Un valore comunicativo

Nell’italiano contemporaneo, la virgola ha un valore comunicativo, contribuisce cioè a costruire il senso dell’enunciato, creando raggruppamenti, separazioni e gerarchie informative. In questo, essa si differenzia per esempio dalla virgola del tedesco che viene usata su basi strettamente sintattiche. Così, mentre in tedesco la virgola va scelta ogni volta che vi è un confine tra una frase reggente e una frase subordinata, in italiano essa ci sarà o meno in funzione della relazione informativa che vige tra le due frasi. Per esempio, la virgola non ci vuole tra una reggente e la successiva subordinata oggettiva, perché dal punto di vista informativo le due frasi formano un tutt’uno:

(1) (a) Mi ha detto che viene

(b) Er hat mir gesagt, dass er kommt.

E non viene selezionata neppure con le relative restrittive, in quanto sono necessarie per identificare il referente dell’antecedente:

(2) (a) L’uomo che ho conosciuto ieri è molto simpatico

(b) Der Mann, den ich gestern kennengelernt habe, ist sehr sympathisch.

La virgola viene invece scelta obbligatoriamente nel caso di una relativa appositiva; questa subordinata offre infatti un’informazione autonoma e facoltativa rispetto al contenuto della reggente, come mostra il fatto che può essere eliminata senza incidere sull’accettabilità della reggente:

(3) Maria, che ho visto ieri, in questo periodo non sta bene.

Uno sguardo al passato

Dall’invenzione della stampa e fino al secondo Ottocento, la virgola dell’italiano aveva sostanzialmente lo stesso uso morfosintattico che ha oggi in tedesco: la si metteva ogni volta che all’interno di un periodo si passava da una frase all’altra e anche in presenza di coordinazione copulativa di sintagmi. In effetti, ancora nel 1833 Basilio Puotinelle sue Regole elementari della lingua italiana scriveva:

La virgola esprime una leggiera pausa, e si adopera principalmente a distinguere gl’incisi [= le proposizioni], ond’è composto un periodo; e però quando da un inciso si passa all’altro, deve si porre questo segno […].Si adopera ancora questo segno nello scrivere innanzi […] alla congiunzione e, quando unisce o separa due incisi, o due sostantivi che fanno o soffrono due cose diverse […] (p. 224, edizione del 1850).

Nel secondo Ottocento, anche sotto la spinta del modello manzoniano, la situazione pian piano cambia fino a stabilizzarsi all’inizio del Novecento, come mostra la citazione seguente tratta dalla Grammatica della lingua italiana di Francesco Zambaldi (1905 [1878]):

La virgola segna le brevi pause che separano gl’incisi d’un periodo. Sull’uso di essa v’è una certa libertà e si possono stabilire poche norme generali. La virgola separa le proposizioni coordinate e le parti coordinate d’una stessa proposizione, quando non siano strettamente unite da congiunzioni copulative […]. Se due proposizioni sono intrecciate fra di loro, la virgola separa le parti dell’una da quelle dell’altra […]. In quanto alle proposizioni secondarie, la virgola separa le avverbiali dalla principale, non quelle che sono parte integrante d’una proposizione, cioè soggetto, predicato, oggetto, attributo […] la virgola distingue la funzione predicativa delle proposizioni relative dall’attributiva; p. es. le parole la via che volge a destra conduce al fiume hanno un doppio senso. Possono indicare una via che volge a destra, distinguendola da altre vie che vanno in direzioni diverse, e la proposizione relativa che volge a destra ha funzione attributiva e non va separata da via: o indicano una determinata via, già indicata o nota a chi ascolta, che ad un certo punto volge a destra, e la proposizione relativa ha funzione di predicato e va separata da via con una pausa della voce e nello scritto con una virgola (pp. 134-5).

Come si può notare, Zambaldi chiede di non utilizzare più la virgola con le subordinate completive e introduce la distinzione tra relative restrittive (attributive) senza virgola e relative appositive (predicative) con la virgola.

I rapporti con la sintassi

Nello svolgere le sue funzioni comunicative, la virgola interagisce con la sintassi in tre modi diversi: è sintatticamente obbligatoria; è sintatticamente facoltativa; opera “contro” la sintassi.

Virgole obbligatorie

La virgola può anzitutto confermare ciò che indica la sintassi, come quando racchiude una relativa appositiva (es. 3) o un’apposizione nominale (es. 4), o quando chiude una subordinata circostanziale che inaugura l’enunciato (es. 5):

(4) Maria, la cugina di Francesco, non ci sarà

(5) Se viene Maria, ci sarà sicuramente anche Francesco.

