«Medievalismo, comunismo, stalinismo, carri armati, bombe, esercito, ecco che cosa ci porta quest'uomo». Dunque contro il presidente-dittatore russo Vladimir Putin pesa, tra altre, anche l’accusa di medievalismo: il capo di imputazione è contenuto in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 7 marzo 2022 e firmato da Manuel Vilas, poeta e scrittore spagnolo. Pochi mesi prima, il 19 novembre 2021, la Repubblica riportava una dichiarazione del presidente della Giunta regionale campana, Vincenzo De Luca, a proposito delle contestazioni contro le vaccinazioni anti-Covid: «Stanno emergendo in Italia elementi di neo medievalismo. Fra poco arriveremo alla stregoneria, alla negazione di qualunque vincolo scientifico». Sono due tra i numerosi esempi dell'uso di quel termine con un’accezione negativa.

La denigrazione dell’Età di mezzo

Sul fronte della denigrazione dell’Età di mezzo (1.016 anni, dalla fine dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 alla scoperta dell’America nel 1492, secondo la scansione temporale più diffusa) è maggiore l’utilizzo della parola Medioevo: insieme all’aggettivo medievale, è stata associata a tutto ciò che è “reazionario”, “retrogrado”, “integralista”, “tradizionalista”, “oscurantista”; magari accompagnata dall’evocazione, a sua volta molto discutibile, di presunti “secoli bui” in cui saremmo sul punto di ripiombare. All’uso e all’abuso del termine “Medioevo” nella società contemporanea Treccani – Lingua Italiana ha dedicato a fine 2020 un primo articolo, fornendo poi, nel 2021, anche qualche strumento per provare a “restaurare” il lessico inquinato dai luoghi comuni.

Cortocircuito semantico

L’utilizzo di medievalismo sui mass media o da parte dei politici svela semmai la ricerca di un’espressione più specialistica. Il fatto è che si sta verificando un cortocircuito tra il vecchio significato legato a una sorta di nostalgia di quei tempi lontani – che viene attribuito, per il momento, anche da quasi tutti i dizionari – e quello cui, soprattutto dal 2010 in poi, fanno riferimento anche gli storici medievisti italiani, dopo quelli di cultura anglosassone: per loro, il medievalismo è lo studio del processo continuo di creazione del Medioevo nella società post-medievale, in particolare quella dei nostri giorni. In altre parole, è tutto ciò che è stato sviluppato come elaborazione concettuale dell’Età di mezzo da quando questa è finita.

Domanda di medioevo

Il tema nel mondo accademico e scientifico è diventato molto importante. Tanto che, durante il 2° Congresso della Società italiana per la Storia medievale (Sismed), svoltosi a Matera dal 13 al 16 giugno 2022, è stato al centro di una tavola rotonda intitolata “Domanda di medioevo. Medievalismo e comunicazione storica”. Inoltre l’Istituto storico italiano per il Medio Evo (Isime) ha organizzato nel 2013 il convegno Medioevo quante storie, ha patrocinato i convegni Il medioevo fra noi, giunti nel 2022 all’VIII edizione, e nel febbraio 2020 ha istituito il primo centro di studi e ricerche italiano espressamente dedicato al tema; inoltre, nell’autunno del 2022 lo stesso Isime, come editore, proporrà il libro Il medievista come public historian, curato da Enrica Salvatori, professoressa associata di Storia medievale all'Università di Pisa.

Finalmente in tv

L’esordio del medievalismo, inteso nei termini “nuovi” citati poc'anzi, di fronte a un pubblico vasto, quella della tv, è piuttosto recente: l’1 dicembre 2020 Tommaso di Carpegna Falconieri, professore associato di Storia medievale all’Università di Urbino e tra i maggiori studiosi in questo campo, ne ha parlato su Rai3 nel programma Passato e presente, condotto da Paolo Mieli, in una puntata intitolata Il Medioevo fantastico. «È stata la prima occasione in cui la parola “medievalismo”, che usiamo noi – praticamente soltanto noi (storici, ndr) – ha avuto un’audience piuttosto alta (700.000 ascoltatori, ndr)», ha commentato il professore in una successiva intervista al sito Medievaleggiando. «Si è introdotto un concetto che tutti possiedono vagamente ma che pochi hanno ancora razionalizzato; cioè, l’esistenza di un rapporto tutto da riscoprire tra il Medioevo che è esistito davvero e il Medioevo che ci siamo inventati noi».

