A don Lorenzo Milani, celebre educatore e insegnante, stava davvero a cuore sottolinearlo: non c'è nulla di più ingiusto che far parti uguali tra disuguali; del resto già Albert Einstein ci aveva messo in guardia dall'insidia rappresentata da quelle “parti uguali_”_: «ognuno di noi – scriveva il grande fisico – è un genio, ma se si giudica un pesce dalla sua capacità di arrampicarsi sugli alberi, lui trascorrerà la vita a credersi stupido».

Le conoscenze acquisite

In tempi più recenti il dibattito educativo ha sentenziato, analogamente ma meno filosoficamente, che le prove di verifica strutturate e uguali per tutti (come le INVALSI) sono utili a stabilire le conoscenze acquisite, ma non lo son certo per certificare le competenze, didattiche e trasversali, essendo entrambe attitudini ben più complesse, per altro basilari nel monitoraggio della crescita intellettuale dei ragazzi.

Eppure nell'ultimo decennio le prove INVALSI sono state – e verosimilmente saranno, salvo modificazioni legislative – il più importante strumento ministeriale destinato al monitoraggio del livello d'apprendimento degli studenti italiani, soprattutto per quel che riguarda il primo ciclo d'istruzione. Cerchiamo pertanto di ricostruirne genesi e impostazione.

L'INVALSI è una prova scritta, di italiano e di matematica, che ha lo scopo di valutare l'apprendimento dei discenti delle scuole Primaria e Secondaria; il test bipartito, i cui contenuti sono assemblati dall'Istituto per la Valutazione del Sistema d'Istruzione, è stato introdotto dalla Legge n°176 del 25 ottobre 2007 e, dopo esser stato somministrato a scopo puramente statistico nel corso dell'esame di Stato 2008, dall'anno successivo partecipa alla valutazione finale del primo ciclo d'istruzione. La struttura della prova d'italiano, perfettamente in linea con le Indicazioni nazionali 2012, è costituita da due parti, una di comprensione del testo (proposto in forma continua, ossia con più frasi raggruppate in paragrafi e capitoli, o in forma non continua, ossia con elementi non verbali, come grafici e tabelle) e una di riflessione sulla lingua. Per ciò che concerne il formato dei quesiti, essi sono a loro volta di due tipi, a risposta chiusa e a risposta aperta: i primi possono presentarsi in forma semplice (ossia con una sola domanda e quattro alternative di risposta), in forma complessa (con più domande e due o più alternative di risposta), di tipo cloze (con l'inserimento di una parola in una lacuna di un testo) o di tipo matching (in cui mettere in relazione gli elementi di una lista con quelli di un'altra); i secondi, invece, possono essere a risposta univoca, con una sola possibile risposta corretta breve oppure a risposta articolata, con una risposta più argomentata e diverse possibilità.

Le tre competenze

Ai fini della valutazione degli studenti, il Quadro di riferimento di italiano delle INVALSI distingue tre livelli: la competenza pragmatico-testuale, la competenza grammaticale e infine quella lessicale. Il primo livello si riferisce alla capacità di cogliere l'organizzazione del testo scritto, attraverso il riconoscimento dei fenomeni di coesione e di coerenza testuale, gli aspetti pragmatici del linguaggio e le inferenze utili a desumere eventuali contenuti impliciti. Il secondo livello, invece, concerne la capacità di individuare le strutture ortografiche e morfosintattiche della frase semplice e complessa (fonologia, interpunzione, flessione, categorie lessicali, sintassi), in funzione della loro pertinenza testuale; il terzo livello – infine – mira a sviluppare la capacità di ricostruire il significato di un vocabolo o le relazioni di significato tra i vocaboli, nei vari contesti (formazione delle parole, polisemia, campi semantici, ecc.).

Ora, occorre anzitutto domandarsi quale finalità abbiano i test INVALSI, ovverosia se essi puntino sulla valutazione del singolo studente o se piuttosto abbiano una portata “sistemica” vòlta a chiarire il livello generale della scuola, allo scopo di decidere – attraverso l'intervento ministeriale – quali interventi migliorativi effettuare e dove effettuarli. Evidentemente il legislatore ha puntato sul secondo obiettivo, in modo da rendere accessibili informazioni sintetiche sugli aspetti chiave del sistema didattico nazionale e palesare lo stato di salute dell'istruzione.

Il problema è, va da sé, conciliare una prospettiva ampia e “sistemica” con l'operato delle singole istituzioni scolastiche: infatti i test INVALSI non possono sostituire le valutazioni sui singoli studenti, né gli interventi ad hoc dei singoli docenti o dirigenti; tuttavia le prove nazionali sono state concepite per confrontarsi con i livelli europei d'istruzione e, a detta dei sostenitori dell'Istituto per la Valutazione del Sistema d'Istruzione, esse non sostituiscono le singole valutazioni, ma risultano di fondamentale importanza per poter apportare i correttivi necessari a pareggiare il sistema d'istruzione nazionale con quello degli altri Stati europei.

