Secondo la cosiddetta sindrome dello stagno, proposta dal giornalista e scrittore Roy Peter Clark allo scopo di porre l’attenzione sui deficit dello scrivente d’ogni età, quando leggiamo possiamo nuotare all’interno di un vocabolario vasto come un lago; ma esso si restringe all’improvviso, quando scriviamo, sino a diventare uno stagno.

Non a caso Cesare Segre, accademico della Crusca, lamentava – a proposito della lingua degli studenti e della classe politica – un’endemica povertà lessicale, unita all’incapacità cronica di costruire frasi complesse in grado di riassumere, raccontare o riferire di un evento. Limiti non certo trascurabili, perché ostacolo alla presa di coscienza del mondo e della realtà: come dire, chi mal si esprime è incapace tanto di giudicare quanto di proporre ragionamenti di un certo pregio.

Il gruppo di lavoro coordinato da Serianni

E ancora: Tullio De Mauro, sulla falsariga dell’invettiva di Segre, ricordava che, per combattere l’analfabetismo funzionale e formare cittadini consapevoli, occorre dare a tutti la possibilità di ragionare su dati di fatto o documentare le proprie scelte, allenando la comprensione e il senso critico degli scriventi, a partire dall’età scolare.

Ora, di recente il Gruppo di lavoro coordinato dal linguista Luca Serianni e nominato presso il MIUR, con il compito di fornire indicazioni operative sulle prove scritte al termine della scuola secondaria di primo grado (e suggerire modalità di verifica delle competenze di italiano), ha elaborato il Documento di orientamento per la redazione della prova scritta di italiano.

Vademecum di indubbio interesse, presentato dalla Ministra Fedeli lo scorso gennaio e redatto sulla base del combinato disposto delle più recenti novità legislative, legate alla valutazione di apprendimenti e competenze (D.Lgs 62/2017) e alla riforma dell’esame conclusivo del primo ciclo d’istruzione, di cui al D.M. 741/2017.

Il riassunto!

Il Documento di orientamento, va specificato, costituisce solo una traccia per le Commissioni d’esame, libere poi di definire le prove tenendo conto delle Indicazioni Nazionali e della presenza dei vari bisogni educativi speciali (BES) nei singoli istituti scolastici.

Inoltre, come Luca Serianni ha avuto modo di precisare a più riprese, indipendentemente dalle prove d’esame il Documento rimarca l’opportunità – come preciseremo in séguito – di esercitare la pratica didattica del riassunto, attività basilare per la riformulazione o la gerarchizzazione dei contenuti e passaggio irrinunciabile per la verifica della comprensione di un testo.

Tre prove

In sintesi, il vademecum d’orientamento – che anzitutto sconsiglia il cosiddetto tema libero – ha una precisa ratio, riconducibile a precisi dettami metodologici, i quali consigliano (a scelta) il ricorso a più prove:

- la prima: un testo narrativo, che tragga spunto da un input letterario, una frase chiave o un’immagine (accompagnati da precise indicazioni in merito al contesto, all’argomento, allo scopo e al destinatario) o un testo descrittivo, che sviluppi e affini l’osservazione e l’immaginazione;

- la seconda: uno scritto che induca gli alunni ad argomentare, magari chiedendo loro di costruire un dialogo tra due interlocutori su un tema dato oppure lo sviluppo di una tesi rispetto alla quale si chiede di contro-argomentare;

- la terza: prove di comprensione di un testo letterario, divulgativo o scientifico, anche attraverso precise richieste di riformulazione, riscrittura, riduzione o sintesi parafrastica.

Dunque tre modelli ad ampio spettro, volti a saggiare più capacità, tra cui la comprensione e la sintesi del testo e non soltanto la libera creatività.

Ora, la buona comprensione o rielaborazione di un testo scritto non è competenza afferente soltanto al mondo della scuola: piuttosto è requisito di cittadinanza attiva e consapevole – puntualizza Serianni – che coinvolge la società nel suo insieme.

L’analfabetismo funzionale

Non è bene cedere al disfattismo, nonostante i dati provenienti dalle indagini OCSE attestino intorno al 70% la percentuale degli analfabeti funzionali nel Bel Paese; tuttavia l’impianto teorico e didattico su cui poggia l’insegnamento dell’italiano andrebbe riveduto. Ma perché? Intanto per un motivo pratico e immediato: i contenuti teorici grammaticali e lessicali, proposti dagli insegnanti, sono scarsamente funzionali per la padronanza della lingua scritta e sovente si riducono a esercizi compilativi, i quali richiedono di applicare diafane regolette piuttosto che stimolare una seria riflessione sul funzionamento della lingua o sull’architettura del testo (non a caso è la linguistica testuale, che indaga su coerenza e coesione, a indicar la via, non già la salmodiante ripetizione delle regole codificate dall’uso).

Muoversi correttamente tra le insidie della lingua presuppone, come condicio sine qua non, un’attitudine alla riflessione metalinguistica e ciò non riguarda solo la grammatica, bensì anche il lessico e la semantica. Inoltre occorre che vengano impartite le necessarie procedure per impostare un ragionamento, organizzare logicamente i dati a disposizione – ancora una volta Luca Serianni docet –, sviluppare deduzioni o spiegare efficacemente facendo ricorso a risorse retoriche e argomentative. Del resto, il presupposto di fondo di un buon testo, argomentativo in particolare, è il rispetto della coerenza testuale e a questa si arriva attraverso lo smontaggio dei nuclei informativi e il riassunto, come ricordavo in apertura.

Il riassunto, mediante la gerarchizzazione dei dati significativi, educa alla sintesi, limita l’inutile verbosità e verifica puntualmente la padronanza linguistica.

Il pensiero critico

Peraltro – per concludere – le indicazioni e i consigli del Gruppo di lavoro ministeriale, coordinato da Serianni, non hanno mai messo in discussione il tema (come qualche arguto commentatore, perlopiù nel Web_,_ aveva paventato: ennesima dimostrazione che l’universo social non è che una barbara fucina di pareri fai-da-te); piuttosto, attraverso il Documento, si è cercato anzitutto di fornire utili consigli agli addetti ai lavori, allo scopo di diversificare le metodologie didattiche e renderle più efficaci.

Inoltre si è cercato di palesare la consapevolezza che l’esame di italiano, tanto nel testo scritto quanto in quello orale, non è una mera chiacchierata sulla lingua; al contrario, gli alunni devono ricorrere al pensiero critico, allo scopo di formulare un discorso coerente e coeso, costruito mediante scelte espressive adeguate.

Bibliografia essenziale

1. Roy Peter Clark, Writing Tools: 50 essential strategies for every writer, Little, Brown&Company, 2008

2. Cesare Segre, Opera critica, Milano, Mondadori, 2014

3. Tullio De Mauro, La cultura degli italiani, Bari, Laterza, 2004

4. Documento di orientamento per la redazione della prova scritta d’italiano nell’Esame di Stato conclusivo del primo ciclo, Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, 2017

5. Luca Serianni, Per l’italiano di ieri e di oggi, Bologna, Il Mulino, 2017.

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