L’enciclica di Pio X

Tuttavia quel significato non è stato ancora accolto neppure dai nostri dizionari, nonostante il medievalismo sia ormai da anni considerato una branca della medievistica. Evidentemente non ha ancora la forza necessaria per “sfondare”. Semmai la definizione del termine risente ancora – pure sui vocabolari – del significato attribuitogli all'inizio del XX secolo, durante le infuocate polemiche nell’ambito della storiografia cattolica, in un senso molto lontano da quello utilizzato oggi dagli storici. Dopo essere stato usato nel Regno Unito con significati diversi fin dagli anni ‘40 dell’Ottocento - prima nell’ambito delle diatribe tra Chiesa anglicana e cattolica, poi sull’onda dei gusti medievaleggianti durante l’epoca vittoriana - in Italia comparve solo dopo la pubblicazione dell’enciclica Pascendi dominici gregis di Pio X, che nel 1907 aveva condannato le dottrine teologiche del Modernismo, volte a ripensare il messaggio cristiano alla luce delle istanze della società di allora. Infatti l’ex gesuita irlandese George Tyrrel nel 1908 replicò all’enciclica papale con il volume Medievalismo e con un saggio dal titolo Mediaevalism and Modernism: secondo lui, il medievalismo deteriore di Pio X, irrigidito su posizioni anacronistiche. era l’opposto del modernismo, dotato di caratteristiche "relative" e aperte.

Nei dizionari

Cosicché, se un italiano cerca sui principali vocabolari online quel termine, trova, in tutti i casi tranne uno, solo definizioni che fanno riferimento alla tendenza a esaltare e a rivalutare ideali e cultura del Medioevo, cui il Nuovo De Mauro aggiunge: «estens., mentalità e genere di vita superati». L’unico caso che si differenzia è quello del dizionario Treccani; negli ultimi tempi ha incluso anche il significato attribuito oggi alla parola dai medievisti: «Trattazione e rappresentazione del Medioevo e dei suoi contenuti storici, compresi i modi della sua ricezione, così come si sono realizzate e susseguite a partire dalla conclusione dell’epoca medievale. | Anche, l’odierna disciplina che, nell’àmbito degli studi di medievistica, si occupa di tali temi». Sul Web Wikipedia, nella versione italiana, è l’unico sito enciclopedico, destinato ai non-addetti-ai-lavori, che descrive il medievalismo – oltre che nell’accezione più comune – anche nella forma oggi adottata dagli storici: «Il termine è spesso… utilizzato dalla comunità accademica per definire “la rappresentazione, la ricezione e l'uso postmedievale del Medioevo in ogni suo aspetto”». La parte tra virgolette fa riferimento al libro Medioevo militante, scritto nel 2011 dal professor Di Carpegna Falconieri. Nella versione francese, la stessa Wikipedia offre la trattazione più aggiornata e completa della definizione odierna di medievalismo.

La Garzantina

Un precedente va segnalato sulla Garzantina dedicata al Medioevo ed edita nel 2007 (quando l’uso attuale non era diffuso neppure tra gli storici): vi si trova la parola “medievalismi”, al plurale, cui si dedicano più di tre pagine. Nell’incipit si legge che sono la «riproposizione in diversi campi del sapere e delle arti di forme e contenuti dichiaratamente ispirati al Medioevo. Un Medioevo però così ampio e generico da poter essere assunto come un “altrove” in cui qualunque segno (o sogno) potesse trovare posto». Si fa poi riferimento alla «reinvenzione del Medioevo» nell’Ottocento, durante il «processo di costruzione identitaria dei grandi stati nazionali, primi fra tutti Italia e Germania», quando «cominciò ad assumere connotazioni politiche». Conclude citando, nel Novecento, l’uso strumentale di quella reinvenzione da parte del nazismo in Germania e del fascismo in Italia. C’è poi una scheda dedicata all’ingresso del Medioevo «nell’immaginario collettivo» attraverso il cinema.

