Nel lungo brodo della campagna elettorale che comincia a riscaldarsi, uno degli elementi che più incuriosisce è il condimento di messaggi e parole virtuali che i politici e i loro spin doctor gettano nel pentolone per cercare di cucinare in modo nuovo ricette non si sa quanto inedite. Per cui ci si chiede se davvero Walter Veltroni, attraverso la sigla"WV", apposta come sigillo dei suoi sms raccolti in rete da Twitter e disponibili alla lettura pubblica di chi si colleghi col sito <twitter.com/
lanuovastagione>, non intenda proporsi come esempio di nuovo «uomo bionico, la cui realtà psicologica passa, oltre che attraverso i sensi, anche per i loro prolungamenti psicologici, permettendogli di raggiungere idealmente i luoghi e le persone che si trovano al di là del filo di collegamento virtuale», come scrive Mattia Mela (in C6? I seek you. Comunicare in chat, in «LId’O. Lingua italiana d’oggi», I-2004, Bulzoni editore, p.256), riprendendo le tesi di Derrick De Kerkhove per riferirle alla dimensione psicologica di chi chatta in rete. Insomma, la strategia di comunicazione si fa integrata, i target di potenziali elettori si sovrappongono in strati che possono però intersecarsi. Le riprese video dell’apertura della campagna elettorale del leader del Partito democratico in quel di Spello (10 febbraio 2008) non sono andate soltanto in diretta a beneficio di un pubblico ampio ma selezionato di telespettatori abbonati a Sky; non soltanto, ovviamente, sono rimbalzate a spezzoni, condite di commenti di alleati e avversari, nei telegiornali dei canali pubblici e privati e poi, di riflesso, su quotidiani e periodici; ma hanno anche cominciato a disseminarsi, segmentate, in rete, attraverso youtube, facebook e la blogosfera.

I parlamenti della blogosfera

Insieme dei blog esistenti nella rete (la parola è attestata nell’italiano scritto dal 2003; composta di blog(o) e del suffissoide –sfera), la blogosfera riesce a funzionare anche come luogo d’attrito e interazione tra pubblico e privato (il blog nasce come una sorta di diario privato in pubblico), potendo facilmente inglobare spezzoni di discorsi ripresi da altri media e favorire lo scambio di opinioni attraverso i post (messaggi di posta elettronica; dal ’96 in italiano) depositati dal blogger (l’autore di un blog; dal 2003 in italiano) all’interno del proprio blog e spesso seguiti dai commenti degli utenti ammessi. Seguire nella rete la disseminazione itinerante di un frammento video dalla mise en scène di Spello è un’esperienza utile per capire come la politica possa, tra luci e ombre, viaggiare tra le persone in modo differente rispetto al passato. Il limite del viaggio è dato dalla quantità ancora ristretta delle potenziali stazioni di posta. Di certo però viene intercettata una fascia attiva e attenta di cittadini (tra l’altro, aventi diritto al voto), in particolar modo giovani, e disposta a rimasticare il discorso politico: fosse anche per brevi icastici o ironici commenti – secondo lo stile delle comunicazioni nei gruppi di discussione; tanto più all’interno dei blog –, o addirittura attraverso semplici link, in ogni caso la blogosfera si mostra attiva, in questo inizio del 2008, e pronta a decostruire, smistare, ricomporre (talvolta manipolare, in modo e a scopo ludico, disincantato, cinico, polemico…) la parola del politico bionico.
Non ha senso, ovviamente, teorizzare un insieme testuale "Veltroni a Spello" a sé stante, in rete: si tratta di un corpo semiotico aperto che per offrirsi in pasto e funzionare come alimento deve essere fatto a pezzetti, smembrato, dilaniato, ricomposto e risemantizzato secondo regole variabili da luogo a luogo, da persona a persona. La blogosfera, per la politica, non funziona come un parlamento, ma come un arcipelago di parlamenti (di etimologici "conversari") animati da cannibali virtuali.

