Stefano Calabrese e Valentina Conti

Che cos’è una fanfiction

Roma, Carocci editore, 2019

Che piaccia o meno, la lingua italiana cresce accogliendo neoconiazioni – malgrado tutto e tutti – ad una velocità che nessuno si è mai preoccupato di misurare con il cronometro ma che spesso va di pari passo con l’evoluzione della tecnologia e della terminologia specialistica che ne deriva.

Solo alcune neoformazioni godono di lunga vita: molte di esse rimangono incastrate nel mantello scuro dell’occasionalismo, altre, dopo essersi guadagnate un posto al sole, si nutrono e crescono autonomamente. Come, per esempio fanficition.

Ammirazione o culto?

Con l’agile volumetto Che cos’è una fanficition Stefano Calabrese, ordinario di Comunicazione narrativa all’Università di Modena e Reggio Emilia e Valentina Conti, dottore di ricerca in Narratologia nella medesima università, documentano un fenomeno culturale sempre più presente, e per molti versi sconosciuto, orientandoci in un panorama narrativo dai contorni non ancora ben marcati.

Innanzitutto, secondo gli autori «per fanfiction (più comunemente fanfic, fic o FF) si intende l’insieme delle produzioni narrative scritte dai fan di un’opera appartenente al mondo letterario, cinematografico, televisivo o di qualsiasi altra natura, prendendo spunto dalle storie o dai personaggi di un lavoro originale, ma anche da personaggi famosi realmente esistenti […]».

I pilastri di questo nuovo genere letterario sono comunità di appassionati che, «al di fuori del mercato letterario editoriale», intervengono riscrivendo e trasformando storie appartenenti a «materiale creativo caratterizzato da personaggi presenti in opere precedenti il cui copyright è detenuto da altri». All’autore, al suo “diritto” e al suo destino al tempo del digitale e della globalizzazione è dedicato un capitolo a parte, pieno di spunti critici molto interessanti.

Che cosa si intende per appassionati, ammiratori, sostenitori, fan, per farla breve? Come osservano gli autori, sull’origine della parola fan ci sono due scuole di pensiero, una «sostiene che fan derivi dall’inglese to fancy (“ammirare”); la seconda fa risalire il termine a fanatic, derivante dal latino fanum (tempio, luogo sacro), che si associa strettamente all’idea di cult, una forma di culto profano che rappresenta la fascia “bassa” dei comportamenti religiosi».

Figlie della fanfiction

È interessante rilevare come, intorno a questa nuova realtà, proliferino numerose parole inglesi o angloamericane (alcune di nuova formazione), la cui longevità è probabilmente legata alla fortuna che avranno appunto le fanficition. Come fanwriter (autore di fanfiction), fandom, termine che «unisce al significato di fan il suffisso locativo astratto o concetto di “dom”, “luogo dedicato a” o “popolato da” (come nell’inglese kingdom: territorio di pertinenza di un sovrano, reame) per significare l’ambito dei fan o fanitudine, comprensiva dei comportamenti o delle pratiche testuali derivanti dall’ammirazione» e prosumer «il consumer che entra attivamente nel processo del producer reclamando un ruolo di coautore».

Il filo della parola

Sempre seguendo il sottile filo delle parole, gli autori suggeriscono che «i generi specifici sorti all’interno di questo informe arcipelago narrativo […] non fungono solo da tag del contenuto di una storia, ma sottendono un insieme di familiarità tematiche e abitudini linguistiche che fanno delle fanfiction il terreno di studio oggi più succulento per chi voglia addentrarsi nelle identità culturali giovanili».

Sono cinque i criteri individuati, mettendo a confronto siti o piattaforme multifandom. A tutti questi criteri (lunghezza, coefficiente di adulterazione, morfologia, presenza di relazioni sentimentali e/o rapporti sessuali, criticità dei contenuti) sono associate moltissime parole. Ne cito solo alcune: fanfiction drabble, (di una lunghezza che va dalle 90 alle 110 parole); flashfic (111-500 parole); one Shot (un solo capitolo); AU, alternate (o alternative) universe; missing moments (momenti mancanti) e molto altro.

Dalla fanfiction al sé

Torniamo ai gusti, sui quali non si può discutere. Comunque vogliate collocarvi nell’universo della narrazione, più o meno interessati alle nuove forme di scritture, questo volumetto vi presenterà un quadro chiaro e rigoroso, utile a comprendere un mondo talvolta percepito come molto distante, pur essendo in realtà a portata di click. Se la fanfiction non vi attrae, troverete in questo saggio numerosi elementi per indagare i fenomeni interculturali nei quali siamo immersi nonché una prospettiva diversa dalla quale osservarli. Perché è innegabile che «a partire dall’invenzione del web e dal conseguente big bang della produzione di fanfiction, sono in molti a chiedersi in quale misura queste nuove modalità di scrittura e fruizione delle storie stiano modificando il modo in cui comunichiamo e come esse influiscano sul nostro potenziale neuro-cognitivo».

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