05 giugno 2023

I nomi ambigeneri

Onomastica: un mondo da scoprire

 

I nomi provenienti dal latino sono in gran parte sia maschili sia femminili ambigeneri: nella gens Iulia si ritrovano i maschi detti Iulius e le femmine dette Iulia. L’onomastica d’origine ebraica, greca, germanica che ha formato con la latina la gran parte del patrimonio italiano medievale e moderno era invece caratterizzata da una notevole specializzazione di genere; tanto più acuta in quanto la religione cattolica proponeva i nomi dei santi esclusivamente secondo il genere del santo o della santa; questo spiega anche il perché oggi conosciamo solo come curiosità i casi di uomini chiamati Anno, Tereso, Caterino, Emmo, Eliso, cui si aggiungono i mancati maschili di nomi descrittivi trasparenti e pertanto (quasi) nessun Bianco, Chiaro, Sofio, Auroro, Giado..., tanto per indicare qualche nome alla moda.

 

La liberalizzazione onomastica

Tuttavia la liberalizzazione che ha preso piede nell’Ottocento e più decisamente nella seconda metà del ’900 ha favorito la diffusione dei corrispondenti femminili di decine e decine di nomi maschili, a cominciare da quelli del patrimonio biblico.

I dieci più numerosi (in forme non suffissate) risultano Giuseppe/Giuseppa, Giovanni/Giovanna, Antonio/Antonia, Francesco/Francesca, Franco/Franca, Carlo/Carla, Luigi/Luisa, Angelo/Angela, Federico/Federica, Alessandro/Alessandra. Ebbene, tra questi, come tra le coppie che seguono (Daniele/Daniela, Giulio/Giulia, Emanuele/Emanuela, Giorgio/Giorgia, Enrico/Enrica ecc.), si tratta sempre di nomi maschili, appartenuti in origine a santi o a uomini famosi, o utilizzati inizialmente esclusivamente in àmbito maschile, indipendentemente dal fatto che nella contemporaneità – la forma femminile sia prevalente.

 

Il passaggio dal maschile al femminile

Quando non si è semplicemente sostituita alla -o del maschile una -a del femminile, il caso più tipico e frequente, fino a metà ’900, è stato il suffisso -ina, e in misura minore, -etta. Ciò vale per maschili in -o (Antonio > Antonietta, Enrico > Enrichetta, Paolo > Paolina, Angelo > Angelina, Donato > Donatella ecc.) e a maggior ragione per quelli uscenti in -a (Andrea > Andreina, Battista > Battistina, Nicola > Nicoletta ecc.), in -e (Giuseppe > Giuseppina, Michele > Michelina, Simone > Simonetta ecc.), oppure in -i (Luigi > Luigina ecc.).

Alcuni nomi, in vari periodi storici o aree territoriali, si sono poi specializzati, perdendo lo status ambivalente; in Italia possiamo parlare di nomi maschili in -a interpretati come femminili e per tale motivo in àmbiti semicolti assegnati anche a femmine; di nomi in -e corrispondenti ad aggettivi, ma anche sostantivi, che in origine maschili sono anch’essi divenuti soprattutto femminili, come Gentile o Fiore; di nomi uscenti in consonante, specie in Emilia e in Romagna, che in effetti hanno sempre oscillato, essendo percepiti come morfologicamene neutri. Particolare è il caso di Andrea, anche femminile nel Medioevo, poi solo maschile fino alla pressione degli ultimi anni, con migliaia di Andrea donne a imitazione del repertorio straniero (dove Andrea è femminile) e per evitare una suffissazione diminutivale e/o vezzeggiativa passata di moda – come nel caso di Andreina e simili.

 

Degrado sociale del nome ambigenere?

In questo passaggio progressivo dal maschile (o prevalentemente maschile) al femminile (o soprattutto femminile) si potrebbe intravvedere, sebbene a rischio di superinterpretazione, un degrado sociale del nome ambigenere. È noto, per esempio, che la gran parte dei nomi di moda penetrano nella popolazione attraverso le classi socio-economico-culturali più elevate e si diffondono poi presso le altre (alcuni rimangono invece confinati “in alto”). Il che ci permette di stabilire, per esempio, che una Cinzia nata negli anni ’50 ha elevate probabilità di provenire da una famiglia ricca e colta, al contrario di una Cinzia nata negli anni ’70-’80. È altrettanto noto che le mode seguono anche, nel tempo, un percorso diatopico, ossia attraverso i luoghi: alcuni nomi di moda in Italia lo sono stati prima in Francia, in Germania, nei Paesi anglofoni (e talvolta è il contrario) e che si sono diffusi nel Nord – specie Milano, Torino e Venezia – e poi nel Centro-Sud e prima nelle grandi città e poi nei medi e piccoli comuni. Il fenomeno è evidente nell’ambito degli animali domestici: è facile incontrare cani, gatti, cavalli, bovini chiamati con un nome di persona, e tale nome è quasi sempre un nome obsoleto, antico, curioso o tabuizzato per i nuovi nati.

