Alberto Rasi

Abbiocco è voce di italiano regionale di area centrale, in particolar modo laziale e marchigiana. Il sostantivo è un deverbale a suffisso zero derivato dal verbo abbioccare, abbioccarsi, che, secondo il Dizionario etimologico dei dialetti italiani della Utet, riprende il dialettale abbioccàsse 'diventare chioccia, covare le uova', denominale di biocca 'chioccia'. Abbioccato vale perciò in origine 'accoccolato, rannicchiato' ma ben presto, per estensione, 'colpito da sonnolenza, assopito' e 'depresso, avvilito'; è attestato per tre volte nel romanzo  di ambientazione romana Ragazzi di vita (1955) di Pier Paolo Pasolini (un esempio: «Se ne stavano abbioccate in silenzio, una rivolta verso l'altra, ma come se nemmeno si vedessero»).

La cronologia delle attestazioni nella lingua scritta di questa famiglia di parole è però stratificata. Abbioccare, -rsi, compare a metà del XIX secolo. Nella forma transitiva, vale oggi 'stancare, affaticare, buttare giù' (questo caldo mi abbiocca); in quella intransitiva pronominale, significa 'cedere alla sonnolenza, assopirsi per stanchezza' (durante la pausa s'è abbioccato sulla poltrona) e, per estensione, 'abbattersi, avvilirsi'. Abbioccato 'dominato, vinto dal sopore' e 'avvilito, abbattuto' è documentato soltanto a partire dagli anni Cinquanta del Novecento. Abbiocco, infine, 'intontimento, sonnolenza', specialmente se provocati da un pasto abbondante (dopo pranzo m'è preso un abbiocco!) è apparso in italiano nel corso del Novecento.