In tutti questi casi, l’autonomia informativa degli elementi marcati in modo tendenzialmente obbligatorio dalla virgola è già assicurata dalla sintassi.

Virgole facoltative

In secondo luogo, la virgola può intervenire laddove la sintassi lasci aperta la possibilità di due letture informative diverse. Ciò si verifica per esempio nel caso di una vera e propria ambiguità semantica, come nell’esempio seguente, in cui la subordinata accetta una lettura restrittiva (6a) – non devono rifare l’esame solo i ragazzi della 5B che hanno avuto un voto sufficiente – e una lettura appositiva (6b) – tutti i ragazzi della 5B hanno avuto un voto sufficiente –. Rendendo autonoma la subordinata dal punto di vista informativo, la virgola seleziona la lettura appositiva.

(6) (a) I ragazzi della 5B che hanno avuto un voto sufficiente non devono rifare l’esame

(b) I ragazzi della 5B, che hanno avuto un voto sufficiente, non devono rifare l’esame.

Il contributo interpretativo offerto da una virgola sintatticamente facoltativa si misura anche in casi meno immediatamente evidenti. Per esempio, nel testo (7):

(7) Io ho conosciuto dei tipi che se sono innamorati scappano. Oppure quelli che hanno ancora la fissa della mamma, a quarant’anni. (Rossana Campo, Mai sentita così bene, Milano, Feltrinelli, 1995)

la presenza della virgola, in sé facoltativa, crea una climax argomentativa che altrimenti non ci sarebbe: i tipi che ho conosciuto non solo avevano la fissa della mamma, ma ce l’avevano addirittura a quarant’anni suonati. La presenza/assenza della virgola ha un effetto sull’interpretazione anche nella coppia di esempi seguenti, proposti in Lombardi Vallauri (2002):

(8) (a) Lasciano l’Italia perché li cerca la polizia

(b) Lasciano l’Italia, perché li cerca la polizia.

La prima versione senza virgola è adeguata nel contesto di una domanda come Perché lasciano l’Italia?, mentre la seconda formulazione rinvia piuttosto a domande quali Cosa fanno? Dove sono? Nel secondo caso, la virgola segnala che il contenuto della reggente offre un’informazione nuova e ha dunque una sua ragione informativa di essere indipendente da quella della subordinata.

Il contributo interpretativo offerto dalla virgola facoltativa può essere prezioso anche in prospettiva testuale. Per esempio, nel testo seguente:

(9) Ecco perché i corsi della Singularity University hanno un successo crescente, anche in Italia: questo think tank americano ha appena aperto a Roma (era già a Milano), «per aiutare persone, governi e aziende a comprendere le tecnologie più innovative. […]» (l’Espresso, 28 agosto 2016)

la scelta di accompagnare il costituente anche in Italia con la virgola offre a esso un rilievo comunicativo che si giustifica alla luce dell’enunciazione che segue i due punti, la quale si limita a specificare il successo della Singularity University in Italia, e non in America o in generale nel mondo.

Virgole anti-sintattiche

La virgola può, in terzo luogo, operare contro la sintassi, andando a inserire confini informativi laddove ci si aspetterebbe compattezza sintattico-semantica. Un caso rappresentativo a questo riguardo è quello della combinazione della virgola con la congiunzione coordinante e. Una virgola prima della e può essere anzitutto al servizio di una vera e propria disambiguazione, come nel caso seguente:

(10) (a) Dividiamoci, è meglio: Maria, Francesco, Giorgio e Ada

(b) Dividiamoci, è meglio: Maria, Francesco, Giorgio, e Ada.

Mentre con la prima formulazione le parti potrebbero essere tre (Maria/Francesco/Giorgio, Ada) o quattro (Maria/Francesco/Giorgio/Ada), nella seconda versione con la virgola le parti sono necessariamente quattro. La combinazione tra la virgola e la congiunzione e può essere inoltre un dispositivo per creare rilievo e trasparenza testuale, come nel testo seguente:

(11) Occhio ai romanzi storici italiani usciti nell’anno in corso: c’è inflazione sul mercato, e troppa mediocrità. Ma qualcuno si salva. È il caso di Giuseppe Bonura [...].(Il Sole 24 Ore, 15 dicembre 2002)

La virgola isola il costituente troppa mediocrità, dandogli rilievo e mostrando che l’enunciato Ma qualcuno si salva si collega in modo specifico a esso: Giuseppe Bonura si salva dalla mediocrità, non dall’inflazione.

