Siamo giunti all’ultima puntata del nostro viaggio attraverso le opere letterarie in cui la lingua e le sue regole grammaticali hanno un ruolo almeno di co-protagonista. Vedremo che questo filone non riguarda solo la letteratura per ragazzi in lingua italiana, ma anche, ad esempio, quella in francese o inglese.

Drilla invece di penna

Cominciamo da quest’ultima. Del 1996 è Drilla, libro per ragazzi dello scrittore statunitense Andrew Elborn Clements, già insegnante, che verrà pubblicato in Italia l’anno successivo per Rizzoli. Questa storia alla scoperta dell’origine, del funzionamento e dell’importanza del lessico ha come protagonista Nick, un ragazzino vivace e creativo che un giorno decide di inventare la parola “drilla” per sostituirla a “penna”, convincendo i suoi amici a fare altrettanto, con tanto di giuramento formale, in considerazione del fatto che, come gli ha insegnato Mrs Granger, è la comunità dei parlanti che decreta il significato di una parola.

Il lessico è al centro anche di molti libri del parigino Erik Orsenna, scrittore, premio Goncourt 1988, membro dell’Académie Française, consigliere dello Stato francese. Nel romanzo La grammatica è una canzone dolce (2001) due fratelli, Giovanna e Tommaso, naufragano su un’isola particolare, perdendo tutto, financo le parole. Dal mare tornato calmo emergono di tanto in tanto alcune letterine in plastica dello Scarabeo, gioco di intrattenimento molto in voga sulla nave da crociera affondata, nonché alcune parole provviste di definizione, staccatesi dai dizionari colati a picco assieme alla nave, che si attaccano sulla pelle della ragazza come tatuaggi.

L'isola della grammatica vivente

L’isola in cui approdano è una specie di grammatica vivente dove ci sono botteghe che vendono parole (parole desuete, ripescate dall’oblio per esprimere quello che non ha più un nome o per sostituire quelle che, ripetute troppe volte, hanno perso la loro forza; per quelle rare è però necessario l’intervento della nominatrice, una signora vecchissima che sembra una sciamana); sull’isola c’è anche una città abitata non da persone, ma da parole (descritte come «bestioline molto suscettibili»), che si sono ribellate a una vita da schiave e ora vivono allegramente insieme, organizzate in tribù (nomi, articoli, aggettivi…) –  alcune delle quali si frequentano assiduamente (le tribù dei nomi e degli articoli, ad esempio) – e usano il  municipio per unirsi in matrimonio (anche se sono per lo più flirt di breve durata) e l’ospedale per curarsi quando sono malate; nella città si trova anche la più utile tra tutte le industrie possibili, una fabbrica che produce frasi a partire da combinazioni di parole (affollata di varia umanità come una sala slot di Las Vegas) e i due ragazzi in poco tempo imparano a parlare in un modo nuovo. Il nemico da evitare e da combattere è il governatore Necrode, l’Erode locale che mira all’eliminazione di tutte le parole superflue (per lui «cinquecento o seicento basterebbero, semplificando la comunicazione e limitandola a quella strettamente necessaria»). L’isola delle parole farà da scenario ad altre avventure in difesa della lingua contro i tiranni e i prepotenti che vogliono impoverirla e distruggerla, come I cavalieri del congiuntivo (2004) e La fabbrica delle parole (2013).

Grammarland

Nel primo di essi l’autore ringrazia per la sua opera di divulgazione linguistica Massimo Birattari, autore a sua volta di numerosi libri per ragazzi che hanno al centro della narrazione la grammatica. Tra questi spiccano Benvenuti a Grammaland (2011) e il sequel Terrore a Grammaland (2018), pubblicati entrambi da Feltrinelli. Grammaland è un parco divertimenti che un insegnate precario ha deciso di trasformare in un parco a tema sulla grammatica, per aiutare gli studenti che devono recuperare lacune ortografiche e grammaticali. Così, in questo parco, i ragazzi giocano al tirassegno, fanno i giri sull’ottovolante, attraversano la giungla e percorrono il tunnel degli orrori seguendo le corrette regole di accenti e apostrofi, uso della q e delle doppie, formazione dei plurali. L’insegnamento è basato sul puro terrore («i ragazzi adorano l’horror», afferma soddisfatto il Preside che indirizza i propri studenti a frequentare il Parco), anche se le misure di sicurezza sono tali per cui i ragazzi si spaventano ma la loro incolumità è comunque garantita.

