L’aggettivo onussiano (con la variante onusiano) significa ‘dell’Onu, che riguarda o è relativo all’Onu’, vale a dire all’Organizzazione delle nazioni unite. Il grande storico della lingua Bruno Migliorini in Parole nuove citava a lemma come prima forma onussiano e come varianti secondarie onusiano e onusista. Come si vede, il tempo ha fatto giustizia: onusista non si è affermato nella nostra lingua e non ha avuto accoglienza nei dizionari, mentre onussiano e onusiano, almeno nella lingua giornalistica, si sono affermati.

Oggi il GDU di Tullio De Mauro mette a lemma come prima forma onussiano e considera onusiano come variante. Lo Zingarelli, invece, accoglie soltanto onusiano. Onusiano è censito anche nella banca dati on line Neologismi all’interno del PortaleTreccani (https://www.treccani.it/lingua_italiana/neologismi/).Il primo a usare nella lingua scritta onussiano sarebbe stato, nel 1963, il giornalista Max David, famoso inviato speciale del «Corriere della sera». Dando questa notizia come probabile ma non certa, Claudio Quarantotto, nel suo Dizionario del nuovo italiano, cita un brano estratto da un articolo di Giovanni Presa, comparso sulla rivista «Gente», nel numero dell’8 marzo 1963: «L’aggettivo onussiano riuscirà tanto comodo nel trattare delle cose dell’ONU, da procurargli pronta e vasta fortuna, anche se può suscitare qualche perplessità il modo con cui è stato foggiato». David o non David, l’anno è il 1963.

Come è stato foggiato onus(s)iano? In un modo in cui oggi, con più intensità e naturalezza che in passato – grazie alla disinvoltura nel creare parole nuove da parte dei giornalisti –, accade non di rado che nascano neoformazioni derivate, ricavate da sigle e acronimi con l’aggiunta di tipici suffissi: Adamo e Della Valle citano, per esempio, suvista (da SUV), aennino (da AN, Alleanza Nazionale), pacsarsi (da PACS). Nel caso che ci interessa, alla sigla ONU si affigge il suffisso -iano, con l’inserimento della s (doppia o scempia) per motivi di eufonia, su influsso del francese onusien.

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