Siamo in una interessante situazione di confine, che – in casi come questo – fa discutere i linguisti, essi stessi non d’accordo tra di loro. Insomma, i dubbi restano legittimi, siamo in un terreno in cui contano le sfumature e le intenzioni del parlante (o scrivente) e, di base, lo stesso tipo di connettivo adoperato (in modo che) autorizza perplessità per la sua natura potenzialmente anfibia.

Siamo in presenza di una cosiddetta (da alcuni linguisti) consecutiva valutativa o di adeguatezza. Come scrive l’Enciclopedia dell’italiano Treccani, «Rispetto alle consecutive prototipiche le proposizioni di adeguatezza non esprimono una conseguenza di una causa intensificata, ma il grado di compatibilità dello stato di cose contenuto nella reggente rispetto all’eventuale realizzarsi di un effetto. La conseguenza non è mai posta come certa: per questo motivo nella costruzione esplicita compare sempre il congiuntivo. Il tipo di connettivi impiegati permette inoltre di avvicinare tali frasi alla subordinazione finale».