09 novembre 2022

Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne

 

AA. VV.

Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne

a cura di Anna Toscano

Milano, La vita felice, 1° vol. 2019 - 2° vol. 2022

 

Fare un’antologia oggi, in uno spazio letterario sempre più multiforme e dispersivo, implica una serie di complessità e di responsabilità, compresa quella di definire in modo chiaro gli obbiettivi e le categorie attraverso cui selezionare. Questo perché nel contesto contemporaneo sarebbe impossibile presentare un’antologia d’autore nel senso novecentesco del termine con dei propositi canonizzanti o con pretese di completezza. Bisogna necessariamente focalizzarsi su uno spicchio più piccolo della poesia, analizzarne un particolare per poi trarne considerazioni più ampie. Non sono mancati infatti negli ultimi decenni tentativi più o meno riusciti di antologie tematiche, generazionali o dal respiro più militante che mettessero in luce alcuni aspetti ricorrenti o caratterizzanti della poesia più recente. Parlare di poesia delle donne non deve certo essere considerato come sottocategoria del genere ma è un bene che negli ultimi anni abbia finalmente preso avvio un lavoro critico e editoriale di recupero di molte autrici fin qui ignorate o sottostimate. In tal senso anche l’antologia, strumento critico ed editoriale allo stesso tempo, può svolgere la sua parte nella diffusione e nello studio di questa sezione di poesia. Con l’augurio, bene intesi, che si arrivi al punto in cui non sarà più necessario mettere in risalto la poesia delle donne come porzione isolata, ma si possa parlare di un’unica storia della poesia. Il lavoro antologico proposto da Anna Toscano in due volumi, Chiamami col mio nome. Antologia poetica di donne (La vita felice, 2019 e 2022) va in questa direzione, scegliendo una serie di autrici contemporanee e del passato da far leggere, scoprire, riscoprire e apprezzare sotto una nuova luce, e che le collochi anche in dialogo con le altre. L’antologia poetica di donne è, se vogliamo, un particolare genere della novecentesca antologia d’autore che, negli anni ’60-’70, si è reso uno strumento di affermazione culturale necessario nelle battaglie femministe. Là dove il canone poetico stabilito dalle antologie aveva pressoché escluso tutte le donne (Sanguineti non presenta neppure una donna, Mengaldo solo Amelia Rosselli), negli anni in cui si comincia a rivendicare uno spazio e un’identità nuova e demistificata delle donne iniziano a uscire delle antologie al femminile che facciano da contraltare alla così detta poesia maschile dominante. Per fare solo un esempio, nel 1975 usciva Il pubblico della poesia a cura di Berardinelli e Cordelli che, nel voler testimoniare la nuova poesia di quel tempo, aveva però dimenticato di includere le donne e il movimento poetico femminista. A questa rispose l’antologia a cura di Biancamaria Frabotta Donne in poesia (1976), che si proponeva di mettere in luce il percorso poetico di tante donne, valorizzandone aspetti sin lì ignorati. Facendo un salto nel tempo e arrivando agli anni Duemila, un’altra antologia di donne è Nuovi poeti 6 a cura di Giovanna Rosadini (Einaudi, 2012), che seleziona 12 poete contemporanee all’interno di un progetto della casa editrice Einaudi che ha visto la pubblicazione di vari volumetti antologici. Esiste quindi una tradizione di antologie al femminile entro cui si inserisce quella a cura di Anna Toscano che però, come dichiara nella prefazione, vuole offrire un’”esperienza di lettura” e non porsi come una selezione/elezione di qualità. L’antologia viene quasi spontaneamente a comporre un panorama di scrittrici vasto e variegato, con personalità poetiche e biografiche forti e affascinanti che apre uno spazio di possibilità e di vita futura a tanta poesia dimenticata.

 

I due volumi raccolgono ciascuno 50 autrici, di cui viene scelto un solo testo rappresentativo accompagnato da una nota di Anna Toscano che coglie l’essenza poetica di ognuna. Lo spazio geografico e temporale che l’antologia comprende è ampio e le poete scelte sono a volte molto lontane per stile e contenuti. Si va da alcuni nomi canonici della poesia italiana come Amelia Rosselli e Alda Merini ad altri più celebri per forme di scrittura diverse come Natalia Ginzburg o Goliarda Sapienza. Ma ci sono altrettanti nomi di grandi scrittrici straniere da Margaret Atwood al premio Nobel Louise Glück, da Wyslawa Szymborksa ad Anne Sexton. Dall’altro lato, in successione alfabetica e senza divisione in sezioni, si trovano autrici giovani come Silvia Righi o Roberta Durante, nomi ormai consolidati della nuova poesia italiana quali Silvia Bre o Maria Grazia Calandrone e molte altre da scoprire. Non deve stupire questa vicinanza di nomi tra Maestre e allieve, tra amiche, a volte tra sconosciute che entrano qui per la prima volta in contatto. Risulta anzi efficace la libertà che questo percorso antologico offre al lettore, permettendoci di creare storie e linee di continuità.

 

Nel primo volume, ad esempio, troviamo Cristine Lavant, nel secondo Ingeborg Bachmann, la cui scrittura non potrebbe essere più lontana, l’una nel richiamo spirituale alla fede e a Dio, l’altra nella filosofica interrogazione del linguaggio e della verità. Eppure, c’è una radice comune che le fa sorelle, Klagenfurt e la Carinzia, la terra austriaca senza lingua e senza confini, disorientante e nostalgica insieme. La tensione all’assoluto di Lavant ricorda invece un’altra autrice qui antologizzata, Fernanda Romagnoli, la cui poetica è un percorso ascensionale che chiama in causa Dio e la dialettica tra corpo e anima. Anna Ruchat, qui in veste di poeta, è anche colei che ha portato Lavant in Italia grazie alla sua traduzione per Effigie della raccolta Poesie.

 

E ancora troviamo Natalia Ginzburg e Edith Bruck, accomunate dalle origini ebraiche e dalla Storia vissuta e sofferta. In particolare, Anna Toscano riporta la poesia di Ginzburg Memoria, scritta per ricordare il marito Leone Ginzburg, torturato e ucciso a Regina Coeli dai tedeschi nel 1944. Bruck, di origini ungheresi, è testimone della Shoah avendo sperimentato il dramma della deportazione ad Auschwitz, Dachau e altri campi di concentramento fino alla liberazione nel 1945.

 

Nello stesso anno Gabriela Mistral vinceva il Premio Nobel, prima donna latino-americana a riceverlo. Altro Nobel antologizzato è Louise Glück (2020), la cui scrittura ha a che fare con la così detta “Confessional poetry” degli anni ’50-’60, di cui nel volume abbiamo Anne Sexton.

 

Un discorso a sé sarebbe da fare per le autrici italiane contemporanee qui antologizzate e rappresentative delle ultime generazioni poetiche. Diverse per temi e poetica ma costantemente in dialogo nel mondo del lavoro culturale ed editoriale, nella piccola e fertile rete della poesia. Quelli dati sono solo alcuni spunti e connessioni che i due volumi dell’antologia Chiamami col mio nome possono offrire, a dimostrazione di un universo poetico, quelle delle donne, ancora tutto da sondare.


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