Cieco in fondo

Blind trust è una locuzione tecnica del linguaggio economico e di quello giuridico che, trasmigrata da oltreoceano, è approdata sulle sponde dello Stivale poco più di dieci anni fa. Blind trust è attestato in italiano in numerosi dizionari dell'uso ed è documentato nell'italiano scritto a partire dal 1994. Improvvisamente la stampa e, in generale, i media, si trovarono da un giorno all'altro a fare i conti con questo tecnicismo, dandogli notorietà mentre, di fatto, lo spingevano con la forza di un uso massiccio tra le parole nuove da accogliere in italiano. Che cos'era successo che rendeva necessario estrarre una locuzione degna delle pagine del Financial Times per trapiantarla tra quelle, assai meno tecniche, della cronaca politica di quotidiani e riviste italiani?

Le elezioni politiche del 1994 avevano portato alla carica di Presidente del Consiglio dei Ministri l'imprenditore Silvio Berlusconi. Fu subito sollevata la questione di un possibile conflitto tra gli interessi pubblici rappresentati in altissimo grado da Berlusconi come nuovo responsabile dell'esecutivo e gli interessi privati incarnati da Berlusconi come proprietario di un articolato impero aziendale, che spaziava dalle televisioni alle assicurazioni, dal calcio all'editoria, dalle concessionarie pubblicitarie alla grande distribuzione. Da più parti si pose l’esigenza di assicurare alla collettività garanzie giuridicamente valide e certe che gli interessi dell'imprenditore non interferissero con quelli del capo del Governo. Ecco che, tra le varie proposte avanzate, ebbe spazio quella di rifarsi ad un istituto ben noto negli Stati Uniti, quello del blind trust. Proprio perché l’istituto fu subito e non occasionalmente al centro di accesi dibattiti e polemiche, la locuzione che lo designava si diffuse rapidamente attraverso giornali e tv. Fu anche timidamente accostato alla locuzione straniera un calco letterale nostrano, fondo cieco (vedi il secondo tra gli "esempi d'uso"), che però non ebbe forza d'attecchire nel linguaggio politico-giornalistico, forse perché poco trasparente, di certo perché incapace di sprigionare un’adeguata aura di prestigio tecnicistico, che invece era assicurata dal termine inglese.

Peraltro, va segnalato che non di rado anche gli esperti della materia, quando chiamati a scrivere dell’istituto, adoperano vocaboli o espressioni italiani che in tutto o parzialmente si riferiscono all’area concettuale in cui si colloca blind trust e che sono dotati di precisa attribuzione tecnica (vedi per es. gestione cieca: «Una gestione cieca (ed occulta per l'interessato) è possibile solo per valori mobiliari e non per la gestione di imprese individuali», dal Parere pro veritate del Prof. Vincenzo Caianiello, Presidente emerito della Corte Costituzionale, richiesto dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera dei Deputati ed emesso il 16 gennaio 2001; nello stesso testo, discutendo delle caratteristiche dell’istituto, Caianiello si riferisce al «requisito della cecità»).

Breve notazione contenutistica: dalla frase citata tra parentesi emerge che l’applicabilità del blind trust alla situazione italiana (in particolare: all’insieme degli interessi economici di Silvio Berlusconi) è controversa. Di fatto, il delicato nodo del conflitto d’interessi, cui il blind trust o una sua versione "all’italiana" avrebbero dovuto porre rimedio, non è stato ancora sciolto con specifiche disposizioni di legge.

Il lemma

blind trust locuzione inglese [composto di blind «cieco» e trust «patrimonio fiduciario»], usata in ital. come s. m. – Nel linguaggio economico e giuridico, istituto in vigore negli Stati Uniti d'America, che prevede il pieno affidamento dell'amministrazione degli interessi privati di un imprenditore, il quale abbia assunto responsabilità politiche, a un organismo fiduciario, così da evitargli eventuali imputazioni di conflitto tra interessi privati e interesse pubblico.

Dagli Addenda al Vocabolario della lingua italiana dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Roma 1997.

Esempi d’uso

"I nostri uffici legali stanno studiando il modo di adattare la legislazione americana a quella italiana", dicono in Fininvest. Le intenzioni si confondono un po’, però, quando aggiungono che già oggi il gruppo è gestito come un "blind trust" da Fedele Confalonieri e altri dirigenti.

«Corriere della Sera», 6 aprile 1994.

- Ci sarebbe il fondo cieco come in America. Come lo vede un blind trust all'italiana?
- Lo vedo male. Sarebbe un fondo guercio, sul quale molti fingono di chiudere un occhio.

Franco Tatò intervistato sul quotidiano «La Stampa», 13 aprile 1994.

E per ultimo venne il blind trust all'italiana. Berlusconi dovrà solo far finta di cedere a qualche garante di sua fiducia la temporanea gestione della sua immensa proprietà.

Giuseppe Giulietti, «Avvenimenti», 19 ottobre 1994.

Noi dobbiamo cercare di risolvere due problemi. Il primo è quello di non fare un regalo fiscale di 7 mila miliardi nel caso Berlusconi dovesse cedere il gruppo Mediaset a un blind trust e successivamente decidere di venderlo da questa posizione. Il secondo è proprio quello di rafforzare le garanzie di reale distacco dai propri interessi, cosa niente affatto garantita dall’istituto del «blind trust».

Stefano Passigli intervistato dal «Corriere della Sera», 24 maggio 2001.

Il blind trust infatti è l’affidamento dei beni personali o familiari a un gestore fiduciario che investe senza dire come al titolare al quale vengono presentati solo i rendimenti finali. [...]Non per nulla di blind trust si era parlato la prima volta per Berlusconi premier, nel 1994 e poi ancora nel 2001 ma senza farne nulla.

Stefania Tamburello, «Corriere della Sera.it», 19 gennaio 2006.

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