Proseguiamo e concludiamo la rapida carrellata sull’origine dei nomi che, nel corso dei secoli, sono giunti in territorio italiano da popolazioni non indigene e da lingue estranee, o da recuperi del mondo classico.

Umanesimo e Rinascimento

Con la riscoperta e rivalutazione dei testi classici, latini e greci, nel XV-XVI secolo sono riemersi numerosi nomi personali che erano stati, se non del tutto dimenticati, certo usati in misura marginale nel Primo Medioevo e in quello di mezzo. Sono nomi che riguardano figure storiche o dell’epica: Mario, riemerso dopo un lungo letargo, Attilio, Claudio, Livio, Achille, Agamennone, Aristotele, Cinzio, Ettore, Elena, Enea, Oreste, Ulisse nonché Romolo e Remo.

Nomi da altre lingue moderne

Naturalmente i nomi di origine latina e greca, ebraica, longobarda, franca, normanna non sparirono, tutt’altro. Diverso il caso degli Arabi: pur avendo influenzato notevolmente il lessico italiano (navigazione, commercio, astronomia; chimica, matematica, colori e gioielli, frutta e agricoltura in genere), non hanno lasciato tracce onomastiche nei prenomi, se non Meschino, divenuto poi aggettivo degradato semanticamente e dunque non più usato come nome di persona (e reso popolare dal romanzo epico medievale Il Guerrin Meschino di Andrea da Barberino). Gli Arabi, infatti, non si fusero con le popolazioni indigene sul piano religioso (e scarsamente sul piano sociale); i loro nomi non si intrecciarono con quelli latini o greci o germanici né vi furono santi cristiani con nomi arabi.

A motivo della dominazione straniera in Italia – catalana, castigliana, francese, austriaca – in un primo tempo, e poi per i sempre più frequenti scambi linguistici e culturali, si sono invece diffusi in Italia nomi prestati dallo spagnolo, dal francese, dal tedesco e, in particolare nel XX secolo, dall’inglese. Tra questi possono ricordarsi, dalla penisola iberica, Ramiro, Gertrude e Rodrigo, nonché Ines e Alvaro, anche perché la trasmissione per via libresca ha portato a uno spostamento d’accento rispetto alla lingua di provenienza (in spagnolo erano e sono Inés e Álvaro). Anche dall’Europa settentrionale e orientale sono penetrati in Italia numerosi nomi divenuti popolari, come gli slavi Ivan, Sofia e il suo diminutivo Sonia, Boris, Igor; d’origine scandinava è Oscar.

Dalla letteratura e dal teatro

In particolare nel XIX e nel XX secolo si sono diffusi ampiamente nomi derivanti da personaggi della letteratura, del teatro di prosa e del teatro lirico – Aida, Amneris, Desdemona, Liù, Malvina, Rossana, Vanessa, ecc. – e nomi derivanti da cognomi di personaggi della storia e della politica, da protagonisti dello sport e dello spettacolo (specie cinema e tv), nomi ideologici da forme del lessico comune o indicanti toponimi sedi di rivendicazioni indipendentiste o di battaglie, nonché i prenomi di moda d’origine francese, spagnola, inglese, tedesca, slava, scandinava.

Un caso particolare è costituito da Ornella, personaggio del dramma di Gabriele D‘Annunzio La figlia di Iorio, scritto nel 1903 e rappresentato dal 1904; la convinzione che anche questo fosse un nome (soltanto) letterario è svanita quando nel dizionario dei nomi italiani di Alda Rossebastiano e Elena Papa (Torino, Utet 2005), è stato documentato più volte il nome prima di quelle date.

Nomi ideologici dal lessico o dall’onomastica

Negli ultimi due secoli hanno avuto una limitata diffusione alcuni nomi ideologici legati al Risorgimento, all’irredentismo, alle guerre di conquista italiana in Africa, alla prima guerra mondiale, al socialismo, all’anarchismo, all’anticlericalismo, alle lotte operaie, al fascismo. Tali nomi sono tratti tanto dal lessico – Ateo, Avanti, Idea e Solidea, Progresso, Riscatto, ecc. – quanto dall’antroponimia, ossia da nomi e cognomi di personaggi distintisi per le proprie idee o azioni – Azeglio, Badoglo, Battisti, Benso, Bixio, Cafiero, Caserio, Cattaneo, Ferrer, Lenin, Mameli, Marx, Menotti, Oberdan, Ricciotti – e dalla toponimia – Adua, Ainzara, Asmara, Bengasi, Gorizia, Libia, Magenta, Mentana, Nizza, Tolmino, Trento, Trieste, Tripoli ecc.

Nomi trasparenti

Il Novecento ha recuperato e ampliato il repertorio dei nomi trasparenti femminili, corrispondenti a voci di lessico ancora in uso: Aurora, Azzurra, Chiara, Costanza, Dalia, Fiore, Fortuna, Gaia, Gardenia, Giada, Gioia, Gloria, Iris, Letizia, Luna, Margherita, Preziosa, Primula, Serena, Sole, Viola, ecc. alcuni dei quali giù medievali.

Al contrario gli ultimi decenni hanno decretato la scomparsa (provvisoria?) dei nomi trasparenti maschili, allusivi in genere a virtù o a eventi fausti: Gentile, Grazioso, Fortunato, Gagliardo, Tranquillo, Celeste (ambigenere), Benvenuto, Bonaventura e appunto Fausto (ma non di quelli mediati da un’immagine zoofila: Lupo, Orso, Leone).

Nomi stranieri d’introduzione recente

I grandi flussi immigratori che hanno caratterizzato l’Italia negli ultimi decenni, insieme a qualche scelta esterofila delle famiglie, hanno infine portato in Italia, tra gli anni Novanta del secolo scorso e i giorni nostri, successi internazionali come Kevin o Emily e Olivia e dall’America Liam, Bryan, Dylan, e Noa(h), C(h)loe, voci francesi come Denise, Désirée e soprattutto Nicole, al momento il più frequente in Italia tra i nomi stranieri non adattati. Inoltre, l’ipocoristico Alex anche anagrafico e non solo nel linguaggio orale, gli ebraici Adam e Nathan, le forme inglesi Thomas, Samuel, Daniel, Michael, Gabriel, Nic(h)olas, Sebastian, Isabel, che si affiancano senza mai superare quelle italiane (tranne i due ultimi esempi) lo spagnolo Santiago e – appannaggio delle comunità arabofone – Rayan, Amir, Omar, Youssef.

Molti nomi stranieri si sono adattati a una grafia tendenzialmente fonetica che ha prodotto “mostri” onomastici come Caren, Chelli, Daiana, Doroti, Genis, Gennifer, Laisa, Monic, Quanita, Sindy, Stasy e poi Ciarli, Devid, , Entoni, Gheri, Saimon e Seimon, Stiv e Stivi, Timoti, Uilliam. Liberi di immaginarsi una Cherolain e un Endriu che, mettendo su famiglia, potrebbero chiamare i figli Recel e Maicol.

Il ciclo Onomastica: un mondo da scoprire è ideato, curato e scritto da Enzo Caffarelli.

Di seguito il link agli interventi già pubblicati:

Immagine: Aurora ad Aquisgrana (Germania), via Wikimedia Commons