Pur costretti, per ragioni di sintesi, a tagliare la parte dell’email dedicata dalla nostra gentile lettrice all’illustrazione della scarsa affidabilità culturale e della inquietante matrice ideologica dei gestori del sito citato all’interno di una voce presente tra i “Neologismi” accessibili on line nel sito Treccani.it, non possiamo che dire due cose: 1) i neologismi (o, più precisamente, le parole nuove che forse entreranno nell’uso stabile della lingua italiana) vengono censiti in quanto parole realmente usate, di là dalla loro “correttezza politica”; gli esempi testuali addotti dopo la definizione servono a dimostrare tale fatto: pertanto, che si tratti di un volantino pubblicitario, di un articolo scritto dal direttore di uno dei più prestigiosi quotidiani o di un testo tratto da un sito non istituzionale non fa differenza; è logico poi che, se la parola di cui si forniscono attestazioni, come è il caso di woke, è di per sé, come dire, “di parte”, “partigiana” e divisiva, o in ogni caso polemica, perfino ingiuriosa, ci si possa o deva attendere che qualche esempio sia impregnato di ideologie o posizioni assolutamente non condivisibili nel merito; 2) per quanto appena scritto, è evidente che Treccani non fa proprio, ideologicamente, moralmente, ecc., il contenuto di nessuna delle affermazioni contenute nelle attestazioni di questa o quella parola nuova: Treccani mette semplicemente a disposizione di chi legge la prova che la parola lemmatizzata viene usata.
16 dicembre 2022