Giusto qualche settimana fa, il 17 febbraio, l’Italia ha celebrato la Giornata Nazionale del Gatto – una festa nata nel 1990 e dedicata agli oltre otto milioni di felini domestici con i quali dividiamo le nostre case e al numero imprecisato ma comunque molto elevato di randagi e di quelli che vivono nelle colonie e nei gattili. Ma non solo i gatti hanno una loro festa, che peraltro diventa mondiale l’8 agosto con il World Cat Day e, in barba a tutte le superstizioni, più specifica per i gatti neri il 17 novembre: ci sono, giusto per citarne alcune, le feste del criceto (24 aprile), degli uccelli migratori (10 maggio), delle api (20 maggio), della tartaruga (23 maggio), del pappagallo (31 maggio), della tigre (29 luglio), dell’elefante (12 agosto), del rinoceronte (22 settembre), del coniglio (27 settembre) per culminare nella Giornata Mondiale per i Diritti degli Animali il 10 dicembre e nella festa di Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, il 17 gennaio. Non solo animali domestici, quindi, ma anche animali esotici e soprattutto animali a rischio estinzione.

Simboli e mascotte

L’uomo e gli animali: un rapporto speciale da sempre che, tra mitologia e magia, esoterismo e superstizione, travalica i confini pratici della convivenza tra specie diverse seppure tutte riconducibili allo stesso Regno (“Animalia”, secondo la nomenclatura tassonomica dello scienziato svedese Carl Nilsson Linnaeus) per spostarsi nell’affascinante mondo dei simboli. Da sempre, infatti, il simbolismo animale, con tutte le componenti culturali, religiose e di folklore, è un elemento presente e fondamentale nella vita dell’uomo: oggetti di culto nelle antiche civiltà (l’antico Egitto non venerava solo il gatto come animale sacro, ma anche il cane, imparentato con Anubi, il dio incaricato di portare le anime dei morti al giudizio finale; e anche nell’altra grande civiltà del Mediterraneo, quella greca, era Cerbero, il mostruoso cane a tre teste, a custodire l’ingresso dell’Ade); animali totem nelle culture sciamaniche come quella degli Indiani d’America (l’aquila, ad esempio, che vola più in alto di ogni altro essere vivente, è la personificazione del Grande Spirito, mentre il cavallo è il simbolo della libertà, la civetta della saggezza, il bisonte dell’abbondanza); simboli di imperi (l’aquila, simbolo dell’Impero Romano e delle sue legioni), di regni (nello stemma reale del Regno Unito c’è un leone rampante), di casate (tra le nobili e antiche famiglie della città dell’Aquila, il nome della famiglia Dragonetti richiama il drago – dal greco δράϰων con l'omologo significato di ‘serpente’ – presente  sul suo stemma; tre api d’oro in campo azzurro sono, invece, nello stemma di un’antica famiglia romana di origini toscane, quella dei principi Barberini), di nazioni (il lupo appenninico è l’animale simbolo dell’Italia, il delfino lo è della Grecia, il gallo della Francia, l’aquila calva e il bisonte degli Stati Uniti) e di città (un leone alato è il simbolo del comune di Venezia sin da quando era una Serenissima Repubblica, della Provincia e della Regione Veneto, oltre a comparire nello stemma della Marina Militare Italiana; l’orso è, invece, il simbolo della città di Berlino; questi stessi simboli, in oro e argento, inoltre, ricorrono nelle statuette-premio delle manifestazioni cinematografiche internazionali che si tengono in entrambe le città), impressi su vessilli, bandiere, monete e sigilli; denominazioni di formazioni militari (la famosa testuggine delle legioni romane); fino ad arrivare, in tempi più recenti, alle mascotte di manifestazioni sportive e di squadre nazionali e di club, soprattutto di calcio (la lupa di Romolo e Remo per la Roma, il toro per il Torino, mentre l'Inter prese il simbolo del “biscione” dallo stemma dell’antica famiglia milanese degli  Sforza) e rugby (la nazionale del Sudafrica è nota tra appassionati e non come Springboks, dal nome in lingua Afrikaans di un’antilope di medie dimensioni che vive nelle regioni meridionali e sud-occidentali dell'Africa, mentre quella australiana è conosciuta come Wallabies, dal nome comune di un piccolo marsupiale nativo dell’Oceania centrale e meridionale molto somigliante ad un canguro ma troppo piccolo per essere considerato tale).