Nel sequel, la sopravvivenza di Grammaland, diventata meta anche di scolaresche in gita, è messa in pericolo dallo strapotere di Smarfonio, un telefonino gigantesco che scrive con innumerevoli errori ortografici, Straphalkion, che altera la pronuncia delle parole, e il Temibile Temistocle, dalle sembianze di  enorme foglio di protocollo che si auto-scrive con una penna stilografica seminando coniugazioni verbali inesistenti. La coraggiosa classe della  professoressa Allegra Tormenta di Tempesta e Bufera riuscirà infine a salvare il Parco ristabilendo le corrette regole grammaticali e La grammatica ti salverà la vita è il titolo della più recente avventura uscita dalla penna di Massimo Birattari (link) in cui si racconta di un gruppo di ragazzi  che, durante una terrificante settimana vissuta in una villa-castello priva di ogni collegamento di rete con il mondo esterno, si trova costretto a combattere proprio malgrado, districandosi fra vari trabocchetti per sfuggire a licantropi, vampiri, fantasmi e mostri assortiti che attaccano quando sentono l’odore degli errori di grammatica.

Nomi comuni e nomi ridicoli

Ambientazione tradizionalmente scolastica è invece quella che fa da sfondo al romanzo per ragazzi Odio la grammatica (2018) di Emanuela da Ros, insegnante e giornalista veneta, pubblicato per i tipi di Parapiglia. Linda, la protagonista del romanzo, vive la sua vita da decenne alle prese con amicizie e primi amori; fanno da sfondo le lezioni di grammatica della maestra Miranda e i compiti da svolgere in classe e a casa dedicati alle diverse parti del discorso. Il romanzo intreccia argomenti di analisi grammaticale e analisi logica, che permettono di immaginare lo svolgimento di un programma di italiano che segue una propria pianificazione ma non esita a cogliere le occasioni didattiche che una classe di ragazzini vivaci e curiosi naturalmente propone. Di fonte alle peculiarità della lingua italiana Linda e i suoi amici sfoderano l’ironia e una predisposizione naturale allo scherzo e al gioco di parole, per cui ad esempio i nomi possono essere “comuni” o “ridicoli” (come Walter per il condominio dove vive la protagonista), quelli difettivi diventano difettosi (e sono caratterizzati dalla presenza di errori di ortografia), quelli sovrabbondanti occupano così tanto spazio da costringere chi scrive a proseguire nella riga successiva (come “interruttore”), i verbi transitivi sono quelli di movimento, che appunto transitano (come “correre”). A conclusione del libro l’autrice inserisce una nota in cui dichiara il proprio amore per la grammatica, chiarendo che il libro non dovrà essere visto come un manuale scolastico in cui trovare indicazioni e suggerimenti, ma un’opportunità per incuriosirsi e riconoscere la grammatica come una “materia amica”. Il filo rosso che attraversa tutto il libro è l’umanizzazione della grammatica (“Il verbo varia così tanto che è inutile studiarlo, è meglio stargli alla larga”): lungi dall’essere una materia arida, essa si intreccia continuamente con le emozioni quotidiane di un gruppo di amici, non a caso definiti superlativi (e in qualche caso comparativi).

La domanda di Rodari

La diffusione di questo tipo di narrazioni parte dal presupposto che attraverso il gioco è possibile superare un atteggiamento di diffidenza nei confronti della grammatica, la quale, primo oggetto culturale che il bambino ha a propria disposizione, può invece riservare piacevolissime sorprese. Molti autori di narrativa per ragazzi a tema linguistico hanno un passato, quando non un presente, da insegnante, ed è naturale che questa sia la risposta alla domanda di Rodari, che si chiedeva se vale la pena che si impari piangendo quello che si può imparare ridendo.

La prima puntata – Gianni Rodari (link)

La seconda puntata - Consolo, Maraini, Orengo, Piumini, Zamponi (link)

Immagine: A fairy tale

Crediti immagine: Artist J. H. F. Bacon A.R.A. [Public domain]

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