Nancie Atwell e Anne Atwell Merkel

La zona di lettura. Come aiutare i ragazzi e le ragazze a diventare lettori abili, appassionati, abituali, critici

Traduzione di Alessandra Nesti

«Quaderni della Ricerca / Didattica e letteratura /15»

Loescher Editore, Torino, 2022

C’è un verbo nel sottotitolo del quaderno La zona di lettura (Come aiutare i ragazzi e le ragazze a diventare lettori abili, appassionati, abituali, critici) di Nancie Atwell e Anne Atwell Merkel sul quale vale la pena di soffermarsi.

Si tratta del verbo aiutare, dal latino adiutā__re, intensivo di adiuvā__re ‘aiutare’, che deriva da iuvā__re ‘giovare’. Aiutare nasconde con dolcezza una meta e un limite, un traguardo e un ostacolo, ed evidenzia come in certi àmbiti sia impossibile, se non controproducente, imporre o imporci. Quindi meglio sostenere, agevolare o condurre per mano, soprattutto per quanto riguarda l’atto di leggere.

Esordiva così Daniel Pennac nel suo celeberrimo Come un romanzo: «Il verbo leggere non sopporta l’imperativo, avversione che condivide con alcuni altri verbi: il verbo “amare”... il verbo “sognare”... Naturalmente si può sempre provare. Dai, forza: “Amami!” “Sogna!” “Leggi!” “Leggi! Ma insomma, leggi, diamine, ti ordino di leggere!". “Sali in camera tua e leggi!”. Risultato? Niente».

Lo sanno bene le autrici di questo saggio, tradotto in italiano da Alessandra Nesti, che hanno dedicato – e dedicano – la loro vita professionale a rendere la lettura un’occasione di crescita e, perché no, di felicità.

Nancie Atwell ha iniziato a insegnare agli inizi degli anni Settanta del Novecento e, nel 1990, ha fondato il Centre for Teaching and Learning (CTL) - Centro per l’insegnamento e l’apprendimento nello Stato del Maine.

Grazie alla sua attività, nel 2015 ha vinto il Global Teacher Prize («a US $1 million award presented annually to an exceptional teacher who has made an outstanding contribution to their profession»), un riconoscimento che premia il lavoro di insegnanti che si sono particolarmente distinti nella loro professione. Sua figlia, Anne Atwell Merkel, ha preso il posto della madre nel CTL quando Nancie ha smesso di insegnare nel 2013.

Si può insegnare a leggere? Quali sono le condizioni per rendere la lettura un gesto facile e spontaneo? Come possono giovani e giovanissimi diventare lettrici e lettori felici?

I numeri citati nel libro non sono trascurabili: «[N]ella nostra scuola, il CTL […], la media annuale di lettura è di quaranta titoli per studente del settimo e ottavo grado. E nei gradi inferiori i numeri sono altrettanto straordinari» (p. 22). Stiamo parlando di giovani che vivono nel Maine, «uno stato rurale e povero. Meno della metà degli impieghi offre uno stipendio con cui si può vivere, e i genitori dei nostri studenti lavorano sodo facendo ogni tipo di mestiere: agricoltori, carpentieri, muratori, operatrici d’infanzia, soldati, pescatori, addetti alle pulizie, così come medici, insegnanti, piccoli imprenditori o imprenditrici […]. Non parliamo, dunque, di un’enclave di privilegiati, bensì di lettori e lettrici che tutti i bambini e le bambine possono diventare» (p. 24-5).

Qual è il segreto di questo sorprendente successo? Sarebbe importante comprenderlo, anche in considerazione di altre cifre, quelle che emergono dall’ultimo resoconto Istat Produzione e lettura di libri in Italia, anno 2020, pubblicato nel febbraio 2022.

«La quota più alta di lettori continua a essere quella dei giovani: ha letto almeno un libro per motivi non strettamente scolastici o professionali il 58,6% dei ragazzi tra gli 11 e i 14 anni. Tuttavia, in questa fascia di età i lettori sono diminuiti negli ultimi 10 anni di 6,8 punti percentuali […]. In assoluto, il pubblico più affezionato alla lettura è rappresentato dalle ragazze tra gli 11 e i 24 anni (oltre il 60% ha letto almeno un libro nell’anno)».

Stiamo parlando di cifre che si riferiscono a un intero Paese e che non ha senso confrontare con i risultati specifici di un centro d’istruzione, che peraltro non si trova in Italia. Si tratta tuttavia di numeri che esprimono in modo significativo la sofferenza di un settore, quello dei libri e della lettura, su cui occorre mantenere alta l’attenzione.

