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L'italiano va alla Grande guerra

Cent'anni fa, allo scoppio della Prima guerra mondiale, che cosa era la nostra lingua? Invece di affidarci alle statistiche, abbiamo deciso di proporre alcuni quadri fotografici per inquadrare la stessa scena da angoli visuali differenti, a volte intrecciati o sovrapposti. L'Italia dei primi vent'anni del Novecento, letta attraverso la lente della lingua, trova un punto di inedita e drammatica fusione nel calor bianco delle fiamme belliche. Ma, nell'uso della parola, esiste un fronte interno che frattura il nucleo bollente e colloca su sponde opposte l'élite colta e benestante e la massa ignorante e povera. Da una parte, la lingua letteraria attraversa sperimentalismi raffinati - dai Vociani all'avanguardia futurista -, si muove tra passato e futuro con l'estetismo dannunziano e approda alla scarnificazione del verso in Ungaretti. Dall'altra, l'italiano comune fa le prime prove di popolarità, arrangiandosi sulla bocca e nelle lettere dei semicolti gettati in trincea, in una animata contesa e compresenza col padrone incontrastato della parola, il dialetto (una dinamica colta con acutezza, decenni dopo, dal Monicelli del capolavoro filmico La Grande guerra). Intanto, i giornali sportivi accomunano e mitologizzano eroismo militare e valentìa agonistica, mentre la nascente letteratura di consumo, pur mandando Pinocchio al fronte, punta a funzionare come arma di distrazione di massa.

PAROLE

I nostri lettori cacciatori di parole nuove/6

Spesso arrivano qui in redazione creazioni elaborate dagli utenti stessi, i quali ritengono che la lingua si gioverebbe di integrazioni d'autore. C'è chi – come vedremo in questa puntata – si assume la responsabilità e anche, con un pizzico d'orgoglio, il merito di essere stato un onomaturgo, ovverosia il creatore di una parola nuova (si vedano le voci asfaltare e readerguest). In qualche caso, la segnalazione coincide con l'autopromozione, come accade con la fantascientifica parola-macedonia astronavatar (astronave + avatar), titolo di un racconto di M. R., il quale, come tutti gli ingegnosi scrittori di fantascienza, è, diremmo per contratto, alla ricerca di cose mai viste e mai dette (segnaliamo, nel succitato racconto, avatarnauta, modellato su astronauta).

PERCORSI

Questione di lingua: tifi Bembo o stai col Varchi?

Il Cinquecento dà continuità ma veste e dimensione nuova a interrogativi che percorrono la riflessione sulla lingua sin dall'antichità. E che, per l'appunto, in veste pop, durano ancora oggi, se non mancano persone che, scrivendo ai giornali o alla Crusca, alla Treccani, alla Zanichelli, ecc., paventano la corruttela linguistica dei tempi moderni, rimpiangono indefiniti tempi d'oro, mostrano orrore per l'invasione barbarica delle parole nuove o dei forestierismi angloamericani. Come se esistesse una sorta di Grammatica primigenia che rispecchi il mondo ordinato delle idee, affidata a una norma controllabile e preservatrice dall'infezione del Nuovo.

SCRITTO E PARLATO

Le donne, gli uomini e il verbo violentare

Nel Vocabolario Treccani si fa riferimento a una «coercizione di natura fisica o morale» nei confronti di «una persona». In questo modo si allude senza mezzi termini a una violenza esercitata contro individui di qualsiasi sesso. Il termine “persona” ha rappresentato, nelle definizioni dei vocabolari, una scelta innovativa e coraggiosa, che ha svincolato le definizioni e le esemplificazioni dal peso del conformismo linguistico che riferiva solo alla donna, in un’ottica maschile, tutto ciò che la vedeva soggetto passivo di usi e tradizioni ormai superate (del resto, proprio la voce donna è stata definita a lungo come «la femmina dell’uomo»).

PAROLE DELL'ECONOMIA

Jobs act, parola di Renzi

Alla fine è passato. Il jobs act. E il mistero della sua identità è stato svelato. Ma è tutta un’altra cosa, come si vede dal titolo del decreto che trasforma in legge il provvedimento urgente sostenuto da almeno un anno a questa parte da Matteo Renzi, con la forza turbinante del cinetismo verbale che gli è proprio. È tutta un’altra lingua, più che altro: Disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese. Questo significa, almeno, in parte jobs act. Manca infatti un pezzo, che in seguito diventerà disegno di legge.

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