Un altro caso di uso anti-sintattico della virgola emerge quando essa estrae un aggettivo dal sintagma nominale che lo ospita, come in:

(12) I narratori continuano a narrare e i poeti a poetare, ma sentendosi, credo, quasi dei relitti. Salvo nei casi, deplorevoli, in cui riescono ad attirare l’attenzione facendosi imbonitori e giullari. (CesareSegre, La letteratura italiana del Novecento, Roma-Bari, Laterza, 1998, p. 89)

Isolando l’aggettivo deplorevoli, la virgola gli dà rilievo sottolineando il fatto che si tratta di un meta-commento, di un giudizio attribuito dall’autore a ciò che sta descrivendo.

Casi di facoltatività reale

Accanto agli usi della virgola volti a creare valori informativi aggiuntivi, se ne riscontrano anche di neutri. Essi emergono nel caso di costituenti sintattici che sono già di per sé autonomi dal punto di vista informativo, come ad esempio gli avverbiali di frase (francamente, probabilmente, forse ecc.) o i connettivi pragmatici (dunque, infatti, allora, per esempio ecc.). Quando queste espressioni aprono l’enunciato, la virgola può essere presente o mancare senza che ciò abbia conseguenze interpretative. Così, dato il seguente esempio, noi potremmo aggiungere una virgola dopo infatti senza creare effetti di senso:

(13) «[…] i risultati erano stati più che soddisfacenti; infatti il fenomeno era stato frenato enormemente». (Il Tirreno, 29 novembre 1999)

E lo stesso vale per l’avverbiale probabilmente, che apre l’enunciato seguente:

(14) Probabilmente la sentenza sarà emessa tra il 30 settembre e il 1 ottobre. (https://www.repubblica.it/cronaca/2011/09/07/news/processo_meredith-21342687/)

La virgola seriale e la virgola che apre e/o chiude

Sullo sfondo del comune funzionamento qui tratteggiato, la virgola può essere distinta in due tipi in funzione della sua manifestazione (Simone 1991): vi è la virgola seriale, che compare all’interno di sequenze coordinate e di enumerazioni, e vi è la virgola che apre e/o chiude, che si realizza in coppia e che abbiamo con alcuni tipi di subordinate, con le apposizioni nominali, con vari tipi di inciso. Va notato che in quest’ultimo caso una delle due virgole può essere assorbita da un segno di punteggiatura di livello superiore, come nel caso seguente, in cui la virgola che chiude la relativa appositiva viene sostituita dal punto che conclude l’enunciato:

(15) Aristotele (384-322 a.C.) fu allievo di Platone ma sviluppò una filosofia abbastanza diversa da quella del suo maestro, sulla quale non possiamo soffermarci qui. (Giorgio Graffi, Breve storia della linguistica, Roma, Carocci, 2019, p. 25)

La virgola seriale

La virgola seriale può separare i costituenti maggiori della frase:

(16) Le cose che può ricercare e insegnare la letteratura sono poche ma insostituibili: il modo di guardare il prossimo e se stessi, di porre in relazione fatti personali e fatti generali, di attribuire valore a piccole cose o grandi, di considerare i propri limiti e vizi e gli altrui, di trovare le proporzioni della vita […].(Italo Calvino, «Il midollo del leone», in Una pietra sopra, Torino, Einaudi, 1980, pp. 13-14)

oppure articolare al loro interno costituenti di livello minore:

(17) Le poetiche che abbiamo ultimamente passato in rassegna e che tendono a un’oggettività senza interventi d’ordine razionale, senza pretesa di giudicare, dimostrare, significare, sono sostenute da certuni come affermazioni di un desiderio superiore di onestà […]. (Italo Calvino, «Il midollo del leone», in Una pietra sopra, Torino, Einaudi, 1980, p. 12)

Quando in una coordinazione l’ultimo elemento è preceduto dalla congiunzione e, di solito la virgola non si mette, a meno – come si è osservato qui sopra – di voler togliere un’ambiguità o di voler creare rilievo informativo. Nell’italiano contemporaneo, la virgola seriale può venire utilizzata al posto di segni di interpunzione di livello superiore, in particolare il punto. Si è parlato in questo caso, con un anglicismo, di virgola splice.

