Ringraziamo per la segnalazione: per ora non possiamo fare altro che metterla nel cassetto, poiché si tratta di una parola che ancora non ha messo piede (o se l'ha fatto, ha appena intinto un alluce) nel mare ampio della lingua scritta italiana, inclusa quella digitata in internet. Non si tratta, insomma, di un anglicismo, perché l'anglicismo è già stato ricevuto e accolto (magari anche in modo contrastato) nella lingua d'arrivo; si tratta di una parola inglese e basta.

Molto interessante, cringe, perché ha diverse accezioni, a partire da quella originaria, cinquecentesca, di 'piegarsi o accovacciarsi, specialmente con servilismo o paura', tra cui è notevole quella di “provare imbarazzo per qualcun altro”, come diremmo noi ricorrendo a una perifrasi. L'inglese, invece, individua con una sola parola quella situazione, associandola inoltre alle esternazioni visibili dell'imbarazzo (gesti, colorito del volto, prossemica ecc.). Ciò testimonia come ogni lingua storico-naturale ritagli una propria visione del mondo e “generi” una propria realtà.

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