Il mondo in una borsa
Tre borse erano scolpite sul frontone della casa della famiglia Van den Burse di Bruges, nel 1500. E nella piazza antistante, si riunivano i mercanti, anche quelli veneziani, per comprare, vendere, scambiare. Da allora si chiamò "borsa", la piazza degli affari. Oggi, tutto il mondo e il gioco dei beni e dei titoli, globale e virtuale, sta sempre di casa in borsa
«Contare e calcolare sono già attività cerebrali - nello specifico, esse sono collegate alla facoltà del cosiddetto "emisfero sinistro". Lo stesso vale per il linguaggio. Non è né sorprendente né irrilevante che la moneta e la scrittura siano state inventate nello stesso contesto, dato che entrambe sono proiezioni culturali degli impulsi selettivi dell'emisfero sinistro del cervello. Tutti i sistemi di scrittura, anche quelli che fanno maggior uso dell'"emisfero destro" per il disegno e la decodificazione, alla fine riconducono alle funzioni dell'emisfero sinistro». Così Derrick de Kerckhove (trad. in "Brainframes. Mente, tecnologia, mercato", Baskerville 1993) ci autorizza a pensare che il solco tracciato nei secoli dalla lingua comune, con le sue "cose" (le parole), e quello segnato dalla moneta, con le sue "cose" (le merci), per molti versi si intreccino e si scambino informazioni e interpretazioni sul mondo. Del resto, come sottolinea giustamente Massimo Arcangeli (nel saggio "Tra lati e bassi: l'italiano borsistico e la globalizzazione", in "Lingua e società nell'era globale", Meltemi 2005, dal quale si è tratta la citazione da de Kerckhove), «l'economia politica, costretta dall'ambiguità o dall'insufficienza del suo impianto nomenclatorio a riflettere continuamente, più di altre discipline, sui suoi fondamenti epistemologici, ha sentito assai spesso, nel corso della sua storia, il bisogno di confrontarsi» con l'«uso linguistico comune», «quando da quell'uso non si sia fatta più o meno profondamente condizionare». Un solo cervello - anzi, un solo emisfero, lo stesso -, una lingua che nomina le attività dell'homo oeconomicus e per farlo spesso ricorre alle parole che seguono l'homo faber nella sua esistenza quotidiana: ecco perché, ancora oggi, pur sotto l'impeto dei mutamenti indotti nel sistema economico e finanziario dalla globalizzazione, veicolati in grande misura dal flusso perfusivo della lingua-vettore dell'innovazione tecnologica e tecnocratica, l'angloamericano, pullulano nell'enorme recinto-mondo dell'economia, della finanza e della borsa tante voci ed espressioni di utilizzo quotidiano. Anzi, anche l'angloamericano (a volte ricalcato in italiano, a volte no), testimonia dell'universalità storica di questa osmosi tra colloquialità e settorialità: "abbandonare" = recedere da un contratto a premio; "testa e spalle", dall'inglese "head & shoulders"; "andare lungo", dall'inglese "going long" = comprare un titolo in previsione di una salita dei prezzi; "sentimento" dall'inglese "sentiment" = umore del mercato; "borsellino elettronico", che contiene e permette di scambiare monete elettroniche; "rastrellare" = incettare azioni o beni scarsi; "toro", gergale, per "rialzista"; "orso", gergale, per "ribassista"; e si vedano poi, come ricorda Arcangeli, nella lingua economico-finanziaria inglese, tutte le voci comodamente «breviformi come "cap", "floor", "flag", prelevate dall'oggettistica e dall'ambientistica comune e quindi sottoposte a uno slittamento metaforico, o, ancora come "call", "gap", "put" e via di questo passo»; poi ci sono le tante e ormai stereotipate fughe metaforiche, facili facili e, in fondo, di evidenza comune, dispiegate lungo gli assi cartesiani dell'orizzontale/verticale, della stasi/movimento tra atmosfera e oceano ("mosso" o "poco mosso", detto di titoli; "corsa", "volare", "mettere le ali" - e, con trasfigurazione religiosa, "risorgere" -, "perdere quota", "scendere in picchiata", "colare/fare un tuffo a picco", "sprofondare", "riemergere"); fughe che sono ispirate dalle testiere e dai mouse di tanti giornalisti e operatori che si occupano di borsa.