Un Manifesto programmatico nel 2017

L’uso così diverso del termine nel corso del tempo cosa testimonia? Dimostra che «è possibile ricostruirne la storia… come campo di studi e come disciplina, partendo dallo studio della storia del termine per arrivare all'attuale definizione di medievalismo», sostiene Umberto Longo, professore ordinario di Storia medievale all’Università La Sapienza di Roma. Nel 2020 lo ha scritto nel saggio “T_ra un manifesto e lo specchio”. Piccola storia del medievalismo tra diaframmi, maniere e pretesti_. «Nato come… filtro attraverso cui rappresentare un rapporto con il tempo del passato medievale, secondo la suggestiva interpretazione di Renato Bordone ne Lo specchio di Shalott (libro uscito nel 1993, ndr), il medievalismo è arrivato nei primi anni del nuovo millennio a definirsi in maniera sempre più coerente come una disciplina di studi, un approccio multidisciplinare ed epistemologicamente sempre più compiuto, con tanto di “Manifesto” programmatico proposto nel 2017 da Richard Utz».

La storia e il suo pubblico

Il professor Longo sostiene che oggi è «un campo di studi consolidato e, prima ancora, una esigenza e una opportunità culturale assai radicata e diffusa nel mondo anglosassone e tutto sommato ancora non pienamente e consapevolmente dischiusa nel panorama culturale italiano, sebbene la riflessione storiografica non lo abbia trascurato, tutt’altro». Secondo lui, oggi «non è più possibile distinguere separatamente, come compartimenti stagni non comunicanti, la storia medievale e il medievalismo». Non solo: «Emerge… la cognizione dell’imprescindibile legame costitutivo, strutturale, tra il medievalismo e la riflessione sul rapporto tra passato e presente e come questo fatto richieda un impegno suppletivo allo storico... A questo si connette l’attenzione sul punto sensibile e decisivo rappresentato dalla funzione stessa degli storici nel mondo contemporaneo, che implica il rapporto tra la storia e il suo uso pubblico». Non resta che attendere l’ingresso della “nuova” definizione non solo nei dizionari ma anche nel senso comune.

Bibliografia

Renato Bordone, Lo specchio di Shalott. L'invenzione del Medioevo nella cultura dell'Ottocento, Liguori editore, Napoli 1993.

Tommaso di Carpegna Falconieri, Medioevo militante. La politica di oggi alle prese con barbari e crociati, Einaudi, Torino 2011.

Tommaso di Carpegna Falconieri e Riccardo Facchini (a cura di), Medievalismi italiani (secoli XIX - XXI), Gangemi editore, 2018 Roma.

Giovanni Fiorentino, Il Medioevo sul grande schermo, in Enciclopedia del Medioevo, AA. VV., consulenza di Glauco Maria Cantarella, Garzanti, 2007 Milano.

Marina Gazzini (a cura di), Il falso e la storia. Invenzioni, errori, imposture dal Medioevo alla società digitale, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Milano 2021.

Tiziana Lazzari, Medievalismi, in Enciclopedia del Medioevo, op. cit.

Umberto Longo, “Tra un manifesto e lo specchio”. Piccola storia del medievalismo tra diaframmi, maniere e pretesti, in “Bullettino dell’Istituto storico italiano per il Medio Evo” 122, Isime, Roma 2020.

Giuseppe Sergi, Politicità degli stereotipi sul Medioevo: tra propaganda e luoghi comuni, in “Lessico di etica politica”, 2 (2018).

Richard Utz, Medievalism: A Manifest__o, Arc Humanities Press, York (UK) 2017.

Immagine: God Speed

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