Considerando questi dati, non si può escludere del tutto che anche il passaggio del nome ambigenere sia legato alla moda che porta con sé il concetto di degrado: quando il nome non è più avvertito come originale, bello, eufonico ecc. viene declassato e dunque si riprodurrebbe anche in questo caso una stratificazione onomastica con i maschi al piano superiore e le femmine a quello inferiore. Ma il condizionale per fortuna è d’obbligo e le mode del XX secolo sembrano smentire simili dinamiche.

 

Gli ambigeneri più equibrati

Per sapere quali sono i nomi ambigeneri più equilibrati tra presenze maschili e presenze femminili, possediamo dati precisi per il XX secolo, precisamente dal 1900 al 1994, grazie al dizionario storico ed etimologico di Alda Rossebastiano e di Elena Papa (Torino, UTET 2005). Il primo della lista risulta Elia (13.073 maschi e 13.687 femmine anagraficamente accertati), anche perché nel femminile va sommata la forma diversamente accentata corripondente a Èlio; ben distribuiti tra i due generi sono Cosma (927 m e 757 f), Croce (839 e 834) e Elis (361 e 267). Spiccano con presenze numerose in almeno un genere Alceste (217 e 898), Amabile (654 m e 7.215 f), Bonaventura (2.282 e 287), Celeste (3.965 e 8.305), Denis (15.743 e 933), Diamante (517 e 1.286), Eddi (664 e 352), Edi (1.913 e 3.143), Edy (485 e 1.013), Enea (4.747 e 314), Fedele (4.554 e 357), Felice (63.626 e 1.537), Fiore (4.554 e 357), Gentile (596 e 928), Geremia (2.788 e 185), Giambattista (9.076 e 160), Innocente (2.287 e 340), Jose/José (616 e 437), Loris (25.998 e 633), Mattia (46.772 e 5524), Neri (317 e 137), Nicola (292.818 e 3278), Noris (338 e 1.240), Silla (309 e 620), Tobia (2.791 e 115) e Trieste (260 e 823).

 

 

Il ciclo Onomastica: un mondo da scoprire è ideato, curato e scritto da Enzo Caffarelli.

Di seguito il link agli interventi già pubblicati:

 

1 Onomastica: un mondo da scoprire. Introduzione

2 Cognomi in Italia: il contributo fondamentale dei nomi personali

3 Abbonante, Abbondanzieri, Zappalà, Zappellaro. Dalla A alla Z, ma che tipo di mestiere facevano i nostri avi?

4 Buoncambio, Migliore, Soperchia, Perchecivenisti. Quando i genitori indicavano nel nome soddisfazione o disappunto

5 Trasmissione del cognome: d’ora in poi doppio

6 Etimologie consolatorie: non sempre è come sembra...

7 Un po’ di statistiche. I nomi maschili più attribuiti nel 2021

8 Un altro po’ di statistiche. I nomi femminili più attribuiti nel 2021

9 Il cognome moderno, etichetta muta o parlante? Quel che ci dice del suo portatore

10 Emma, Giulia e Matilde sono tornate. La teoria delle mode dei nomi personali

11 Il profilo dei cognomi italiani, regione per regione: Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria

12 Onda su onda, lingua su lingua. Come si è formato il patrimonio italiano dei nomi personali (da Roma antica al XIII secolo)

13 Cognomi polivalenti: quando la semantica fa brutti scherzi

14 I cognomi italiani, regione per regione: Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia

15 Paternoster, De Baptistis, Fidelis e Dixitdomino. Cognomi moderni in veste latina

16 Finisce l’era del signor Mario Rossi

17 Perché nomi frequenti e altri rari?

18 I cognomi italiani, regione per regione: Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche

19 Onda su onda, lingua su lingua. Come si è formato il patrimonio italiano dei nomi personali (dal Rinascimento ai giorni nostri)

20 «Questo nome non mi è nuovo...»: la comicità onomastica di Totò

21 Il profilo dei cognomi italiani, regione per regione: Lazio, Abruzzo, Molise

22 Ludonomastica: giocare coi nomi

23 Cognomi da mestieri dei «nuovi italiani»

24 Ma come ci siamo chiamati nel corso dei secoli?

25 Il profilo dei cognomi italiani, regione per regione: Campania, Puglia, Basilicata

26 Mangiare capre, abbracciare il vento. I cognomi composti verbo+nome

27 I Malapropismi: da Pappagone a Frassica e a Catarella

28 I cognomi con l’articolo

29 Regione per regione i cognomi italiani Calabria, Sicilia e Sardegna

 

Immagine: Fuga di Enea da Troia e San Girolamo

 

Crediti immagine: Federico Barocci, Public domain, via Wikimedia Commons


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