Già, perché, oggi, e sempre di più dentro e attraverso la rete onnipervasiva della telematica che contribuisce all'immediata interoperabilità dei dati - e dei rumors, e delle turbolenze, e delle speculazioni -, la borsa sembra concentrare e riassumere in sé, con densità e potenza nucleare, tutto il presente e tutto il futuro del pianeta, trascodificato in mappa totale e assoluta, cioè Legge,"nomos", dell'"oikos" (casa, abitazione) umano (greco ant. "oikos" + "nomos" = "oikonomia", da cui il latino "oeconomia" e l'italiano "economia"). Da trent'anni, poi, la nascita negli Stati Uniti, del NASDAQ (acronimo di National Association of Security Dealers Automated Quotation = Associazione Nazionale degli Operatori in Titoli), che accoglie in quotazione le società nate con la new economy, dimostra la capacità del regime borsistico di rinnovarsi per coprire nuove zone e modalità del commercio umano. È, proprio per questo, interessante notare come l'origine di un'istituzione fondamentale come la borsa, e dunque la parola stessa che la designa, rimandino a un oikos ben individuato, a un'abitazione di famiglia. L'etimologia della parola "borsa" è troppo bella per sembrare vera. Invece, a tutt'oggi, gli studiosi italiani dell'origine delle parole, gli etimologisti, non hanno trovato altra spiegazione meno romanzesca (all'apparenza) e più arida (cosa che spesso negli scienziati della lingua è quasi perseguita, al motto di "la scienza non è poesia"). Dunque la parola "borsa" è documentata per la prima volta in italiano nella "Descrizione di tutti i Paesi Bassi" (1567) di Lodovico Guicciardini, il quale, parlando della "borsa" di Anversa, dichiara che è fatta sul modello della "borsa" di Bruges. La "borsa" di Bruges, secondo il Guicciardini, prendeva il nome dalla piazza antistante la nobile casa "Van den Burse" (in italiano "della Borsa"), che portava scolpite sul frontone tre "borse" e aveva ospitato i mercanti veneziani sin dal XIV secolo. Dunque, intorno al Quattrocento, nella piazza davanti casa Van den Burse si ritrovavano i commercianti per svolgere i loro affari. Lo slittamento metonimico dall'ornamento raffigurante le borse o, più probabilmente, dal nome della famiglia, della sua abitazione e poi della piazza, al concetto di "borsa" come "mercato speciale per la contrattazione, secondo norme precise e particolari, di merci, prestazioni, titoli e valori" è comunque coerente con procedimenti simili, comuni all'italiano e a molte altre lingue. Si pensi, per fare soltanto un esempio, a "Quirinale", nome del colle romano sul quale si erge il palazzo del Quirinale, residenza istituzionale del Presidente della Repubblica italiana, usato ordinariamente dai media per indicare il Presidente stesso: «in un comunicato, il Quirinale ha espresso la sua ferma condanna...». Dopo aver indicato la piazza di Bruges, la parola "borsa" è passata a indicare anche le piazze di altre città belghe (Anversa) o straniere (Tolosa), dove i commercianti si ritrovavano per fare affari nel corso delle importanti fiere locali. Va notato che in francese "bourse" è attestato contemporaneamente a "borsa" in italiano, ma che soltanto in italiano, sin dal secolo XIV, "borsa" aveva acquistato il significato di "operazione commerciale", "denaro investito nella compra-vendita".
Il lemma
Bórsa sostantivo femminile [probabilmente da una piazza della città belga di Bruges, ritrovo di commercianti, nella quale sorgeva un palazzo abitato fin dal secolo 14° dalla famiglia di mercanti veneti Della Borsa (in olandese Van der Burse); il nome passò poi ad Anversa e di qui a Tolosa, Londra, ecc., e si generalizzò dopo la costruzione della «Bourse de Paris», 1719] – 1. a. Riunione organizzata e periodica di persone (propriamente borsa di commercio) che trattano affari relativi a determinati tipi di merci, valori, servizi o prestazioni, sotto l'osservanza di speciali norme: operazioni di b.; listino di b.; orario di b., calendario di b., le ore e i giorni prestabiliti per le contrattazioni; giocare in b., speculare sulle oscillazioni dei valori; rialzo, ribasso in b., l'aumento o la diminuzione di prezzo delle merci o valori negoziati. In particolare, a seconda dell'oggetto delle trattazioni: b. assicurazioni, in cui si trattano i soli affari di assicurazione; b. merci, in cui si trattano merci tipiche del commercio internazionale: cereali, cotone, tabacco, ecc.; b. noli, in cui si contattano noleggi di navi da carico (noli marittimi) o di aerei per trasporto di merci (noli aerei); b. valori (o b. finanziaria), in cui si contrattano titoli azionarî e obbligazionarî, buoni del tesoro e valute. Dopo borsa (o dopoborsa), il breve periodo, in genere 10 minuti oltre il termine dell'orario di borsa, durante il quale gli agenti di cambio continuano a contrattare, per sistemare ordini che non si erano potuti completamente eseguire. b. L'edificio stesso, non di rado pregevole per valore architettonico, in cui si compiono le operazioni di borsa: recarsi alla b.; piazza della borsa.
Dal Vocabolario della lingua italiana dell’Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Treccani
Esempi d’uso
Aveva sua abitazione vicino al luogo detto la Borsa, che è luogo de' Mercanti.
Filippo Baldinucci, 1681
Si è a Bruges nei Paesi Bassi che la Borsa fu per la prima volta chiamata con questo nome [...] Al nome Borsa danno i più per etimologia la circostanza che il luogo in cui riunivansi i mercanti di Bruges era dinanzi ad una casa che, secondo gli uni, apparteneva ad una famiglia nominata Van-den-Burse, e che, secondo altri, portava sul frontone scolpite tre borse. Come quasi tutte le etimologie, mi sembra questa molto studiata e stiracchiata.
Girolamo Boccardo, 1881
Le ricchezze illustri, accumulate da secoli di felice rapina e di fasto mecenatico, erano esposte ai rischi della Borsa.
Gabriele D'Annunzio, 1889
Si limitava all'amministrazione dei suoi beni, consistenti in alcune case, e in qualche cauta speculazione di borsa.
Alberto Moravia, 1929
A tarda sera Parigi è risultata la piazza migliore [...] seguita da Londra, Milano e infine Francoforte, che in serata ha limato i progressi per l'affievolirsi delle Borse americane.
La Repubblica, 15 marzo 2003
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