Cicerone
Pro Ligario, Pro Marcello, Pro rege Deiotaro (orazioni cesariane). Volgarizzamento di Brunetto Latini, a cura di Cristiano Lorenzi
Virgilio
Æneis. Volgarizzamento senese trecentesco di Ciampolo di Meo Ugurgieri, introduzione, edizione critica e glossario a cura di Claudio Lagomarsini
Pisa, Edizioni della Normale, 2018
Per l’«Edizione nazionale degli Antichi Volgarizzamenti dei testi latini nei volgari italiani», diretta da Claudio Ciociola, ordinario di Filologia italiana presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, e istituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sono apparsi finora, oltre ai due dei quali qui ci occupiamo, i seguenti volumi (tutti editi dalla fiorentina sismel - Edizioni del Galluzzo, tranne il III tomo delle Heroides):
Ovidio, Heroides. Volgarizzamento fiorentino trecentesco di Filippo Ceffi, introduzione, testo secondo l’autografo e glossario a cura di Massimo Zaggia, 3 tomi (2009, 2014, 2015; quest’ultimo per le Edizioni della Normale);
Historia Apollonii Regis Tyri. Volgarizzamenti italiani, a cura di Luca Sacchi, 2009;
Cicerone, Pro Marcello. Volgarizzamento toscano già attribuito a Leonardo Bruni, a cura di Sara Berti, 2010;
Lucano, Pharsalia. Volgarizzamento toscano trecentesco, a cura di Maria Carla Marinoni, 2011.
Cristiano Lorenzi pubblica per la prima volta in edizione critica il volgarizzamento ad opera di Brunetto Latini delle tre orazioni rivolte tra il 46 e il 47 a.C. da Cicerone a Cesare e perciò dette Cesariane: un documento di eccezionale importanza non solo linguistico-stilistica, costituendo, avvisa il risguardo, «un mirabile esempio di prosa d’arte, con Brunetto che plasma il volgare fino a competere per rigore e raffinatezza con l’originale ciceroniano, così che la sua lingua acquista, come ricordava Cesare Segre, “una forza interiore piena di fermenti”», ma anche sul piano culturale, poiché la traduzione avviene nel momento in cui s’inaugura la grande stagione dei volgarizzamenti dei classici.
L’opera, tràdita da numerosi codici databili fra Tre- e Quattrocento, ebbe grande fortuna (soprattutto Pro Ligario, perché a differenza delle altre due si diffuse anche autonomamente): di ciò si dà minuzioso conto nell’Introduzione, dove si descrivono gli ambienti culturali che la lessero e copiarono e si affrontano i problemi relativi, oltreché alla datazione, all’attribuzione (una prova fra le tante: Brunetto rende il latino gloria con nominanza, diversamente da tutti gli altri volgarizzatori due-trecenteschi, per i quali nominanza traduce esclusivamente il latino fama); si analizzano inoltre lo stile e le tecniche traduttive del notaio fiorentino, in particolare la tendenza a rendere singoli vocaboli con dittologie o strutture binarie e a restituire in modo libero o compendioso i luoghi ciceroniani più irti d’asperità sintattiche e lessicali.
La Nota al testo offre l’elenco dei testimoni manoscritti e a stampa del volgarizzamento delle tre orazioni (ogni scheda dei 31 codici fornisce una descrizione interna del manufatto: datazione, dimensioni, consistenza, mani), l’analisi del contenuto e la bibliografia catalografica sul codice, con una persuasiva razionalizzazione dei rapporti fra i testimoni.
Il testo critico è corredato da note esplicative e d’ordine storico, linguistico ed ecdotico. Seguono un ricco glossario e gl’indici onomastico, toponomastico e dei manoscritti.
Di altrettanto pregevole fattura l’edizione critica ricostruttiva curata da Claudio Lagomarsini del volgarizzamento trecentesco dell’Eneide approntato dal senese Ciampolo di Meo Ugurgieri: la prima traduzione integrale del poema virgiliano in una lingua romanza, definita da Gianfranco Folena un «capolavoro del genere». Sul lavoro filologico dell’editore basti l’entusiastico referto di Claudio Giunta, da sottoscrivere in toto: «Non c’è aspetto dell’opera e del suo autore che lo studioso non illumini: dal contesto storico-culturale (la Siena di inizio secolo, quando si elabora la leggenda della Lupa senese) alla biografia di Ciampolo, arricchita di nuove testimonianze d’archivio; dalla fortuna dell’Eneide nel Medioevo alle strategie stilistiche del traduttore misurate anche sullo sfondo delle consuetudini scolastiche (in che modo veniva insegnato il latino nelle scuole italiane tardo-medievali? Che latino sa, di conseguenza, un volgarizzatore?), e descritte non solo con grande esattezza ma anche con un’ammirazione venata di affetto per l’eroico umanista di sette secoli fa: “Più sopra — scrive Lagomarsini — abbiamo qualificato una scelta traduttiva dell’Ugurgieri con l’aggettivo pedissequo. Vorremo poterlo liberare, qui, dall’accezione peggiorativa che esso assume in italiano, concedendoci una traduzione morfematica che forse sarebbe piaciuta al Senese: quello di Ciampolo è un volgarizzamento che ‘segue a piedi’ — passo per passo — Virgilio. Lo fa con umiltà, ma anche con intelligenza, riuscendo a produrre un testo letterario che non si lascia intimorire né irrigidire dalla solennità del suo predecessore, ma ne ricava e rilancia anche la tensione e la bellezza”. Ma è soprattutto l’analisi linguistica e filologica a rendere questo libro esemplare. Lagomarsini fa piena luce in una tradizione manoscritta molto intricata con un rigore che non va mai a scapito del nitore argomentativo: le pagine dedicate alla recensio si leggono con fatica, perché la materia è difficile, ma anche con gusto, perché Lagomarsini ha la rarissima qualità di saper trattare con fluidità ed eleganza anche questioni estremamente tecniche, messi di fronte alle quali filologi meno sicuri si difenderebbero col gergo. En passant, poi, riesce a identificare il ramo della tradizione dell’Eneide latina al quale appartiene il manoscritto sul quale lavorò Ciampolo; imposta meglio di come sia stato fatto in passato il problema del rapporto con l’altro volgarizzamento trecentesco dell’Eneide attribuito ad Andrea Lancia; e valorizza l’apporto che alla traduzione dovette venire dal ricco apparato paratestuale che accompagna il testo virgiliano nella tradizione manoscritta».
Il volume è arricchito da un glossario «selettivo», da un’amplissima bibliografia e dagl’indici onomastico, toponomastico, dei manoscritti e dei documenti d’archivio.