L’equiparazione animali/esseri umani ai fini della determinazione della natura concettuale dell’alloctonia e della dimensione semantica della parola alloctonia rende un po’ perplessi, tanto più che l’esempio addotto è relativo a pesci che vengono prelevati altrove rispetto al luogo in cui poi verranno pescati dagli sportivissimi pescatori di secondio grado: un atto forzoso, a lasciar stare per un momento l’idea che i problemi della cernia siano comparabili a quelli di un essere umano.
Per quanto riguarda la parola, essa è correttamente e coltamente formata. Secondo quanto si evince dal ragionamento del nostro gentile lettore, tutto il mondo è popolato da alloctoni. Ma non possiamo traporre in lingua meccanicamente dei criteri logicistici e destoricizzare la consistenza di una parola. Autoctono è termine nato nell’àmbito di una certa fase di sviluppo degli studi antropologici e porta con sé anche l’ideologia di cui la parola è stata vettore, cioè che esistessero popolazioni che, per essere stanziate in un determinato territorio da epoca assai remota, dovevano ritenersi nate dalla terra medesima (terrigenae in latino). Di fatto, la parola col tempo si è di molto attenuata in specificità e settorialità semantica, tanto che oggi è considerata sinonimo di indigeno.
Se un giorno le ragioni della lingua accoglieranno l’uso delle ingegnose coniazioni studiate e proposte dal nostro lettore, ce ne rallegreremo. Per ora, stiamo all’evidenza degli usi attuali.