Prima di avventurarsi in un'indagine etimologica, bisogna accertare la consistenza del vocabolo trimbulare. Consistenza che sembra ridursi a ben poca cosa. Alla domanda che circola in internet su quale sia il verso del coccodrillo (“il coccodrillo come fa?”), in non pochi (tra i pochi che se ne occupano), scopiazzandosi a vicenda, rispondono trimbulare e notano, a pappagallo (tanto per restare nel regno animale), il fonosimbolismo del verbo, che rimanderebbe ai “suoni tremuli sia gravi che acuti che emette” l'animale. La fonte citata (se è citata) è un blog in cui – oltre a proporre modalità di compravendita che vanno dalle moto, agli animali, all'abbigliamento - si elencano i versi di numerosi animali, coccodrillo incluso.
Che poi il verbo sia stato utilizzato zero volte nella letteratura italiana (compare soltanto in un breve articolo della scrittrice Elena Stancanelli, nel quotidiano «La Repubblica» e in un romanzo autopubblicato del 2015) e sia impossibile trovarlo registrato in qualche dizionario della lingua italiana ci induce nella tentazione di considerare trimbulare, a tutt'oggi, un oggetto sconosciuto.