Dalle favole alla politica

Da questi esempi si evince come gli animali vengano utilizzati nella simbologia per rappresentare determinate caratteristiche sia umane che divine: gli animali esprimono, infatti, la dimensione più istintiva dell’uomo e costituiscono, proprio perché guidati dall’istinto, il tramite tra il mondo celeste e il mondo terreno, il trait d'union tra la dimensione materiale e quella spirituale. Per non parlare dei proverbi, dei modi di dire e delle similitudini presenti nel linguaggio comune o delle metafore e delle allegorie ispirate agli animali che si ritrovano nel vastissimo patrimonio letterario mondiale da – per citarne solo alcuni – Esopo a Fedro, da Dante Alighieri a Verga, da Orwell a D.H. Lawrence.

La simbologia animale fa parte anche di realtà apparentemente distanti come la politica: l’animale simbolo dei democratici americani è l’asino che compare per la prima volta nel 1828 mentre quello dei repubblicani è, dal 1878, l’elefante – l’umiltà e il coraggio dell’uno contro l’intelligenza e la forza dell’altro. Ma anche dell’economia e della finanza, dove aleggiano gli “animal spirits” di matrice keynesiana per descriverne emozioni, umori e trend.

Il "Toro di Wall Street" e l’orso del ribasso

Da mascotte di casa, dunque, a simboli di realtà altre, grazie all’enfatizzazione di certe caratteristiche perlopiù positive, gli amici animali sono entrati più o meno prepotentemente nei linguaggi specialistici dell’inglese e di conseguenza dell’italiano – tanto da meritarsi, nel caso dell’economia e della finanza, una statua di bronzo a Wall Street. Charging Bull, Wall Street Bull, Bowling Green Bull o il “Toro di Wall Street” come lo chiamiamo in italiano è, dal dicembre 1989, il simbolo del capitalismo a stelle-e-strisce, della forza, del potere, della speranza in un futuro migliore dopo il crack finanziario del 1987, ma anche una sorta di portafortuna per tutti coloro che operano in Borsa. Infatti, poiché il toro solleva il suo avversario verso l’alto con le corna, in un bull market (in italiano “mercato al rialzo”) quotazioni e prezzi si muovono al rialzo, grazie all’euforia d’acquisto degli operatori di Borsa. A far compagnia alla statua di un toro davanti al palazzo della Borsa di Francoforte, la città tedesca cuore finanziario dell’Unione Europea nonché sede della Banca Centrale Europea, c’è quella di un orso: il toro e l’orso che si fronteggiano sono il simbolo delle due tendenze opposte dei mercati azionari, in quanto, come l’orso atterra l’avversario con una zampata, in un bear market (in italiano “mercato al ribasso”) gli operatori prevedono un declino dei prezzi e fanno scendere le quotazioni. Ecco quindi che, sulla scia dell’inglese – si tratta, infatti, perlopiù di calchi – anche le principali testate italiane si servono di questi simboli per meglio descrivere, con titoli e frasi ad effetto conditi di queste immagini sicuramente meno tecniche ma visivamente più vicine anche all’immaginario comune, quanto accade nel panorama borsistico mondiale. Limitandoci al solo periodo tra dicembre 2018 e febbraio 2019, riportiamo alcuni esempi in ordine cronologico, tratti dalle versioni online del Sole24Ore e di MilanoFinanza (indicati rispettivamente con S24O e MF):

“Le Borse rischiano l’Orso? Cosa dicono gli analisti tecnici” (S24O, 21/12/2018);

“Da almeno due mesi le grandi banche d’affari agitano lo spettro della recessione negli Usa e non solo. Nel frattempo Fed e Bce, con tempi e modalità diverse, abbandonano la politica dei tassi a zero. Sta finendo la lunga fase del Toro per l’azionario?” (S24O, 2/1/2019);

“Credit Suisse: il rimbalzo di oggi non scaccia l’orso in arrivo” (MF, 18/1/2019);

“Wall Street, il toro gioca d'anticipo su trimestrali, dazi e Fed” (MF, 19/1/2019);

“Chi fa i soldi con l’Orso” (MF, 19/1/2019);

“Febbraio, il bis di Wall Street accarezzando il toro” (MF, 1/2/2019);

Prima flessione nel 2019. Ecco perché sui mercati è tornato l'Orso” (S24O, 9/2/2019);

L’indice Msci World ha superato la media a 200 giorni, che rappresenta lo spartiacque per il ritorno del mercato Toro, e si è riportato anche sopra le resistenze chiave dei massimi di novembre. (S24O, 25/2/2019).

