**Viva la varietà

**Ammettiamolo: da un dizionario della lingua italiana ci attendiamo la perfezione: si dirà così o si dirà cosà?; che cosa significa la parola x?... Ecco, guardiamo nel dizionario... E quanto troviamo scritto in una delle tremila e più pagine che costituiscono il dizionario (parliamo del più comune e amichevole, cioè quello dell'uso, monovolume, spazioso e pratico come l'autovettura) detta legge. Spesso ci si avvicina a questo pur elaborato e ricco strumento di consultazione come se contenesse la verità rivelata in fatto di lingua. In realtà, nonostante dietro alla preparazione di un dizionario ci sia una mole di lavoro molto ampia, suddivisa tra più persone, i lessicografi, che hanno competenza specifica nella stesura di voci di un dizionario, e organizzata secondo criteri precisi, elaborati da chi dirige l'opera, vari tipi di errore e di imprecisione  possono filtrare attraverso le maglie dei ripetuti controlli e precipitare sulla pagina stampata. Non per questo la qualità complessiva dei dizionari dell'uso oggi disponibili sul mercato in Italia è da giudicare meno che buona. A testimoniare che il dizionario non è una creatura scesa dal cielo ma è frutto del lavoro di una équipe di artigiani-specialisti, stanno le differenze che corrono tra un dizionario e l'altro, in relazione con le scelte che stanno a monte di raccolta, selezione e trattamento dei lemmi. Tali scelte vengono solitamente dichiarate in modo esplicito dai responsabili dell'opera nell'introduzione che - l'avrete notata, anche se pochi l'avranno letta - non manca mai in ogni dizionario: questo più ampio di quello, innanzitutto; uno più aperto all'accoglimento di neologismi; l'altro più attento al lessico tecnico-scientifico; questo intenzionato a offrire una gamma più vasta di esempi fraseologici; l'altro attento a creare spazi di approfondimento su problemi grammaticali; l'uno che decide di semplificare i criteri di pronuncia; l'altro che riporta la sillabazione delle parole; molti che segnalano la data di prima attestazione del vocabolo nella lingua scritta italiana; alcuni che evidenziano le parole di maggiore frequenza d'uso o la loro appartenenza al lessico di base.

**La parola che non c'è

**A prescindere dai contenuti di una stessa voce che possono essere sensibilmente differenti da un dizionario all'altro, a seconda delle scelte adottate dai curatori e dallo stile di scrittura dei lessicografi, la prova della variabilità interna al dizionario, in dipendenza dalla dimensione artigianale che ne caratterizza la lavorazione, è data dai due errori in cui più facilmente possono incorrere i compilatori di questo tipo di opera, errori dai quali questi ultimi sanno benissimo di doversi guardare ma che possono sempre sfuggire, vista la gran quantità di materiale da controllare. Il primo possiamo chiamarlo l'errore della parola che non c'è. Che non c'è non nel semplice senso che non è stata inclusa nel dizionario ma che, pur essendo stata usata, per esempio, nell'àmbito della definizione di una delle accezioni di un lemma, non è essa stessa presente come lemma autonomo all'interno del dizionario stesso. Un esempio: se al lemma involgarire noi lessicografi facessimo seguire la definizione «rendere volgare, imbarbarire, immercantare», non dovremmo dimenticarci di verificare di aver previsto (noi stessi o qualche nostro collega) l'inserimento nel lemmario  della voce antiquata e letteraria immercantare, sinonimo di involgarire. In buona sostanza, vale la regola che tutto ciò che è stato scritto in un dizionario, nel medesimo deve anche esser stato descritto. Il secondo tipo di errore lo chiameremo, banalmente, del circolo vizioso. Un esempio, tra i molti possibili, è fornito dall'edizione 1965 di un pur valido Dizionario della lingua italiana dell'uso (il Garzanti; che nelle successive edizioni emendò l'errore). Il termine della fisica (ottica) birifrangente vi era definito «che possiede la proprietà della birifrangenza». Sembra impossibile (però chi fa i dizionari sa che può succedere ed è infatti successo altre volte), ma, alla riga appena sotto, il termine birifrangenza era spiegato così: «proprietà di ciò che è birifrangente». La maledizione di birifrangente si perpetua nel tempo, anche se al di fuori del circolo vizioso: nel Devoto-Oli 2004-2005, il termine, seguìto dalla marca grammaticale «agg.» (aggettivo), è definito «Sostanza trasparente...»; ma «sostanza» è un tipico definitore di un «sost.» (sostantivo), non di un aggettivo (una formula corretta poteva essere: «Detto di una sostanza trasparente...»). Un erroruccio, si badi, che qui si segnala per sottolineare ancora una volta la perfettibilità di ogni dizionario (come di ogni opera umana).

Dizionario specchio d'ideologia

Infine, non ci si illuda che il dizionario della lingua italiana dell'uso viva al di fuori del tempo in cui è stato concepito e galleggi sovrano sulle ideologie coeve, essendone magicamente immune. Insomma, come ha scritto Valeria Della Valle (si veda la recensione relativa al suo studio sui dizionari italiani, sempre nella sezione "Lingua e linguaggi" del sito Treccani), «i dizionari, soprattutto quelli dell'uso, rispecchiano la realtà non solo linguistica di un determinato momento storico». Certo, i lessicografi avvertiti faranno uso degli strumenti a loro disposizione (in primis, cultura e sensibilità) per non scivolare sulla definizione di parole - comunque da documentare perché esistenti e effettivamente adoperate - il cui uso riflette atteggiamenti violenti e parziali (pensiamo, per esempio, a vocaboli legati a una concezione razzista come terrone o giudìo): e segnaleranno quindi, con opportuni indicatori del registro d'uso, che il vocabolo è spreg.[ativo] o volg.[are] o prenderanno le distanze nell'àmbito della definizione («Violento epiteto spregiativo rivolto contro...»). In modo altrettanto certo, abbiamo le prove che quando un regime autoritario o dittatoriale governa un Paese, può facilmente succedere che il lessicografo, per convinzione o per convenienza, lasci trasparire l'ideologia dominante dalle definizioni delle parole lemmatizzate, con disarmata (o, viceversa, armata?) corrività. Leggiamo, per esempio, la voce fascismo così come la concepì G.M. Gatti, autore di un Dizionario scolastico della lingua italiana edito nel 1938 (dalla SEI di Torino): «s. m. movimento politico italiano creato da Benito Mussolini e diventato, per il genio del Capo, il sangue degli Eroi, la fede degli Italiani, organizzatore della Nazione e dottrina universale dell'ordine e dell'autorità nello Stato». Insomma, come tutti i testi, anche i dizionari della lingua invecchiano e diventano documenti utili per i futuri studiosi dello stato della lingua - ma anche delle ideologie, della cultura, della società -  in un determinato periodo e contesto storico. Non per questo cessano di essere per i contemporanei che li consultano uno strumento molto utile e, a volte, necessario, per saperne di più sulla lingua che loro stessi adoperano.

Immagine: A craftsman working at his bench. Woodcut. Crediti: Wellcome Collection, United Kingdom, https://www.europeana.eu/portal/it/record/9200579/tt6xkhmg.html?q=craftsman CC BY 4.0.