Paolo Albani
Visionari. Briciole critiche su Carlo Dossi
Trieste-Roma, Italo Svevo, 2022
Membro dell’OpLePo (OPificio di LEtteratura POtenziale), Console Magnifico di Patafisica, collaboratore della «Domenica del Sole 24 ore», direttore della rivista di bizzarrie letterarie «Nuova Tèchne», performer e poeta visivo, autore di testi improntati a un umorismo irresistibile (ricordiamo almeno Geometriche visioni, Rose osé, Forse Queneau, Il corteggiatore e altri racconti, Fantasmagorie, La governante di Jevons, Dizionario degli istituti anomali nel mondo, Manualetto pratico ad uso di coloro che vogliono imparare a scrivere il meno possibile, Dal buco della letteratura, I mattoidi italiani, Spiritello cattivo, Fenomeni curiosi, Umorismo involontario, Le cose che non so, Variazioni sul canone), Paolo Albani dà fuori per la «Biblioteca di letteratura inutile» dell’Editrice triestino-romana un volumetto non meno denso che “leggero” (in senso calviniano) su Carlo Alberto Pisani Dossi (Zenevredo 1849 – Cardina 1910), diplomatico e scrittore tra i più eccentrici e linguisticamente creativi della Scapigliatura milanese, definito da Giorgio Manganelli «una delle divinità segrete della letteratura italiana; nell’Ottocento, poi, è una presenza assurda, come sarebbe un vulcano clandestino, un’orchestra da camera deportata nel deserto, l’elefante nell’armadio».
L’opera su cui Albani concentra la propria attenzione è I mattòidi al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II (1884), dedicato al medico e criminologo Cesare Lombroso (Verona 1835 – Torino 1909), col quale Dossi intrattenne un lungo commercio epistolare (libro così giudicato dal gran fabbro Gian Pietro Lucini: «originale applicazione dell’humorismo alla critica d’arte, ma mai prima usata; modello felice della parodia ispirata dal nauseoso spettacolo di molti droghieri della estetica, che si obliarono ad esprimere, senza accorgersene, la parte maggiore della loro vanteria e della loro ignoranza sopra i larghi fogli dei progetti»):
I due si scambiano segnalazioni e libri sull’argomento della «mattità». In Genio e follia (III ed. 1877) Lombroso inserisce alcuni manoscritti di «pazzi letterari» inviatigli dal Dossi; nell’Appendice, alla sezione intitolata Giornali e scritti dei pazzi, Lombroso dichiara: «Quell’elegantissimo scrittore, che è il nostro Carlo Dossi, mi regalava un volume di curiose poesie dettate da un suo amico, sacerdote caduto in delirio melanconico. […] L’amore per tutto ciò che è insolito e stravagante costituisce in Dossi il vero nodo che salda insieme il progetto dei Ritratti umani, le Note azzurre e l’«aureo» libretto dei Mattòidi. Alla fiducia più volte manifestata per la scienza, Dossi affianca il fascino per la cabala, le tombe e i cadaveri e le figure stregonesche: non a caso fra i suoi migliori amici figura Paolo Gorini, l’imbalsamatore di cadaveri, fra cui quello di Mazzini, secondo un procedimento segreto da lui stesso inventato e sperimentato. […] In quest’amore per l’«anomalismo» s’inserisce la simpatia del Dossi per i mattoidi, personaggi isolati e un po’ eroici, le cui caratteristiche […] sono la «vanità sconfinata, unita a ìnfimo ingegno», «smania di ricerca», «ambizione del nuovo» non soccorse da «bastante ala di mente». Alla fine del suo scritto Dossi puntualizza che, definendo mattoidi gli autori dei progetti, non intende dire, in ciò istruito dagli studi del Lombroso, che sono interamente pazzi, e chiarisce il suo pensiero con la bellissima metafora […] dell’intelligenza dell’uomo paragonata a un appartamento composto da molte stanze.
Segue una breve, esilarante rassegna di mattòidi: Angelo Motta (1826-1888), inventore di un processo elettrochimico di metallizzazione dei corpi organici; Raffaello Carboni (1817-1875), cercatore d’oro in Australia, poi capitano dell’esercito garibaldino, drammaturgo, poeta e musicista sui generis citato da Dossi; il sacerdote Francesco Attardi (1820 - ?), fermamente convinto che l’uomo possa raggiungere l’immortalità («L’uomo muore — sintetizza Albani — perché l’attuale posizione della mente umana lo spinge temporaneamente alla morte, invece che all’immortalità; d’altronde la stessa morte è una durata e quindi è una specie di immortalità, e può facilmente trasformarsi in una specie di durata riferita alle forme dell’immortalità e della vita»); Giacinto Trussardi (1814-1885), convinto che la brevità della vita umana dipenda dalla scarse cognizioni sull’igiene, «che dovrebbe essere considerata prima fra tutte le scienze»; Guido Pighetti (1889-1964), secondo il quale lo spirito conosce sé stesso riconoscendo sé stesso natura nell’altro natura; il pittore folle e visionario Annibale Luigi Bergamini (1921-1992), firmatario di opere oniriche, surreali.
Riferimenti bibliografici
Paolo Albani, Geometriche visioni. L'alfabeto raffigurato, Biblioteca Oplepiana, plaquette n. 12, Napoli, Edizioni Oplepo, 1996.
Id., Rose osé. Lettere rubate, Biblioteca Oplepiana, plaquette n. 13, Napoli, Edizioni Oplepo, 1998.
Id., con Paolo della Bella e Berlinghiero Buonarroti, Forse Queneau. Enciclopedia delle Scienze Anomale, Bologna, Zanichelli, 1999.
Id., Il corteggiatore e altri racconti, Udine, Campanotto, 2000.
Id., Fantasmagorie. Parole in bianco, Biblioteca Oplepiana, plaquette n. 19, Napoli, Edizioni Oplepo, 2000.
Id., La governante di Jevons. Storie di precursori dimenticati, Udine, Campanotto, 2007.
Id., Dizionario degli istituti anomali nel mondo, Macerata, Quodlibet, 2009.
Id., Manualetto pratico ad uso di coloro che vogliono imparare a scrivere il meno possibile, Viadana (Mn), FUOCOfuochino, 2010.
Id., Dal buco della letteratura, Viadana (Mn), FUOCOfuochino, 2012.
Id., I mattoidi italiani, Macerata, Quodlibet, 2012.
Id., Spiritello cattivo, Viadana (Mn), FUOCOfuochino, 2013.
Id., Fenomeni curiosi, Macerata, Quodlibet eBook, 2014.
Id., Umorismo involontario, Macerata, Quodlibet, 2016.
Id., Le cose che non so, Imola, Babbomorto Editore, 2017.
Id., Variazioni sul canone. La poesia come oggetto visivo, anche, Napoli, I Quaderni dell’Oplepo n. 7, 2017.