Tigri economiche

Poiché le parole non seguono solo mode o tendenze ma sono piuttosto lo specchio di complesse realtà socio-culturali che interessano tutti i campi dell’attività umana (Rosati, 2004), c’è da dire che quello che è stato definito  “bestiario metaforico” (Castorina, 1999) o “zoo della finanza” (Lops, 2019) si è evoluto nel tempo, non solo arricchendosi di nuove accezioni, ma accogliendo anche nuovi esemplari. Negli anni ’90 del XX secolo, ad esempio, si parlava delle “valute dei Paesi del Sud-Est asiatico” come di tiger currencies (Castorina, 1999), ed infatti il concetto di “tigre economica” è rimasto nell’italiano dell’economia e della finanza ad indicare “le economie di Hong Kong, Singapore, Corea del Sud e Taiwan, che tra gli anni 1960 e 1990 hanno promosso percorsi di industrializzazione, cambiamento strutturale e crescita comunemente considerati di successo” (Bazzucchi-Di Tommaso, 2012). In tempi più recenti la prospettiva geografica sembra allargarsi al Sud America: “Il Brasile non è più una tigre economica” (it.euronews.com, 23/8/2018) con un’efficace descrizione in termini metaforici del fatto che quella che fino a poco tempo fa è stata la prima economia sudamericana ha fatto segnare una crescita troppo bassa per essere considerata l’economia, rampante e aggressiva come una tigre appunto, di un Paese emergente. Anche sul Sole24Ore si trova lo stesso simbolismo della tigre per descrivere un’economia emergente: “La Turchia, ad esempio, quella che fino a poco tempo fa in Europa veniva definita ‘la Cina vicina’, nel 2019 secondo le stime di Bloomberg crescerà di appena lo 0,8%. Percentuali non da Paese emergente né tantomeno da tigre economica” (S24O, 30/12/2018).

Nazioni-zecche e nazioni-maiali?

Il mondo anglosassone, tuttavia, da cui proviene la maggior parte di queste espressioni che animano e colorano l’altrimenti freddo e compassato mondo della finanza, chiamava i mercati emergenti BRICS – acronimo composto con le lettere iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, di quei Paesi cioè che, per analogia con bricks (/brɪks/, mattoni), sono stati visti come i mattoni su cui poggiava la crescita globale a cavallo tra il secondo e il terzo millennio. Le testate giornalistiche inglesi e italiane nel 2016 pullulano però di articoli riguardanti l’“irresistibile ascesa dei TICKS” (S24O, 29/4/2016) – altro acronimo che si compone con le iniziali di Taiwan, India, Cina e Corea del Sud, cioè di quei Paesi asiatici con forte sviluppo tecnologico che hanno soppiantato i BRICS come mercati emergenti. È forse azzardato parlare di una singolare quanto sospetta somiglianza tra il suddetto acronimo e il nome inglese ticks (/tɪks/, acari, zecche), come se le economie di questi Paesi si facessero strada pungolando continuamente gli avversari. Quel che è certo è che l’inglese non è nuovo a trovate linguistiche di questo genere: basti pensare che per i cinque Paesi dell’UE ritenuti economicamente più deboli fu coniato nel 2007 l’acronimo PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna), evoluzione di quel PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) già in voga negli anni ’90, che, tra un’allusione maliziosa e una neanche troppo velata offesa, richiama pigs (/pɪɡs/, maiali, suini) sia nello spelling che nella pronuncia. Probabilmente perché si è sentito chiamato in causa, l’italiano questa volta si è ben guardato dal tradurre direttamente o dal trovare una soluzione alternativa, limitandosi ad utilizzare l’acronimo in questione nella sua versione originale (se ne trovano tracce anche molto di recente: S24O, 22/1/2019, mentre in MF l’ultima citazione risale al 24/1/2018).

