Trifone Gargano
PPP. Pasolini prima di Pasolini
Bari, Edizioni Radici Future, 2022
Nel volume Gargano si propone di indagare l’attività di Pasolini nel periodo compreso tra il 1947 e il 1955, anno della pubblicazione per Garzanti del romanzo Ragazzi di vita , opera che lo fece conoscere al grande pubblico. L’autore fatica però a restare nei confini che si è dato. Ciò si deve in parte alla necessità reale di presentare la produzione giovanile di Pasolini come laboratorio e cantiere sempre aperto in vista dei progetti futuri (spesso non realizzati e lasciati in forma incompiuta), in parte alla tensione verso la contemporaneità, verso il lascito pasoliniano nel nostro presente, soprattutto per le riflessioni sulla scuola e per la fisionomia di icona pop che Pasolini ha assunto suo malgrado negli ultimi anni, complice anche la ricorrenza del centenario dalla nascita.
Il saggio, sospeso tra critica letteraria e riflessione pedagogico-didattica, è articolato in quattro sezioni, precedute da un’introduzione che rivela fin dalle prime pagine uno dei caratteri più innovativi del volume: le pagine sono costellate di QR code che permettono di consultare contenuti multimediali (scene di film, video, interviste, canzoni, articoli di approfondimento) creando una rete di rimandi funzionale al ritratto della personalità e all’ispirazione multiforme di Pasolini.
Scorrendo i titoli delle sezioni è possibile cogliere la varietà dei campi d’indagine proposti. Si va dalla ricognizione delle prove narrative nei primi difficili anni romani ( Pasolini prima di Pasolini ) alla vocazione didattica come costante della vita e della produzione saggistica, letteraria e artistica di Pasolini ( Scuola ), dalla proposta didattica di una lettura speculare della Commedia e della Divina Mimesis ( Divina Mimesis ) all’eredità pop che vede contemporaneamente Pasolini autore e soggetto di canzoni, illustratore dei suoi testi e personaggio di graphic novel e volumi fotografici ( Pasolini pop ).
Nella prima sezione Gargano ripercorre gli anni immediatamente successivi alla fuga di Pasolini con la madre da Casarsa a Roma, il 28 gennaio 1950, in seguito allo scandalo che gli era costato la sospensione dall’insegnamento a Valvasone e l’espulsione dal PCI. L’attività scrittoria di Pasolini si segnala fin da subito come un «magma effervescente di parole» (p. 16) in cui i testi, gli abbozzi e gli appunti nascono e si modificano costantemente sia per necessità contingenti (la ricerca di pubblicazioni e premi per un modesto compenso economico), sia per l’insoddisfazione perenne dell’autore e la tensione sperimentale che lo accompagnerà in tutta la sua carriera. Viene così ricostruita la trama che dai racconti La rondinella del Pacher (di ambientazione friulana), Il ferrobedò e Terracina (secondo classificato al Premio Taranto) porterà al romanzo Ragazzi di vita attraverso una manipolazione che lascia intatti i nuclei narrativi, le situazioni, i caratteri dei personaggi.
La seconda sezione è quella in cui emerge con maggiore evidenza il profilo dell’autore, docente di liceo e quindi particolarmente sensibile al Pasolini maestro di scuola e autore di proposte metodologiche e didattiche di grande modernità. Le sue teorie si pongono ancora oggi come sfide pedagogiche da cogliere e si presentano come «riflessioni integrali, che riguardano cioè sia gli stili dell’insegnamento, i metodi, i tempi, ma anche gli strumenti, compresi, ovviamente, i libri di testo» (p. 64).
In queste pagine trovano spazio anche la passione di Pasolini per il calcio (con la grammatica dei podemi ) e le sue invenzioni didattiche, come la favola del Mostro Userum ideata per introdurre in classe le terminazioni della seconda declinazione latina (- us , - er , - um ). Gli addetti ai lavori troveranno anche considerazioni sull’involuzione compiuta dal nostro sistema scolastico in rapporto alle linee di sviluppo che Pasolini aveva suggerito per rifondare la scuola.
Appare orientata all’uso didattico anche la terza sezione in cui alcuni passi dei canti I-IV e VII dell’ Inferno dantesco vengono accostati alla riscrittura pasoliniana nella « superba ruina » della Divina Mimesis . Si tratta di una proposta operativa per un modulo didattico in cui si valutino le riprese lessicali e concettuali, l’adattamento di episodi e lo sperimentalismo linguistico come cifra stilistica comune, per mostrare in che modo la crisi dantesca trovi una nuova declinazione novecentesca nella crisi pasoliniana, non più spirituale ma ideologica e artistica, di fronte al «genocidio culturale» perpetrato dal neocapitalismo e dall’« italiano tecnologico » ai danni della cultura popolare e dialettale (p. 98).
Proprio l’attenzione a tutto ciò che è popolare è stata una delle direttrici fondamentali della produzione di Pasolini. Gargano nell’ultima sezione del volume ne dà conferma attraverso una rassegna delle canzoni scritte da Pasolini per Laura Betti. Si tratta di testi che danno voce a gente di borgata e prostitute, come nel brano Il valzer della toppa , divenuto celebre grazie all’interpretazione di Gabriella Ferri. In chiusura, spostandosi ancora più avanti negli anni, al “Pasolini dopo Pasolini”, verrebbe da dire, Gargano ricorda le due canzoni tributo a Pasolini, Una storia sbagliata di De André e A Pa’ di Francesco De Gregori, e segnala la graphic novel Intervista a Pasolini di Davide Toffolo e il volume fotografico di Marco Belpoliti, Pasolini e il suo doppio , a marcare l’irrinunciabile presenza dell’intellettuale nell’immaginario collettivo, anche popolare.