La virgola che apre e/o chiude

Poiché la virgola ha un valore fondamentalmente comunicativo, non è possibile proporre rigide regole d’uso sintattico; alcune tendenze sono tuttavia rinvenibili. La virgola che apre e chiude marca anzitutto le unità informative autonome veicolate, qualunque sia la loro posizione, dalle relative appositive (es. 3), dalle apposizioni nominali (es. 4), dal vocativo e da costituenti sintatticamente autonomi, come in (18):

(18) Maria, credo, arriverà più tardi.

La virgola doppia accompagna anche gli elementi circostanziali che compaiono in posizione inserita, certamente le subordinate circostanziali, ma tendenzialmente anche costituenti preposizionali:

(19) Ma Lorenzin, nonostante le polemiche e gli errori, piace molto ai medici che non indossano la casacca politica sopra il camice. (Io donna, 4 febbraio 2017)

Abbiamo tipicamente una virgola anche nel caso delle subordinate circostanziali che precedono la reggente, come in:

(20) Se l’Ottocento è spesso considerato il secolo della linguistica storico-comparativa, il Novecento è altrettanto spesso visto come quello della linguistica generale […].(Giorgio Graffi, Breve storia della linguistica, Roma, Carocci, 2019, p. 147)

Sempre per ragioni comunicative, la virgola non va invece messa all’interno del nucleo sintattico-semantico della frase semplice, ai confini tra una reggente e una subordinata completiva in seconda posizione (es. 1), e neppure con le relative restrittive (es. 2a). In tutti gli altri casi sintattici, la virgola sarà scelta o omessa da una parte, come abbiamo mostrato in precedenza, in funzione dell’autonomia o non autonomia informativa dei costituenti e dall’altra in funzione del gusto dello scrivente, che sarà più o meno sensibile a fattori quali la distribuzione sintattica – canonica o non canonica – e la lunghezza. Rappresentativo a questo riguardo è il caso del soggetto sintattico della frase. Se il soggetto in generale non sarà separato con la virgola dal suo predicato, essa sarà scelta prima di tutto se si vuole attribuire rilievo informativo o contrastivo al soggetto (Serianni 1989, p. 73):

(21) (a) Lui, non raccontava mai nulla (Cassola)

(b) Il prete, non poteva dirle nulla (Pasolini);

quando il soggetto ha una posizione sintatticamente marcata, è cioè per esempio dislocato a destra:

(22) […] sorrideva, lui, senza cappello e cravatta, con il colletto della camicia a righe rovesciato indietro (Bassani);

se il soggetto è lungo, in particolare quando la sua complessità può creare ambiguità:

(23) L’idea che la grande arte non dovesse essere didascalica, era ignota alla cultura medievale […]. (esempio riportato in Ornella Castellani Pollidori, «Su una peculiarità̀ ortografica dell’uso contemporaneo», in Ornella Castellani Pollidori, In riva al fiume della lingua. Studi di linguistica e filologia (1961-2002), Roma, Salerno, 2004, pp.451‑458, p. 455).

Bibliografia

Ferrari, Angela (2003), Le ragioni del testo. Aspetti morfosintattici e interpuntivi dell'italiano contemporaneo, Firenze, Accademia della Crusca.

Ferrari, Angela (2018), «La virgola», in Ferrari, Angela/Lala, Letizia/Longo, Fiammetta/Pecorari, Filippo/Rosi, Benedetta/Stojmenova, Roska,La punteggiatura italiana contemporanea. Un’analisi comunicativo-testuale, Roma, Carocci, pp. 49-63.

Lombardi Vallauri, Edoardo (2002),La struttura informativa dell’enunciato, Firenze, La Nuova Italia.

Mortara Garavelli, Bice (2003), Prontuario di punteggiatura, Roma-Bari, Laterza.

Puoti, Basilio (1850 [1833]), Regole elementari della lingua italiana compilate nello studio di Basilio Puoti accademico della Crusca, Lucca, Tipografia di Giovanni Baccelli.

Serianni, Luca (1989), «Fonologia e grafematica», in Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, con la collaborazione di Alberto Castelvecchi, Torino, UTET, pp. 3-82.

Simone, Raffaele (1991),«Riflessioni sulla virgola»,inOrsolini, Margherita/Pontecorvo, Clotilde (a cura di), La costruzione del testo scritto nei bambini, Firenze, La Nuova Italia, pp. 219-231.

Zambaldi, Francesco (1905 [1878]), Grammatica della lingua italiana premiata al concorso nazionale della Casa Editrice Sonzogno, Milano, Casa Editrice Sonzogno.

I punti della situazione. Viaggio nella punteggiatura dell’italiano di oggi

La presentazione della serie- Luca Cignetti

Il punto – Angela Ferrari

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