Carlo Caverni

Freschino (freschìn in dialetto: si veda il dizionario del Boerio, edizione del 1856) è una di quelle voci di italiano regionale veneto (diffusa anche in area giuliana, trentina e lombarda orientale) che mette in crisi i parlanti locali quando cercano un corrispettivo nella lingua nazionale standard. Come "tradurla", senza ricorrere a tortuose perifrasi? Esiste o non esiste un corrispettivo preciso e univoco? Possiamo dire, senza tema di smentite, che un simile corrispettivo non esiste. Lo studioso Manlio Cortelazzo, nel suo Parole venete (Neri Pozza, 1994), cita un'osservazione di Erminio Girardi, che vale la pena riportare per disteso. Un'osservazione tanto analitica da lasciare scoraggiato chiunque tentasse di trovare un termine italiano sintetico corrispondente: «quel puzzo emanato prevalentemente da uova o pesce non necessariamente avariati. Il pesce può savère da freschìn quando non è più fresco, ma le mani odorano di freschìn, anche se hanno toccato pesce fresco. Le uova ne lasciano l'odore sugli oggetti o recipienti che vengono a contatto con il tuorlo e l'albume, anche se freschissimi. L'acqua, a volte, pur non avendolo in sé, trasferisce questo odore su bicchieri e stoviglie». La spiegazione conferma e precisa quanto scritto nella sua domanda dal signor Carlo Caverni.

Mucido o fetido possono valere come sostituti? Il primo si riferisce a cosa che, per essere stata in luogo umido, sa di muffa; il secondo è termine troppo generico. Non ci siamo. Non resta, suggerisce lo stesso Cortelazzo, che rassegnarsi a usare - se proprio dobbiamo farlo; e lo faremo, chiaramente, soltanto in quanto parlanti o scriventi d'area veneto-giuliana-trentina - il termine regionale freschino, che adatta fonomorfologicamente il dialettale freschìn. Compiere questa operazione e accontentarsene non significa uscire sconfitti; significa piuttosto prendere atto del fatto che il vocabolario non può essere concepito come un catalogo logicizzante universale che contiene per ogni referente (oggetto, fenomeno, concetto, azione, aspetto) un segno linguistico che gli si sposa in ogni lingua storico-naturale. Ogni lingua (e il dialetto, dal punto di vista funzionale, per molti aspetti è una lingua a sé), in realtà, rappresenta un'autonoma e originale organizzazione concettuale del mondo, condizionata da fattori extra-linguistici (sociali e culturali, sedimentati nel tempo), che interpreta i dati della realtà in un certo modo, non per forza condiviso da altre lingue. Se certe parlate inuit (eschimesi) conoscono cento modi per definire il colore bianco, cogliendone sfumature per noi - abitanti delle fasce temperate del pianeta - non percettibili, è perché in un mondo colorato di bianco l'occhio culturale degli abitanti ha letto, interpretato e tradotto in segni linguistici differenti le svariate caratteristiche del "bianco" necessarie per il sistema di vita e di valori degli eschimesi. Può essere utile sapere - per esempio - che quel "bianco quasi bianco-neve, ma neve un po' sporca, e sporca non di grigio ma di marrone chiaro tendente al grigio" individua zone di ghiaccio pericolose se sottoposte a pressioni troppo forti: dunque può rivelarsi utile, necessario, nella parlata inuit, possedere un termine che individui quella precisa tonalità di bianco, distinguendola dal bianco "quasi bianco-neve, ma neve un po' sporca, e sporca non di grigio ma di marrone chiaro non tendente al grigio", tipica di ghiacci non pericolosi, cui si associa un altro termine autonomo. In Italia e in italiano, che ce ne faremmo di una simile distinzione?

Tornando alle nostre latitudini, il freschino veneto si caratterizza per esprimere un certo modo di interpretare una certa porzione di realtà (costruita attraverso l'incontro di varie tipologie, unificate dall'elemento "odore di un certo tipo") con un dato segno linguistico; mentre altri italiani regionali e l'italiano standard stesso non hanno fatto da veicolo a una percezione culturale specifica di quella porzione di mondo, non hanno dunque ritagliato in forma linguistica quella determinata porzione di mondo selezionata in base all'indicatore "odore di un certo tipo".

Indicazione aggiuntiva: il Dizionario etimologico della Utet, alla voce freschìn, segnala che in spagnolo fresco vale 'sgradevole' e frescal 'che non è del tutto fresco', detto del pesce.