Unicorni e cigni neri

Non mancano altre espressioni meno frequenti o meno note ma sempre ispirate a specie animali, domestiche ed esotiche. Molte fanno parte della storia, per così dire, del lessico economico-finanziario: dal comunissimo “squalo” (dall’inglese shark: usuraio, truffatore, imbroglione) a “serpente monetario” (dall’inglese monetary snake: espressione informale per riferirsi ad un accordo stipulato nei primi anni ’70 del XX secolo dagli Stati dell’allora CEE per mantenere un margine di fluttuazione predeterminato e ridotto tra le valute comunitarie e tra queste e il dollaro), passando per le “anatre zoppe” (dall’inglese lame duck, che indica non solo un’azienda in difficoltà ma anche un politico che sta perdendo o ha perso credibilità: “Midterm, la Camera ai democratici, Trump ‘anatra zoppa’”, S24O del 7/11/2018) e le “mucche da soldi” (dall’inglese cash cow: “termine con cui si definiscono quelle aziende in grado di generare con continuità nel tempo ingenti flussi di cassa”, S24O del 15/9/2017); per arrivare al più recente “rinoceronte grigio” – un evento dirompente, negativo ma in qualche modo prevedibile, proprio come il rinoceronte che con la sua mole avverte del suo arrivo – e al suo antonimo “cigno nero” (“Un editoriale del Rénmín Rìbào, il Giornale del Popolo, metteva in guardia sugli imprevedibili ‘cigni neri’ e sui prevedibili ‘rinoceronti grigi’. «Dobbiamo impedire sia i cigni neri che i rinoceronti grigi (…) Non possiamo ridurre o ignorare piccoli segni di qualsiasi tipo di rischio», riportava l’editoriale”, www.agcnews.eu, 27/72017; in inglese grey rhino e black swan, rispettivamente, come si legge sull’Economist del 9/11/2017). Che dire infine delle “aziende unicorno” (unicorn in inglese) o semplicemente degli “unicorni”: si tratta di aziende non quotate in borsa ma valutate almeno un miliardo di dollari (“Ecco la mappa mondiale degli unicorni, l’Italia non c’è. Esistono al mondo 309 unicorni. Nessuno di loro, però, ha trovato nell’Italia il proprio habitat naturale. Stiamo parlando, ovviamente, delle startup che ce l’hanno fatta, superando il miliardo di dollari di valutazione complessiva. […] Il settore in cui è più facile imbattersi in un unicorno è quello dei servizi e software per Internet”, S24O del 27/1/2019) – una sorta di ossimoro finanziario!

Così come un ossimoro è, idealmente, quello che contrappose l’atteggiamento moderato (in inglese dovish, che corrisponde all’italiano “da colomba”) tenuto dal Governatore della BCE, Mario Draghi quando, in barba al fiero e battagliero cognome, sostenne che i tassi a lungo termine bassi fossero la chiave per una crescita stabile (S24O, 29/1/2017), dettando così le sue “regole sull’inflazione ai ‘falchi’ tedeschi” (S24O, 19/1/2017).

Biblio/Webgrafia di riferimento

AA.VV. (a cura di), 2015: Oxford Advanced Learner’s Dictionary of Current English, Oxford, OUP.

Bazzucchi Lucia e Marco Rodolfo Di Tommaso, 2012: Dizionario di Economia e Finanza, www.treccani.it/enciclopedia/

Castorina Giuseppe, 1999: Introduzione: English for Special Purposes, in AA.VV. (a cura di), Texts and Tools. Inglese per le scienze economiche, sociali, politiche e giuridiche, Bologna, Monduzzi.

Lops Vito, 2019: Lo zoo della finanza, www.ilsole24ore.com

Ragazzini Giuseppe, 2019IV: Dizionario Inglese-Italiano/Italiano-Inglese, Bologna, Zanichelli.

Rosati Francesca, 2004: Anglicismi nel lessico economico e finanziario italiano, Roma, Aracne.

Immagine: Il toro di Wall Street

Crediti immagine: Elisa Rolle [CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)]

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