Ancora oggi la scelta suscita dubbi, spartendo il campo tra chi vuole scrivere menu, per rispettare la grafia originaria della parola, giuntaci dal francese (e attestata per la prima volta nell’italiano scritto nel 1877) e chi preferisce l’adattamento menù, che dà conto, all’italiana, dell’accento tonico cadente sull’ultima sillaba. A questo proposito, già nel 1905 Alfredo Panzini scrive che se proprio dobbiamo usare il francesismo «scriviamo almeno menù».

In questi casi d’incertezza, si consiglia di guardare come si comporta qualche buon dizionario della lingua italiana. Il Treccani.it, s. v. menù, sostiene che menù,adattamento della forma menu, «è più usato in entrambi i significati», quello gastronomico e quello informatico. Il GRADIT di Tullio De Mauro, invece, considera menù soltanto una variante di menu, mentre quest’ultima è considerata la forma principale. Infine, il Sabatini Coletti.it cita soltanto la forma menu. Il GDLI di Salvatore Battaglia (ricchissimo e prestigioso dizionario storico della lingua italiana), viceversa, retrocede menu nella nota etimologica, recando a lemma soltanto l’adattamento menù.

Nella seconda edizione riveduta e ampliata della sua rassegna di parole straniere alla moda in Italia (Barbaro dominio, Hoepli ed., 1943), il giornalista e scrittore Paolo Monelli dedica una voce a menu, dicendo che «già da qualche lustro questa parola francese si pronuncia menù all’italiana ed ormai sta scomparendo dall’uso». Fiducioso nella politica autarchica del fascismo nel campo dell’“igiene linguistica”, Monelli crede di poter dire (sulla base, in realtà, di prove piuttosto esigue) che nell’uso si riafferma la «parola propria, antica», lista (delle vivande o dei vini; e qui trova modo di prendersela con carta dei vini, espressione evidentemente già diffusa, ricalcata sul francese carte des vins). Previsione errata, visto che oggi menu (o menù) continua a essere diffuso, anche se non per indicare l’elenco dei vini.

In definitiva, lo scrivente potrà scegliere liberamente se adoperare menu o menù, conscio che entrambe le forme sono legittime.