In occasione della XX Settimana della lingua italiana nel mondo, che si svolge dal 19 al 25 ottobre 2020 e ha come titolo "L'italiano tra parola e immagine: graffiti, illustrazioni, fumetti", il magazine “Lingua italiana”-Treccani.it ospita un articolo che, rimandando all’universo del “graffito virtuale” inciso nella bacheca di Instagram, social medium di grande successo tra i giovani, mostra le potenzialità didattiche dell’intreccio tra parola e immagine all’interno di un progetto, qui oltre descritto dal suo animatore, il professor Giuseppe Noto, realizzato da alcuni studenti universitari e da questi ultimi portato avanti in una scuola superiore con risultati molto interessanti.
Il gruppo danteSCO (Scuole, Case circondariali e Ospedali) è formato da studenti e neolaureati del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino e si propone di sperimentare soluzioni didattiche innovative applicate all’opera di Dante. Sulla scia dell’esperienza condotta nelle scuole secondarie superiori negli ultimi sei anni dagli studenti di Per correr miglior acque – Scuola, le sperimentazioni si sono progressivamente estese alle sezioni ospedaliere delle scuole secondarie e alle case circondariali (polo universitario dell’Università di Torino).
Sono veramente felice di poter presentare qui l’esperienza di dante_social. Originariamente, il progetto doveva essere solo una delle attività proposte per l’anno 2019/2020 dal gruppo danteSCO. Tuttavia, gli avvenimenti della primavera del 2020 e la conseguente chiusura delle scuole hanno determinato necessari cambiamenti dei piani iniziali – dante_social è stata l’unica proposta di danteSCO concretamente realizzata in questo anno scolastico – e delle modalità pratiche di realizzazione dell’attività, che ha finito per svolgersi completamente a distanza.
Io sono responsabile scientifico e coordinatore didattico del progetto, ma in realtà hanno fatto tutto le e gli studenti, insieme alla docente della classe coinvolta: di mio c’è solo una supervisione generale e un invito iniziale a riflettere su come proporre oggi Dante nelle scuole. Alle e agli studenti va tutta la mia ammirazione; e davvero di cuore li “ringrazio per avermi stupito”.
Giuseppe Noto
(professore di Filologia e linguistica romanza presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Torino)
Introduzione
Anche se il 90% del lessico fondamentale dell’italiano oggi in uso pare essere già attestato nella Commedia, questo non basta a rendere il poema dantesco facilmente avvicinabile. La distanza culturale e temporale - o, come direbbe Segre, ‘epistemica’ - può scoraggiare anche il lettore meglio intenzionato, ed è sicuramente un ostacolo che si frappone tra la comprensione (e l’apprezzamento) del testo e lo studente della scuola superiore che si trova a dover fare i conti con la Commedia, per giunta non per sua volontà.
Certo, i commenti, le edizioni scolastiche in particolare, hanno proprio questo obiettivo, ovvero rendere più comprensibile il dettato, la visione del mondo, il significato (o i significati) del poema. E la passione profusa dagli insegnanti nelle spiegazioni – qualcuno potrebbe obiettare – non è forse contagiosa? Non conduce gli studenti ad apprezzare quella straordinaria narrazione che è la Commedia?
Ebbene, nonostante queste due forme di mediazione, molto spesso la grande opera di Dante rimane distante dagli studenti, che magari si appassionano pure all’architettura dei tre regni, alle vicende dei grandi personaggi, alla missione del pellegrino Dante, ma evitano il confronto diretto con il testo. Proprio dalla volontà di promuovere la lettura da vicino del poema, e non solo la sua conoscenza astratta e passiva, nasce dante_social; il progetto, rivolto agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori, vuole proporre un approccio innovativo alla Commedia che passa per Instagram. I partecipanti sono chiamati a lavorare a stretto contatto con il testo dantesco per produrne una transcodifica attraverso i post e le stories del social network. Per lo svolgimento del progetto la classe viene divisa in gruppi; a ogni gruppo è assegnato un canto sulla base del quale portare a termine due consegne: la realizzazione di tre ‘blocchi’ di stories ispirati a terzine particolarmente significative individuate nel testo e la creazione di un’immagine e di una descrizione rappresentativi del canto in generale, da pubblicare poi come post. Successivamente alla pubblicazione sulla pagina dante_social dei contenuti prodotti dai ragazzi sono previsti dei momenti di discussione tra la classe in videochiamata: un ritorno al testo, necessario per giustificare e puntualizzare le scelte creative messe in atto nelle rielaborazioni social della Commedia.
