Già in un paio di precedenti interventi (Castagne, ballotte e bruciate; Gioire, imparadisarsi, essere al settimo cielo) ci è capitato, incidentalmente, di menzionare l'espressione andare in brodo di giuggiole; la recente richiesta di un nostro lettore ci spinge, ora, a parlarne in modo più diffuso per dare qualche chiarimento supplementare sulla sua origine e sul suo uso.

Andare in brodo di giuggiole, dunque, è una combinazione di parole usata esclusivamente nel significato figurato di "andare in solluchero, uscire quasi di sé dalla contentezza" ed è frutto di un'alterazione dell'originaria andare in brodo (o broda) di succiole: in questo passaggio le giuggiole, cioè i frutti del giuggiolo, impiegati, fra l'altro, sia in medicina, per decotti contro la tosse, sia in cucina, per marmellate e confetture, hanno preso il posto delle succiole, ovvero delle castagne lessate con la buccia. L'uso di questa espressione originaria, di provenienza toscana, è già ammesso nella prima impressione del Vo_cabolario degli Accademici della Crusca_, (1612), dove, per l'appunto, è menzionata due volte: alla voce succiare, con un esempio tratto dal Morgante di Luigi Pulci ("Da SUCCIARE SUCCIOLA, che è castagna cotta nell'acqua con la sua scorza. Morg. Per dare al Saracino altro, che succiole.") e alla voce castagna ("CASTAGNA. frutta nota. Lat. castanea, Gr. k?stana. Boc. n. 72. 16. Entro col mosto, e con le castagne calde si rappattumò con lui. Qui intende delle cotte arrosto, o lesse: Le quali, arrosto, chiamiam BRUCIATE, e lesse, SUCCIOLE, dal succiarle, che si fa, in mangiandole. Abbiam da essa un proverbio, il quale allude all'ipocrisía, e al bene infinto. Come la castagna, di fuora è bella, e dentro ha la magagna. Lat. intus Hecuba, foris Helena").

Lo stato di contentezza al quale andare in brodo di giuggiole e andare in brodo (o broda) di succiole fanno riferimento sembra, in definitiva, doversi collegare alla bontà dei frutti menzionati. Prendendo, poi, spunto dalla diversità delle preparazioni nelle quali vengono impiegate le giuggiole e le succiole, Pietro Fanfani e Costantino Arlia hanno esposto, nel Lessico dell'infima e corrotta italianità (1881), dettagliate precisazioni sul corretto uso delle espressioni in cui esse sono menzionate ("Dicono Andare in broda di giuggiole per Godere di molto di chicchessia, Averne somma compiacenza, Sdilinquire dal piacere, ma dicono male; rettamente s'ha a dire Andare o Andarsene in broda di succiole, che è l'antico modo Andare in brodetto o in guazzetto, perché le giuggiole non si lessano, come le castagne o marroni sbucciati, che si dicono succiole, o più comunemente ballotte; e se le si cuociono, se ne fa con altri ingredienti una scottatura per la tosse, non si fa una broda").

Immagine: Giuggiole a Fossano. Crediti: Michel Chauvet [CC 3.0 Unported (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)], attraverso Wikimedia Commons.