Diego Conticello

L’oltraggio d’una minima stella rugginosa. Viaggio nella poesia di Bartolo Cattafi

Milano, Mimesis, 2022

Poeta (Barocco amorale, Le radici del senso) e novecentista particolarmente attento alla letteratura siciliana contemporanea (Lucio Piccolo. Poesia per immagini «nel vento di Soave»), il catanese Diego Conticello pubblica per la collana «Punti di vista. Testi e studi di letteratura italiana contemporanea» dell’Editrice meneghina una densa monografia sul poeta siciliano Bartolo Cattafi (Barcellona Pozzo di Gotto 1922 – Milano 1979), esaminandone tutta l’opera in verso. Così la bandella, certamente vergata dallo stesso Autore:

Questo saggio si prefigge di approfondire l’intero corpus poetico di Bartolo Cattafi, tra i maggiori esponenti della letteratura italiana del secondo Novecento — già presente nella celebre antologia Quarta generazione curata da Piero Chiara e Luciano Erba — indagandone dettagliatamente le minuterie testuali delle principali liriche presenti in ciascuna raccolta, dagli esordi con Nel centro della mano_, fino ai postumi_ Segni_, nell’intento di scovare una vena “barocca” quasi naturalmente insita in liriche assai cesellate da analogismi arditi, da una visionarietà quasi orfica e, al contempo, razionalissima, strutturata grazie all’accostamento di elementi disparati che creano abissali scarti, fulminei lampi di pensiero, estrose immagini che infine approdano a concetti lucidi e originalissimi negli esiti._

Dalla silloge d’esordio Nel centro della mano (1951) all’ultima, dall’allusivo titolo Chiromanzia d’inverno (1983), attraverso Partenza da Greenwich (1955), Le mosche del meriggio (1958), Qualcosa di preciso (1961), L’osso, l’anima (1964), L’aria secca del fuoco (1972), La discesa al trono (1975), Marzo e le sue idi (1977) e L’allodola ottobrina (1979), Conticello traduce in verbo la propria plenaria — ma nel complesso meritevolmente sobria — adesione al suo autore affondando lo specillo nei testi più rappresentativi di ciascuna raccolta. Un solo esempio del suo efficace close reading:

La poesia di Cattafi si popola, fin dal suo primo incedere, di immagini ancipiti che contemplano insieme il caldo abbraccio di un esasperato vitalismo e il rovello spasmodico della morte, in un quadro che risente delle precoci frequentazioni col simbolismo messinese di matrice futurista (in particolare Giuseppe Jannelli e Nino Pino Ballotta), sicuramente sperimentato dal poeta negli anni universitari trascorsi all’ombra del Faro. Se una vena barocca esiste in questi versi così cesellati è di certo quella dell’analogismo ardito, della visionarietà quasi orfica e, al contempo, razionalissima, grazie alla giustapposizione di elementi disparati che creano abissali scarti, fulminei lampi di pensiero, estrose immagini che infine plasmano lucidi concetti. In Nell’atrio, in attesa_, ad esempio, siamo molto vicini all’operazione gongorina del “cultismo”, tuttavia con il_ surplus del fine esistenzialistico-gnoseologico e non solo con lo scopo “stupefacente” del modello spagnolo, forse il supremo interprete del Siglo de oro_._ (p. 14).

Questo il testo preso in esame:

Rimangono in un mucchio scolorito

rose e urine nell’atrio. Ignoto è il regno,

alba e attesa, crepuscolo di nubi dove Dio

s’annida, come un colombo gutturale.

Oscuro è il regno, ospite nell’atrio

mano incerta e straniera stacca al vento

la lampada incostante, scendila al petto

per leggerci l’epigrafe, sugli occhi

se le statue biancheggiano, se un triste

insetto stria la nostra mente.

E questa la poesia di Luis de Góngora È caduto un garofano, in Le solitudini e altre poesie:

È caduto un garofano

dal seno dell’aurora oggi

beato è il fieno

perché è caduto sopra di esso!

Quando regnava il silenzio

su tutte le cose del suolo

e coronata di gelo

regnava la notte fredda,

nel mezzo del regno

delle tenebre così crudele, è caduto un garofano.

Commenta il critico:

Il consimile motivo religioso viene enucleato con immagini abbastanza speculari: la scenografia tenebrosa («crespuscolo di nubi; oscuro è il regno» in Cattafi; «regnava la notte fredda» in Góngora); gli accenti negativi con cui i poeti descrivono la situazione interiore («se un triste / insetto stria la nostra mente») ed esteriore («nel mezzo del regno / delle tenebre così crudele») in cui si trovano. L’unica divergenza: se nel poeta iberico spicca il tono esultante per la discesa dal cielo del divino, incarnato dal garofano_-Cristo che sboccia dal seno dell’aurora-Maria, idealmente accolto dal poeta-fieno, in Cattafi c’è l’ansia dell’ultraterreno, però puntualmente disattesa dal distanziamento ‘elusivo’ dello stesso, che «s’annida, come un colombo gutturale», impedendo_ de facto _la scoperta e lasciando dunque il soggetto in uno stato di ‘delusiva’ privazione. Al poeta, impersonato ora dall’Agave, non resta che abbandonare tutti gli aneliti — comprese le lusinghe dell’amata isola, vista anch’essa in un certo senso come divinità — perché rivelatisi ‘illusivi’ e tentare il salto-_varco nel buio del mondo reale, che è a questo punto solitario, data la ‘sovraumana’ contumacia, al contrario di quanto avviene in Montale, che cerca invece di aggirare quest’ansia — ‘mare’ come ignoto — rimanendo ‘abbarbicato’, pur in maniera precaria, piuttosto che affrontare il ‘tormento’ cercando una via d’uscita. (p. 15).

Riferimenti bibliografici

Diego Conticello, Lucio Piccolo. Poesia per immagini «nel vento di Soave», Troina, Caefor, 2009.

Id., Barocco amorale, pref. di Silvio Ramat, Faloppio, LietoColle, 2010.

Id., Le radici del senso, pref. di Fabio Pusterla, Milano, Marcos y Marcos 2015.

Bartolo Cattafi, Nel centro della mano, Milano, Edizioni della Meridiana, 1951; poi in Id., Le mosche del meriggio, Milano, Mondadori, 1958; ora in Id., Poesie 1943-1979, a cura di Vincenzo Leotta e Giovanni Raboni, Milano, Oscar Mondadori, 2001.

Id., Partenza da Greenwich, Milano, Quaderni della Meridiana, 1955; poi in Id., Le mosche del meriggio, cit.; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., Le mosche del meriggio, cit.; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., Qualcosa di preciso, Milano, Scheiwiller, 1961; poi in Id., L’osso, l’anima, Milano, Mondadori, 1964; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., L’osso, l’anima, cit.; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., L’aria secca del fuoco, Milano, Mondadori, 1972; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., La discesa al trono, Milano, Mondadori, 1975; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., Marzo e le sue idi, Milano, Mondadori, 1977; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., L’allodola ottobrina, Milano, Mondadori, 1979; ora in Poesie 1943-1979, cit.

Id., Chiromanzia d’inverno, Milano, Mondadori, 1983; ora in Poesie 1943-1979, cit.