L’idea è di sfruttare la dimestichezza dei ragazzi con Instagram e con il suo linguaggio per stimolare un confronto diretto con il testo dantesco che, prima di essere rielaborato, deve essere compreso e approfondito. Per facilitare l’approccio al testo si propone anche l’utilizzo del database di commenti Dartmouth Dante Project ad affiancare il commento scolastico e l’eventuale supporto dell’insegnante e degli organizzatori.
Una prima sperimentazione si è svolta in una classe terza del Liceo Scientifico «Galileo Galilei» di Nizza Monferrato (AT) nella primavera del 2020. Agli studenti è stato chiesto di lavorare su dieci canti dell’Inferno concentrandosi in particolare sulla raffigurazione e sull’espressione dei sentimenti. Nell’anno scolastico 2020/2021 il progetto continuerà; nella classe pilota le attività proseguiranno sulla seconda cantica.
Metodi e strumenti
La scelta di utilizzare uno strumento digitale per questo progetto nasce ben prima dello scoppio della pandemia da Covid-19: l’idea di combinare conoscenze informatiche e conoscenze letterarie sfruttando il web 2.0 rientra all’interno di una didattica che vuole capire, e non ignorare, i cambiamenti della realtà circostante. Questa impostazione ha sicuramente facilitato la totale conversione del progetto in forma di didattica a distanza, nel momento in cui l’emergenza sanitaria non ha più permesso il normale svolgimento delle lezioni. La decisione di adottare Instagram ha tenuto conto del livello di alfabetizzazione informatica della classe: la familiarità degli studenti con lo strumento utilizzato (nel nostro caso possedevano già tutti un account personale) rende più agevole il lavoro tanto per loro quanto per gli organizzatori, consentendo di concentrarsi sui contenuti piuttosto che sul suo funzionamento specifico.
Se è vero che la consegna consiste nella realizzazione di contenuti social per la pagina Instagram, non bisogna perdere di vista che l’obiettivo finale dell’attività rimane l'approfondimento del testo dantesco. La Commedia non è un mero pretesto per la produzione dei post e delle stories, ma, al contrario, è il social network che viene sfruttato come piattaforma alternativa per l’apprendimento di contenuti inseriti nel curricolo.
In questo senso, il progetto si ispira al modello del Task Based Learning. L’approccio task-based, nato per l’insegnamento delle lingue straniere, si basa sull’assegnazione di compiti specifici di natura extralinguistica (i task) che i discenti devono svolgere attraverso l’uso della lingua oggetto di studio. Nel nostro caso il task consiste nella creazione del post e dei tre blocchi di stories a partire dal canto assegnato; per portare a termine in maniera soddisfacente tale compito, però, gli studenti devono in primo luogo misurarsi con il testo di Dante per poi rielaborarlo creativamente secondo il codice di Instagram. Il fatto che il social preveda un pubblico virtuale, ma comunque reale, contribuisce ulteriormente a stimolare la partecipazione attiva da parte degli studenti. Viene così incoraggiato un apprendimento sì indiretto – perché le immediate energie dei partecipanti sono investite nella produzione del task – ma significativo, dato che i contenuti disciplinari, che sono il vero obiettivo dell’attività, diventano risorse ineludibili e funzionali per la realizzazione del compito stesso. A reindirizzare esplicitamente l’attività verso il suo obiettivo primario, oltre a offrire un’occasione di riflessione sul lavoro svolto e di auto-valutazione da parte dei ragazzi, provvedono le videolezioni di restituzione. Il fatto che il focus esplicito dell’attività didattica venga spostato su un compito esterno, extra-curricolare, rivoluzionando le normali gerarchie scolastiche, ha come obiettivo il coinvolgimento anche di quegli studenti che magari non avrebbero avuto pari motivazione dovendo affrontare direttamente lo studio degli stessi contenuti.
La realizzazione dei post e delle stories richiede l’attuazione di pratiche di transcodifica da parte degli studenti, vale a dire la «conversione di messaggi o segnali da un codice, un modello simbolico o formale, ad un altro» (Dallari, p. 223). Ciò ha portato ad un avvicinamento della Commedia alla sensibilità odierna e non solo ad una ripetizione del suo contenuto in un’altra forma: per esempio, alcuni studenti hanno rivisitato la locandina del celebre film Dirty dancing applicando i volti di Paolo e Francesca sopra quelli dei protagonisti, altri hanno utilizzato la canzone Should I stay or should I go dei Clash per esprimere l’atteggiamento titubante e preoccupato di Dante davanti ai diavoli del XXI canto. Alla base di un processo di tal genere gioca sicuramente un ruolo primario la componente creativa che ciascuno possiede, ma anche la preparazione approfondita degli argomenti disciplinari: così facendo i membri di ogni gruppo si ritrovano a interagire per realizzare un prodotto finale unitario, accattivante, ma anche corretto dal punto di vista contenutistico. Ogni progetto, inoltre, deve puntare alla multimedialità, attraverso la sovrapposizione di diversi codici comunicativi: da quello visivo, tramite l’utilizzo di immagini e brevi video, a quello sonoro, attraverso la scelta di canzoni di sottofondo, spingendosi fino alla creazione di simpatici meme danteschi.
