Per chi, in Italia, abita la costa settentrionale dell’Adriatico (almeno da Venezia in su) è abitudine, soprattutto con la bella stagione, spostarsi fino in Slovenia per mangiare del buon pesce. Da Trieste si passa il confine in una mezz’ora; ancora per molti chilometri le insegne – stradali e non – riportano diciture in italiano. I nomi dei ristoranti sono in buona parte in italiano, così come il menù, che condivide con l’italiano molte delle pietanze e dei pesci che vengono serviti; all’oste e all’ostessa non dispiace parlare in italiano.

Italiano lingua ufficiale minoritaria

Sulla costa l’italiano è lingua ufficiale (ovviamente assieme allo sloveno), così come affermato negli articoli 11 e 64 della Costituzione slovena, in cui si legge anche che è garantito il diritto al libero uso dei propri simboli nazionali per preservare la propria identità nazionale, per garantire l’organizzazione e lo sviluppo di attività economiche e culturali, oltre che per la ricerca scientifica e per attività nel settore della pubblica informazione e dell’editoria.

In Slovenia l’italiano è oggi lingua minoritaria: si tratta di tracce di un più ampio uso passato, quando i territori sloveni ebbero parte in vicende legate all’Italia, già a partire dal periodo medievale fino alla più recente storia, che è più complessa e travagliata.

In base al censimento del 2002 gli Sloveni dichiaratisi di madrelingua italiana sono 3.762 (su circa 2 milioni di sloveni su tutto il territorio nazionale), concentrati in massima parte proprio sulla costa.

Cinque secoli di italiano e due di resistenza

La cultura e la lingua italiane furono profondamente radicate perché l’espansione di Venezia in Istria risale almeno al XIII secolo, quando la Serenissima cominciò ad assumere il controllo delle città costiere.

I commerci tra Capodistria e Venezia, per esempio, sono documentati fin dal 932; nel 1278 la città fu annessa alla Repubblica di Venezia, sviluppandosi sotto il profilo sia demografico che economico e assumendo una posizione di crescente rilievo nell’Istria veneziana. Anche le altre città della costa furono annesse a partire dalla seconda metà del XIII secolo, e tale situazione si mantenne piuttosto stabile fino al Trattato di Campoformio (1797) quando la Serenissima vide dissolto il suo impero. Gli oltre cinque secoli di dominio veneziano hanno lasciato un’impronta indelebile alle cittadine istriane, dal punto di vista sia architettonico e urbanistico sia linguistico.

Nell’Ottocento i territori sloveni passarono all’Impero austriaco prima e alla Francia poi (divennero parte delle Province Illiriche dal 1805 al 1813), e quindi furono posti sotto il governo di Trieste per tornare sotto il dominio dell’Impero Austriaco con la caduta del Regno Italico. Nel novembre del 1918 furono assegnati al Regno d’Italia con la Venezia Giulia e il Trentino-Alto Adige.

Divisa tra l’Italia, l’Ungheria e la Germania nel corso della Seconda guerra mondiale, la Slovenia divenne una delle sei repubbliche federate della Jugoslavia comunista.

Le città di lingua, cultura e popolazione a maggioranza italiana restarono tali fino al 1956 quando si concluse l’esodo forzato e massiccio della maggior parte della popolazione, seguìto al Memorandum di Londra del 1954 che le assegnava all’amministrazione jugoslava e le annetteva definitivamente con gli accordi italo-jugoslavi del Trattato di Osimo nel novembre del 1975.

L’Unione Italiana e la scuola

Una piccola parte degli italofoni rimase in Slovenia, e nel luglio 1944 a Čamparovica, nei pressi di Albona, fondò l’“Unione degli Italiani dell’Istria e di Fiume”, con sede a Fiume, che, non ancora svuotata dagli italiani, vide la nascita di alcune componenti fondamentali nella storia dell’Unione, che operano tutte in lingua italiana: il Dramma Italiano (compagnia di prosa), il quotidiano «La Voce del Popolo» (pubblicazione della casa editrice fiumana EDIT) e Radio Fiume. Contemporaneamente vennero istituite anche Tele Capodistria e il Centro di Ricerche Storiche di Rovigno, che è “Biblioteca depositaria del Consiglio d’Europa”, con un patrimonio di quasi 100 mila volumi.

L’Unione Italiana, dichiaratasi «organizzazione unitaria, autonoma, democratica e pluralistica degli Italiani delle Repubbliche di Croazia e Slovenia», ha ancora oggi alcune finalità principali, come «la salvaguardia e lo sviluppo dell’identità nazionale, culturale e linguistica degli appartenenti alla Comunità Nazionale Italiana».

Per l’insegnamento della lingua è stato istituito un sistema scolastico autonomo. Nei comuni dove vige il bilinguismo ufficiale sono istituite scuole di madrelingua italiana, dove l’italiano è utilizzato come lingua veicolare, mentre lo sloveno è insegnato come lingua obbligatoria. Si contano 9 istituzioni scolastiche fra Istituti Prescolari Italiani, Scuole Elementari Italiane e Scuole Medie Superiori Italiane. Nell’anno scolastico 2015/2016 nei vari gradi scolastici erano iscritti 1.140 studenti, nel 2018/2019 sono stati 1264, dati che manifestano un certo apprezzabile incremento.

L’italiano di Slovenia

Di che tipo è l’italiano che oggi parlano gli sloveni italofoni? La lingua ufficiale degli appartenenti alla nazionalità italiana è l’italiano standard. La lingua standard italiana, pur essendo considerata nella zona del litorale sloveno lingua tutelata dalla legge, è in verità usata solo in determinate zone circoscritte ed è lingua veicolare solo in alcune occasioni: scuola, biblioteca, associazioni italiane, ecc. In ambiente familiare, invece, il marchio è quello dei dialetti veneto-giuliani, una varietà di veneto coloniale, frutto della secolare dominazione veneziana sulla regione e del prestigio che, per il tramite di Trieste, il dialetto veneto continuò a esercitare anche dopo il passaggio dell’area all’Impero austro-ungarico. Si tratta di una varietà così radicata sull’intero territorio da contaminare lo stesso uso linguistico sloveno: sono italianismi (o meglio localismi) dož ‘doge’ e mona ‘sciocco’, per fare due esempi tipici di provenienza veneziana, e mulo ‘ragazzo’ e mula ‘ragazza’ di provenienza triestina.

Riferimenti bibliografici essenziali

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Le puntate del ciclo Europa e Mediterraneo d'Italia. L'italiano nelle comunità storiche da Gibilterra a Costantinopoli (a cura di Fiorenzo Toso)

Introduzione: Le lingue d'Italia fuori d'Italia, di Fiorenzo Toso (link)

1. Il monegasco del Principato di Monaco_,_ di Fiorenzo Toso (link)

2. Le lingue d’Italia a Nizza e nel Nizzardo_,_ di Fiorenzo Toso (link)

3. L’italiano della Svizzera di lingua italiana, di Laura Baranzini e Matteo Casoni (link)

4. L’italiano nel Cantone dei Grigioni: una duplice minoranza linguistica, di Maria Chiara Janner e Vincenzo Todisco (link)

Immagine di copertina: nella carta è raffigurata la Carniola, regione storica collocata tra il Friuli, la Carinzia, la Stiria, la Croazia e l’Istria, nucleo fondante dell’attuale Slovenia. Il particolare è tratto dal Neu aussgeffertigter kleiner Atlas di Johann Ulrich Muller, pubblicato a Francoforte nel 1702 presso Johann Philip Andrea. Crediti immagine: Idea rare maps (link).