La presunta “valutazione inaffidabile”

Ciò nonostante, nel corso dell'ultimo decennio molte critiche sono state avanzate nei confronti della presunta “valutazione inaffidabile” delle INVALSI o della loro reale efficacia nel determinare il grado d'apprendimento degli alunni, essendo quest'ultimo l'insieme di più fattori didattici e metodologici difficili da “misurare”.

Per cui, riassumendo le posizioni dei detrattori delle prove nazionali, alcuni hanno sostenuto che esse costruiscano classifiche e gerarchie piuttosto che testare il sistema d'istruzione; altri hanno supposto che esse contribuiscano a creare scuole di serie A e scuole di serie B, piegando la didattica – universo complesso – alla soluzione di un test strutturato; altri ancora, infine, hanno ipotizzato che le prove nazionali  non solo non rimuovano gli ostacoli che limitano gli alunni in difficoltà per motivi intellettivi, economici, sociali o relazionali, ma che al contrario cristallizzino le differenze tra gli studenti, facendo diventare un “peso morto” i discenti svantaggiati.

Di più: recentemente anche il mondo universitario europeo, non solo italiano, ha iniziato a nutrire un marcato scetticismo in merito alla validità pedagogica e conoscitiva dei test strutturati come quelli INVALSI, ma anche come quelli, molto simili, elaborati dal programma P.I.S.A. (Programme for International Student Assessment) dell'OSCE (l'organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), promosso con cadenza triennale per accertare le competenze degli adolescenti scolarizzati in Europa. Al riguardo, diversi studi accademici hanno messo in dubbio la solidità dei test a stimolo chiuso e risposta chiusa e la loro inadeguatezza nella certificazione delle competenze, didattiche e trasversali.

Risultati scadenti nel 2009 e 2010

A questo punto però, di là dai pro e dai contro circa l'utilità oggettiva delle prove INVALSI, occorre domandarsi quale sia stato (e sia) il loro impatto sugli alunni del primo ciclo d'istruzione. Prenderemo come riferimento la scuola secondaria di I grado, nella quale i test costituiscono un comparto consistente delle prove scritte nell'esame di Stato, e limiteremo l'indagine alla sola riflessione sulla lingua, ossia alla somministrazione dei quesiti di interesse grammaticale e lessicale.

I test 2009 e 2010 hanno registrato, a livello nazionale, un drammatico abbassamento del livello dei risultati ottenuti dagli studenti, presumibilmente per varie concause, tra le quali la difficoltà dei quesiti proposti e la presenza tra di essi di argomenti di studio poco affrontati nel corso dell'anno, come per esempio quelli fonologici e ortografici. Poi, dopo alcuni anni con risultati relativamente confortanti, la prova INVALSI d'italiano 2016 ha nuovamente evidenziato marcate difficoltà: non a caso è ricomparsa l'ortografia. Allo scopo di trovare una o più motivazioni a questi risultati uniformemente negativi, credo sia utile operare una sorta di confronto sinottico tra le prove proposte, dal 2008 al 2016, nell'esame conclusivo del primo ciclo d'istruzione.

Secondaria di I grado, dal 2008 a oggi

Nel test 2008, l'unico con valore puramente statistico, la sezione grammaticale prevedeva nove quesiti, cinque sulla sintassi della frase semplice e complessa (ad esempio “Quali delle seguenti frasi contiene una subordinata consecutiva?” oppure “Quale di queste frasi contiene un complemento di modo?”) e quattro d'interesse morfologico (ad esempio “Unisci le seguenti frasi inserendo il pronome relativo nella forma corretta” oppure “In quale delle seguenti frasi è presente un verbo riflessivo?”). La grammatica della prova INVALSI 2009, una di quelle con i risultati più scadenti, proponeva invece quattro quesiti di sintassi (ad esempio “Quale dei seguenti periodi è formato da una frase principale e una subordinata?”), due di morfologia (ad esempio “In quale delle seguenti frasi è presente un verbo passivo?”), due di carattere morfo-sintattico (ad esempio “Come potresti sostituire 'visto che' nel seguente periodo?”) e uno ortografico (“Quale segno di punteggiature è sbagliato nel seguente periodo?”). Il test 2010, forse quello dagli esiti più preoccupanti, presentava cinque quesiti sintattici (ad esempio “In quale dei seguenti periodi c'è una frase subordinata oggettiva?”), quattro morfo-sintattici (ad esempio “Scegli la congiunzione che connette in modo appropriato le seguenti frasi”) e uno ortografico (“Nella frase 'un'autostoppista mi chiese un passaggio', l'autostoppista è uomo o donna?”).

La prova 2011 evidenziava nel complesso un'analoga distribuzione dei quesiti: quattro sintattici (tipo “Indica la frase in cui c'è un predicato nominale”), quattro morfologici (ad esempio “Nella frase 'Laura e Davide sono stati i migliori della scuola', c'è un aggettivo di quale grado?”); compariva però anche la competenza lessicale e testuale, in due quesiti (“Per ognuno dei seguenti nomi indica se si tratta di una parola di base o di una parola derivata” e “Per ogni espressione della prima colonna indica la spiegazione logica tra quelle proposte”).