Darsi in pasto. Si può fare

Anche se in rete è tutto un fiorire di siti e di blog personali dei tanti politici che hanno orecchiato la necessità di "andare su Internet", a un blogger famoso come Beppe Grillo andrà riconosciuta la primogenitura nella finalizzazione del blog a strumento, oltre che a luogo, di intervento e di mobilitazione politica. Inoltre, Grillo ha sicuramente sollecitato in modo indiretto molte persone a farsi un proprio blog e a trattarvi temi di interesse civile collettivo. Grillo si è dato in pasto, ma ha attitudini da capopopolo: il menù lo decide lui, anche se a dibattere sono chiamati tutti i commensali.
Il Partito democratico e il suo leader Walter Veltroni, espressioni di una politica storicamente strutturata, articolata ideologicamente e complessa nelle gerarchie interne, non pensano la politica come la pensa Grillo. E non pensano la rete come la pensa Grillo. Sembrano però aver più chiaramente di altre formazioni politiche puntato le carte della propaganda anche sulla rete, mostrando di volersi rivolgere a chi vive la rete e di essere consapevoli che può essere redditizio farsi trattare come carne da rete. Ecco perché il nuovo sito del Partito Democratico (PDnetwork, <www.pdnetwork.it>) è stato concepito come un social network (dall’inglese; propriamente ‘rete sociale’, attestato in italiano dal 2004), cioè una comunità virtuale di utenti accomunati da interessi e finalità condivisi: in questo caso, la politica del PD, presentato sul sito come un organismo in crescita, in divenire e aperto ai contributi di tutti coloro che sono mossi dalla voglia di costruire l’Italia nuova (Giro dell’Italia nuova si chiama il tour pre-elettorale di Veltroni). Nella pagina principale del sito ci sono naturalmente i link degli interventi (anche in formato video) di Veltroni e dei documenti ufficiali del PD: ma l’architettura del sito richiama piuttosto a un incrocio tra siti di social networking (c’è anche una "geomappa" con i luoghi di provenienza degli iscritti alla comunità virtuale) come Facebook e un grande blog fatto di soli post. Dalla lettura di questi ultimi, si ricava che molti degli interventi sono di blogger.

Tag cloud…

Non manca la tag cloud (propriamente ‘nuvola di etichette’; una recente attestazione, 2007, in italiano, all’indirizzo <www.10people.net/blog/index.php/2007/05/30/tag-clouds-cosa-sono-da- dove-vengono/>), cioè la rappresentazione visiva delle etichette (tag), cioè delle parole chiave presenti nel sito: in sostanza, un riquadrato che contiene una lista di parole - soggette a puntamento e quindi veicolo di navigazione mirata all’interno del sito -, che sono composte in corpo differente a seconda della maggiore o minore frequenza (peso) nel sito. Il sistema della tag cloud è molto adoperato dai blogger più esperti.

…& Twitter

«Abbiamo aperto il twitter del PD. Ci saranno frasi e piccoli retroscena», comunica Walter Veltroni (ritratto in una fotina in alto a sinistra) dal sito all’indirizzo <twitter.com/lanuovastagione>. Colpisce il rapido riuso di twitter come deonomastico (nome comune ricavato da nome proprio), tratto da Twitter, nome di un network che offre un servizio di micro-blog. L’inglese twitter viene da tweet, l’onomatopea che indica il verso degli uccelli ma anche un segnale acustico (come quello che può avvisare dell’arrivo di un sms o di una e-mail). Gli utenti del micro-blog possono mandare aggiornamenti fatti di pochi caratteri (140 al massimo) via sms, e-mail, messaggeria istantanea e attraverso il sito di Twitter, creato nel 2006, insieme al relativo servizio, da una società californiana. I messaggi possono essere letti istantaneamente sia dall’utente, sia da coloro che si sono registrati anche per riceverli attraverso gli stessi mezzi che ne permettono l’invio.

Ecco allora il twitter veltroniano, il luogo, per dir così, di auto-macello premeditato più esposto alla deriva naif di blogger e associati. Mentre la pagina principale mette in successione i "telegrammi" di Veltroni (siglati o non siglati), che, decontestualizzati dall’occasione che li ha ispirati, assumono talvolta l’aria un po’ surreale di un incrocio geneticamente modificato tra pensierini Baci Perugina e fioretti laici («Correre da soli? Yes, we can. E se vinciamo, il governo sarà formato da 12 ministri. WV»; «Proviamo a dire: pagare meno e pagare tutti»), il link "with others" permette di accedere ai brevi messaggi inviati dagli utenti registrati. E qui decisamente la situazione comunicativa e il medium fanno capire che la politica può diventare un bolo inedito: «ancora sanno di mirto e gelsomino i suoi vent'anni Pubblicato da pvalente»; «uff che puntata di desperate housewife!!!!»; «Sanremo, escluso brano Bertè: La cantante, accusata di plagio, si esibirà fuori gara»; «Milleproroghe, sì del Senato: Rinnovati incentivi per rottamazione auto»… Questi pochi esempi di successivi e irrelati messaggi, dovuti evidentemente a scelte multicanale che hanno privilegiato il micro-blog solo a intermittenza, mostrano come nel caso limite di Twitter predomini di gran lunga l’idea e la pratica della comunità compartecipe e onnivora su quella della ricezione e della discussione del messaggio politico secondo i canoni tradizionali. Ma la scommessa in rete di Veltroni e del PD, evidentemente, è proprio quella di essere cibo per community.

Crediti immagine: http://chelseamia.corriere.it/2008/02/index.html