Obiettivi e finalità
Il progetto mira a stimolare competenze disciplinari, digitali e sociali. Il corpo a corpo con il testo – che, come detto, è essenziale per la rielaborazione successiva dei contenuti – offre agli studenti la possibilità di confrontarsi con una lingua e con una cultura certo diverse, ma alla base della lingua e della cultura attuali.
Certo, il testo della Commedia non è sempre del tutto trasparente. La densità di significati e l’artificialità del dettato, quindi, per dirlo con Giunta, «non soltanto il verso, ma anche la rima, la disposizione ‘innaturale’ delle parole, e insomma tutto ciò che rende poesia la poesia», la rendono lontana «dalle nostre abitudini e dai nostri gusti» di lettori moderni. Ma è anche in questa alterità che risiede il suo fascino. Attraverso un adeguato inquadramento preliminare e una comprensione autentica del testo, funzionale alla sua rielaborazione, il poema dantesco può rivelarsi non solo oggetto di studio obbligato, ma anche piacevole, seppur impegnativa, lettura scelta.
Studiare Dante poi vuol dire necessariamente studiare il Medioevo di cui la Commedia può essere considerata una grande summa. Affrontare l’opera porta a soffermarsi sugli aspetti fondamentali della società dell’epoca: il Cristianesimo e la spiritualità, la politica e le dinamiche di potere italiane e europee, la morale, la visione dell’esistenza. Contemporaneamente, però, permette anche di conoscere la vicenda di vita dell’uomo Dante Alighieri, la sua attività politica, le sue riflessioni letterarie, teologiche, filosofiche e il suo particolare atteggiamento di fronte alle grandi questioni prima accennate. Il focus sui sentimenti che ha caratterizzato l’attività, infine, incoraggia la riflessione sulle modalità di espressione e rappresentazione delle passioni in letteratura.
Insomma, la lingua, l’abbondanza e la frequente oscurità dei riferimenti, la complessità della figurazione, il tutto ingabbiato nelle maglie della terzina, rendono necessario, anche per i lettori più navigati, il supporto del commento. Il laboratorio diventa allora anche un’opportunità per conoscere e misurarsi con strumenti critici specialistici come la banca dati di commentari disponibile sul sito del Dartmouth Dante Project. Sebbene non tutti gli studenti ne abbiano fatto uso, è indubbio che cimentarsi nell’utilizzo degli attrezzi del mestiere può diventare un’esperienza stimolante, in grado tra l’altro di portare a una conoscenza e a un apprezzamento più consapevoli dell’opera.
Per quanto riguarda le competenze digitali, più che sull’uso consapevole del social network, il progetto mira a esercitare la capacità di servirsi della tecnologia all’interno di un contesto formale, ovvero quello scolastico. Possedere un’intuitiva dimestichezza con i dispositivi digitali è il tratto distintivo dei cosiddetti nativi digitali. Se è certo che oggi la grande maggioranza degli studenti delle scuole superiori sa utilizzare i social network ed esprimersi attraverso il loro linguaggio, non è scontato che sappia modularlo adattandolo a una diversa cornice. L’attività, quindi, richiede sia l’uso degli strumenti digitali per la ricerca dei materiali preparatori (immagini, video, musiche, informazioni sui canti e sui personaggi presi in esame), sia l’allestimento finale dei contenuti tramite Instagram. La capacità di sintesi, la chiarezza, l’efficacia e l’originalità sono le qualità richieste ai contenuti, frutto della combinazione virtuosa tra studio del testo e cura della presentazione. In un ambiente, quello di Instagram e dei social, ma in fondo del web in generale, in cui la comunicazione segue l’imperativo dell’immediatezza, la sfida per gli studenti è quella di proporre post e stories accattivanti e coinvolgenti senza sacrificare l’esattezza e la complessità.
Per lo svolgimento dell’attività la classe viene divisa in piccoli gruppi, all’interno dei quali i partecipanti devono imparare a collaborare, a distribuire le mansioni, a discutere attivamente le migliori strategie per la realizzazione dei contenuti. Per il gruppo è fondamentale che ogni membro fornisca il proprio apporto e, allo stesso tempo, sappia ascoltare i compagni, cercando di mediare tra le differenti opinioni e di negoziare una linea comune. L’attività può così diventare anche un’occasione per favorire processi di socializzazione e di peer education spontanea; anche le videochiamate di classe rappresentano un momento di dibattito tra pari utile allo sviluppo delle abilità comunicative da una parte, della capacità critica, di ascolto e di interazione dall’altra. Tutto ciò dimostra come Instagram, spesso additato come spazio virtuale in cui i giovani si isolano, possa rivelarsi anche un’impalcatura su cui costruire un luogo di confronto. Nell’anno scolastico 2019/2020, in un momento storico in cui le occasioni di vicinanza personale erano obbligatoriamente limitate, l’insistenza su queste dinamiche di collaborazione ha voluto anche essere un tentativo di risposta al punto critico centrale della didattica a distanza, ovvero assicurarsi che alla distanza fisica non corrispondesse lo sfaldamento di quella rete di contatti che la comunità scolastica rappresenta.
La centralità data ai sentimenti raffigurati o espressi nella Commedia ha permesso infine di lavorare su un altro fronte. Allo studio più prettamente letterario si affianca l’«attivazione del testo» proposta da Schaffer (cfr. Giusti, p. 100), secondo cui nella scuola non basta leggere, analizzare e commentare le opere, ma bisogna «farle funzionare nella mente e nel corpo delle persone affinché possano avere un ruolo nella loro vita». Leggere vuol dire immedesimarsi, ossia vivere virtualmente per qualche momento pezzi di vita di qualcun altro, «andare provvisoriamente ad abitare i ‘mondi narrati’» (Giusti, p. 99). La riflessione personale che viene sollecitata mira ad accrescere la consapevolezza della propria interiorità e dei propri sentimenti tramite il contatto con quelli di Dante (auctor e agens) e dei personaggi del poema. La Commedia diventa quindi anche una palestra in cui imparare a riconoscere, controllare ed esprimere le proprie emozioni.
Svolgimento della sperimentazione
Come già accennato, una prima sperimentazione del progetto si è svolta nel Liceo Scientifico «Galileo Galilei» di Nizza Monferrato (AT) nella primavera del 2020 e ha visto coinvolti 30 studenti e studentesse di una classe terza. L’insegnante di riferimento è stata Gaetana Teri, professoressa di italiano che già da diversi anni si era dimostrata disponibile ad affiancare alle lezioni tradizionali quelle proposte dagli studenti universitari del gruppo Per correr miglior acque – Scuola. Come già pianificato, la classe è stata divisa in dieci gruppi, ciascuno composto da tre studenti. Sotto questo aspetto, la collaborazione con la docente, che è stata determinante per la buona riuscita del progetto, si è rivelata particolarmente preziosa data la sua familiarità con la storia della classe. Trattandosi di un gruppo di studenti risultante da un accorpamento, proprio la professoressa si è incaricata della divisione in gruppi, così che l’attività potesse funzionare anche come un’occasione di rafforzamento e rimescolamento, dove necessario, delle dinamiche interpersonali della classe. L’assegnazione dei dieci canti, invece, ancora sotto consiglio dell’insegnante, è stata del tutto casuale. I canti sono stati selezionati tenendo conto del focus tematico del progetto sull’espressione dei sentimenti nella Commedia (intendendo così i sentimenti provati dal Dante agens, dai personaggi incontrati e anche i giudizi espressi dal Dante auctor): i dieci canti, tutti ripresi dall’Inferno, cantica affrontata nel corso del terzo anno, offrono diversi spunti in questa direzione. Per la precisione si tratta dei canti v, viii, x, xiii, xiv, xv, xxi, xxiv, xxvi, xxxiii; è bene segnalare che alcuni erano stati già letti e commentati nelle lezioni tradizionali sotto la guida della docente, mentre altri sono stati affrontati per la prima volta in questa occasione.
Aver realizzato il progetto completamente a distanza si è rivelato un’opportunità, poiché i tre incontri previsti in presenza si sono convertiti in sei a distanza, consentendo un’organizzazione e un confronto continuativi su un arco di tempo più ampio. A un primo incontro introduttivo, sono seguite le cinque videochiamate di presentazione degli elaborati consegnati e via via pubblicati sulla pagina di dante_social. In questa prima realizzazione sperimentale e date le circostanze particolari in cui il progetto è stato realizzato, è stata concessa ai ragazzi la possibilità di modificare in itinere i lavori inizialmente consegnati, anche sulla base delle osservazioni emerse nel corso delle videochiamate: diversi gruppi hanno dimostrato una buona capacità di auto-valutazione dei propri elaborati e sono intervenuti spontaneamente per migliorarli e presentare un lavoro più aderente alle richieste.
Valutazione, risultati e conclusioni
La valutazione, che ha tenuto conto delle modifiche che i lavori hanno subito in corso d’opera, si è basata su cinque criteri, misurati con un punteggio da uno a quattro: completezza, pertinenza e organizzazione del lavoro; correttezza delle informazioni; efficacia del messaggio; qualità dell’esposizione orale nelle videochiamate; uso creativo degli strumenti digitali. Al voto così calcolato si è affiancata una più ampia nota di commento in cui sono stati sottolineati i punti di forza e di debolezza del lavoro di ogni gruppo.
Forse più interessante, tuttavia, è la valutazione che gli alunni hanno dato al progetto: attraverso un questionario appositamente creato sono stati chiamati a dare suggerimenti e opinioni su modalità, obiettivi e svolgimento a distanza dell’attività.
Dalle risposte raccolte emerge che la maggior parte degli alunni ha apprezzato la possibilità di creare contenuti in prima persona, mostrando un desiderio di esprimersi in modo originale. Questo entusiasmo, nato dal confronto con una proposta che esce dagli schemi didattici tradizionali, può e deve diventare un fertile terreno su cui porre le basi di un apprendimento significativo e duraturo.
Per quanto riguarda la situazione in cui il progetto si è svolto, in generale i ragazzi sembrano aver percepito la didattica a distanza come meno produttiva rispetto ad un’ipotetica attività in presenza, non solo per una minore possibilità di interazione con gli organizzatori, ma soprattutto per un bisogno di supporto e discussione fra studenti, considerando anche la divisione in gruppi che l’attività imponeva. A conferma di ciò, i ragazzi sembrano aver apprezzato i momenti di confronto più diretto durante le videochiamate, sia per la possibilità di ottenere spiegazioni e chiarimenti, sia per le presentazioni dei compagni.
Anche nei suggerimenti, gli alunni hanno ribadito la necessità di una più stretta collaborazione tra pari e di un maggiore supporto da parte degli organizzatori nella creazione dei contenuti da pubblicare, ma soprattutto nelle attività di preparazione e di approccio al testo. A questo proposito, è anche emerso il bisogno di un ventaglio di materiali di studio più ampio e variegato; per esempio, il database Dartmouth Dante Project, di cui si è servita solo una minoranza, è piuttosto distante da ciò che si usa normalmente nell’ambito della didattica tradizionale e quindi, per essere maggiormente utilizzato, avrebbe avuto bisogno di un avvicinamento più guidato. Queste esigenze rafforzano la convinzione che la didattica a distanza, per poter essere efficace, non può non essere affiancata da un contatto diretto e costante con i docenti e le figure di riferimento.
Nel complesso, gli studenti si sono sentiti coinvolti nel gruppo classe attraverso il lavoro comune. Il progetto ha consentito di far emergere le potenzialità degli alunni più preparati e, al contempo, ha fatto sì che anche gli studenti più fragili venissero valorizzati, trovando un ruolo all’interno del gruppo di lavoro. La modalità collaborativa e lo stimolo dato da un pubblico concreto ed esterno hanno motivato gli studenti, mentre il ricorso ai mezzi social ha confermato ancora una volta che questi possono essere usati in maniera produttiva per migliorare l’apprendimento e, ovviamente, le competenze digitali. Tutto ciò è essenziale se si considera che una buona parte dei ragazzi non sembra riconoscere ai social media e ad altri strumenti digitali un’efficacia didattica, ma tende a mantenere separata la sfera dello studio da quella dello svago anche nell’uso della tecnologia.
È quindi necessario potenziare attività di questo tipo che – attraverso un utilizzo didattico e, se si vuole, non convenzionale dei social – offrono agli studenti nuove prospettive da cui guardare e operare e contribuiscono indirettamente a migliorare la loro capacità di uso critico e consapevole della tecnologia, una risorsa non sempre facile da sviluppare in modo autonomo e che, tuttavia, oggi è vitale possedere.
Trovate dante_social alla pagina https://www.instagram.com/dante_social/.
Per saperne di più scrivere a: dantealighierisocial@gmail.com.
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Stefano Manca, Maria Ranieri, Social network e dimensioni educative
Mirko Tavoni, Dante, in Enciclopedia dell’italiano Treccani
Immagine: Apoteosi di Dante Alighieri, opera di Giovanni Guida
Crediti immagine: Giovanni Guida / CC BY-SA (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0)