Nel test successivo, quello 2012, ecco che il rapporto tra quesiti morfo-sintattici e quesiti lessicali e testuali si pareggiava, senza tralasciare l'ortografia: erano infatti presenti quattro quesiti sintattici (“Individua il soggetto nelle seguenti frasi”) o morfo-sintattici (“In quale delle seguenti frasi 'lungo' è usato come aggettivo?”), due di carattere lessicale (“Quale tra i seguenti termini è un nome derivato?”), tre di semantica testuale (ad esempio “metti in relazione le frasi della colonna di sinistra con le affermazioni della colonna di destra”) e uno specificamente ortografico (“Nella seguenti frasi scegli la forma corretta tra 'te l'ha-te là-tel'ha'”).

Dei dieci quesiti totali della prova 2013, la metà erano d'interesse morfologico o morfo-sintattico ( come, per esempio, “Nel testo seguente sottolinea tutti gli articoli” oppure “Indica quale tipo di proposizione introduce il 'che' in ognuna delle frasi elencate”); due, invece, riguardavano la sintassi della frase semplice (tipo “Nella frase 'secondo l'allenatore di Stefano sciare è lo sport migliore' qual è il soggetto?”), uno era di carattere lessicale, àmbito formazione delle parole (“In quale delle seguenti parole il prefisso 'auto' non significa 'da sé'?) e i due rimanenti riguardavano l'area della semantica testuale (ad esempio “Nella frase 'è un uomo grossolano e irascibile' compaiono due aggettivi qualificativi. Trova per ciscuno un sinonimo e un contrario”). Nel test 2014 tornavano a prevalere i (quattro) quesiti sintattici (come “Nel periodo 'Luca mi ha chiesto quando arriverà l'aereo', che tipo di subordinata è 'quando arriverà l'aereo'?); tre, invece, erano morfologici (tipo “In quale delle seguenti frasi c'è un'unità polirematica?”) e due lessicali, àmbito formazione delle parole (“Indica in quali dei seguenti aggettivi -in è un prefisso con valore negativo”).

Con il test 2015 si è assistito a una netta inversione di tendenza: i quesiti sintattici (tre, come per esempio “Individua il soggetto nelle seguenti frasi”) e quelli morfologici (uno solo, “Cerchia tutti i nomi nella frase seguente”) sono stati rimpiazzati dalle più numerose domande afferenti la testualità (ad esempio “Indica il significato dell'espressione idiomatica 'arrampicarsi sugli specchi', presente nel seguente testo”). Infine, nella prova 2016, parte dell'esame dello scorso anno scolastico, è tornata l'ortografia (“Quale delle seguenti parole contiene un dittongo”); accanto ad essa l'immancabile sintassi (“Individua nelle seguenti frasi il predicativo del soggetto e il predicativo dell'oggetto”) e la morfologia (“In quale delle seguenti frasi 'vicino' ha la funzione di aggettivo?”), ma anche il lessico (“In quale delle seguenti parole bi- è un prefisso che significa 'doppio'?”) e la semantica testuale (“Per ogni espressione della prima colonna, scegli la spiegazione corretta tra le due proposte”).

Ortografia, fonologia e morfologia di base

Riassumendo, degli ottanta quesiti relativi alla riflessione sulla lingua somministrati sinora dall'INVALSI nelle prove conclusive del primo ciclo d'istruzione, ben trentadue hanno riguardato la sintassi della frase semplice e complessa, venti la morfologia (e l'ortografia), nove la morfo-sintassi, dodici l'area della testualità e sette il lessico, àmbito formazione delle parole.

In generale la sezione grammaticale della prova d'esame ha sempre creato disagi e grattacapi tra gli studenti; però, percentualmente, lo ha fatto soprattutto nei test con domande d'ortografia, fonologia o morfologia di base, argomenti che – solitamente – nel corso dell'ultimo anno della Secondaria di I° grado non si riaffrontano o si ripassano molto sommariamente, per ovvie questioni di tempi e di programmazioni.

Pertanto, in conclusione, credo che per elevare il livello dei risultati studenteschi e limare i disagi di una prova certo discutibile ma sempre presente (attualmente il legislatore sta ponderando l'inserimento dell'INVALSI nella nuova maturità, senza oneri sul voto finale, e l'aggiunta dell'inglese in quella per la Secondaria di I° grado), sarebbe necessario il ripasso sistematico delle programmazioni grammaticali dell'intero percorso scolastico, indugiando anche su argomenti sovente dati (erroneamente) per acquisiti o ripresi soltanto in modo superficiale.

Bibliografia di riferimento

G. Dolcini, Guida alle esercitazioni per le prove INVALSI di italiano, Gruppo Editoriale Raffaello, 2012.

A. Pellizzi, Italiano, prove nazionali per la Scuola Secondaria di primo grado, Edizioni La Spiga, 2013.

R. Zordan, Prove INVALSI di italiano, quaderno operativo, Fabbri Editori, 2011.

Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice Fiorentina, 1967.

Sitografia di riferimento

www.INVALSI.it (area prove e area precedenti rilevazioni)

Immagine: Stemma ufficiale INVALSI

Crediti immagine: Paolomazzoli [CC BY-SA 4.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0)]

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata