-americano Frank Gehry, dell’olandese Rem Koolhaas, dello spagnolo Santiago Calatrava, dell’americano Richard Meyer (che ha progettato la teca dell’Ara Pacis in Roma, alla cui eliminazione inizialmente dichiarò di voler procedere il sindaco di Roma Gianni Alemanno), dell’irachena naturalizzata britannica Zaha Hadid, dello statunitense di origine polacca Daniel Libeskind, del giapponese Tadao Ando, dello studio giapponese Sanaa e perfino di Renzo Piano, si scrive e si parla di archistar, entità umanoidi in preda a una specie di delirio narcisistico di onnipotenza.
 
Piace anche ai dizionari
 
Intanto, la brillante strategia di marketing a sostegno della parola archistar, poggiata sulle inevitabili polemiche sortite dal fortunato saggio delle due studiose italiane ha pieno successo. I giornalisti, i polemisti, gli architetti stessi si impadroniscono subito della parola e ne fanno largo uso. Archistar viene accolto e legittimato dall’autorevole Grande Dizionario Italiano dell’uso diretto da Tullio De Mauro, col significato di ‘progettista di fama internazionale’ e viene censito, in modo altrettanto autorevole, sia da Neologismi. Il Vocabolario Treccani di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle (‘architetto molto famoso’), sia dal Supplemento 2009 del Battaglia,diretto da Edoardo Sanguineti (‘architetto, progettista di fama internazionale’).
Mette legna sul fuoco anche l’antropologo Franco La Cecla, col suo saggio Contro l’architettura (Bollati Boringhieri, Torino 2008).
 
Come Jesus Christ?
 
Viene da pensare che l’ironica neoformazione lessicale archistar  si componga di architetto e superstar, con una contrazione giocosa ed espressiva che dà luogo a quella che i linguisti chiamano parola macedonia: si prende il pezzo iniziale di una parola e lo si incastra in quello finale della seguente. In questo caso, saremmo – è il caso di dirlo – all’architettura delle parole trattate come le costruzioni lego.
Superstar come il Jesus Christ del celebre musical di Tim Rice e Andrew Lloyd Webber, divenuto film omonimo e celeberrimo (1973) con la regia di Norman Jewison; e come il Jesus filmico, destinato ad apoteosi di popolarità, ma anche a subire l’ingiuria dell’invidia e dell’odio mortale di molti. Peraltro, superstar ‘personaggio del mondo dello spettacolo o dello sport che gode di grandissima popolarità’ è anglicismo attecchito in italiano sin dal 1957. Ma forse queste sono suggestioni esagerate. Per mettere insieme archistar ci si può fermare al grado zero star, già significativo di per sé.
 
Il sistema delle stelle
 
L’idea della celebrità sulle passerelle del cinema (e poi dello spettacolo in generale) è già presente nell’italiano scritto dal 1929 con il grado zero, vale a dire il sostantivo star, letteralmente ‘stella’ e metaforicamente ‘attore, attrice (e in seguito anche ‘cantante’) molto famoso’ (in inglese fin dal 1824); mentre la crescita del fenomeno del divismo nel mondo del cinema e dello spettacolo è sottolineato dalla nascita dello star system (dal 1832 in inglese, a testimonianza della precocità dello sviluppo su dimensione industriale di certi processi; dal 1964 in italiano), cioè del ‘sistema organizzativo e pubblicitario che governa il mondo delle star’.
Correremmo ora il rischio di aver favorito lo sviluppo, in senso estensivo, dello star system dei grandi nomi dell’architettura. La Cecla, in verità, non ce l’ha con Renzo Piano, anzi, di Piano è stato consulente per l’ipotesi di risistemazione di una larga fetta del quartiere a maggioranza nera di Harlem nell’ambito del nuovo General Plan del campus della Columbia University di New York. La Cecla pensa ad altri architetti, quando afferma: «Chi vede l’architettura contemporanea come un gioco di volumi, figurine e show-performance, può pensare che una volta inventata una bella forma e accontentato il cliente, il resto sia gioco di immagine e di moda. In realtà l’architettura ha sempre un impatto sociale e mette in campo forze, azioni e reazioni che hanno conseguenze nel tempo».
 
Il manifesto contro le avanguardie
 
Pensa a tutti coloro che hanno in testa di trasformare sì le città, ma apponendo sulle aree su cui sono chiamati a mettere le mani – da amministrazioni, associazioni, musei, enti pubblici e privati – la propria firma griffata. Un’architettura già pronta per i cataloghi di mostre e le riviste di architettura, in grado di fare da continua cassa di risonanza al nome illustre; un’architettura, però, che lascia sul terreno, nel paesaggio urbano, «luoghi privi di luogo», in un eccesso di «vetrinizzazione e plastificazione» (La Cecla).
Finisce che il pensiero critico liberal e quello anarco-tradizionalista si incontrano e a fianco di La Cecla, seppure con motivazioni molto diverse, contro le archistar si ritrova schierato il matematico e teorico anti-decostruttivista australiano Nikos Salingaros, che ha messo insieme una serie di interventi sotto il titolo No alle Archistar. Il Manifesto contro le avanguardie (Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 2009), consacrando, come si vede dal titolo, la parolina magica, utilizzata a onta del copyright.
 
 
 
 
 
 
Immagine: CityLife Milano. Crediti: Daniel Libeskind Studio [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)], attraverso Wikimedia Commons.

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