La zona di lettura è un testo ricco di testimonianze vive e vissute direttamente, di esperienze alle quali ispirarsi per immaginare un percorso, una strada possibile e percorribile da chiunque, per «imparare come rendere la lettura un’“arte personale” – con le parole dello scrittore Robert Davis –, e con un obiettivo preciso: «che ogni studente diventi un lettore abile, appassionato, abituale, critico» [p. 22]. Sotto la guida degli insegnanti, ciascuno studente seleziona i libri da leggere in base alla propria identità, alle proprie passioni o inclinazioni. «L’unico modo davvero infallibile per indurre l’amore per i libri è invitare gli studenti a sceglierseli per contro proprio. E così, gli insegnanti aiutano i bambini e le bambine a scegliere libri piacevoli, a sviluppare e rifinire i loro criteri letterari, e a costruire le loro identità di lettori e lettrici» [p. 22].

Dalla scelta del libro al come e dove leggerlo. Zona di lettura è un’espressione coniata da uno studente di settimo grado, che ha interpretato la condizione descritta da Thomas Newkirk come “lo stato di lettura” (2000). Dopo un confronto sull’articolo di Newkirk, studentesse e studenti, con le loro risposte, hanno contribuito a definire questo spazio come «il posto in cui vanno quando si lasciano l’aula dietro le spalle e vivono esperienze simulate e vicarie attraverso i loro libri» [p. 38]. Sembra tutto semplice e naturale, ma non è così.

Un po’ come quando osserviamo atleti straordinari che fanno sembrare le loro prestazioni atti semplici e ordinari: sono proprio competenza e preparazione a rendere naturali – e in apparenza semplici – i risultati ottenuti da questa categoria di sportivi.

Sfogliando questo quaderno, troveremo anche moltissime fotografie di giovani completamente assorti, di veri e propri atleti della lettura, di persone immerse nei libri e nella loro zona: «“mi dimentico dove sono e chi c’è intorno a me, e anche chi sono”; “non ti accorgi nemmeno di girare la pagina o di passare al capitolo successivo” […]; “il tempo scorre incredibilmente veloce, ma non me ne accorgo minimamente”; “ti perdi, ma in un modo bello”», sono solo alcune delle frasi raccolte dalle autrici (p. 39).

Se nei laboratori si parla di libri e di lettura («un booktalk è un ibrido: un po’ servizio alla comunità, un po’ discorso da imbonitore per vendere il libro»; «i booktalk sono brevi spot pubblicitari, raccomandazioni dirette e informali di titoli che sono apprezzati da singoli lettori»), durante questa attività non sono contemplati invece esercizi sulle parole, analisi del testo, progetti artistici o test di verifica. Non ci sono schede da compilare né resoconti da presentare e neppure domande di riflessione al termine della lettura di un libro. Tanto meno ricompense: «il premio sono le avventure vissute attraverso i personaggi e le passioni che loro e le storie suscitano, oltre che lo sviluppo di un’abitudine di lettura» (p. 32).

L’azione delle autrici è molto ampia e comprende tutta una serie di strategie che, a partire dalla possibilità di disporre di una ricca e articolata biblioteca, si basano per esempio anche sulle recensioni da parte di studentesse e studenti («A differenza del genere scolastico della relazione sul libro, la recensione rappresenta una sede critica riconosciuta e popolare nel mondo degli adulti», p. 110) e sulle lettere-saggio («Scrivere lettere sui libri è una delle attività di base dei gradi dal terzo all’ottavo nei laboratori di lettura del CTL […]. Le nostre hanno in particolare lo scopo di far riflettere sui libri, in uno scambio circolare tra studenti e insegnante», p. 99).

Chi crede nel valore dei libri e della lettura potrà agilmente mettere in pratica, arricchire e interpretare i percorsi narrati in questo testo, tenendo conto che sono il frutto di esperienze dirette, di obiettivi raggiunti e di una grande convinzione: «Le mode, nell’istruzione, vanno e vengono. Ma i bisogni e i desideri umani restano gli stessi. Ogni studente […] cui insegniamo si merita il piacere e il senso che noi adulti letterati troviamo nelle pagine dei libri che amiamo. Non è solo una cosa bella da fare: è quella essenziale per assicurarci che i nostri studenti e le nostre studentesse diventino i lettori e le lettrici abili, appassionati, abituali e critici che desideriamo» (p. 31).

Nel settembre del 1931, il poeta e drammaturgo spagnolo Federico García Lorca (1898-1936), fucilato dai franchisti durante i primi giorni della guerra civile, pronunciò un discorso in occasione dell’inaugurazione della biblioteca di Fuente Vaqueros (Granada), suo paese natale. Questo è un passaggio.

«Quando l’insigne scrittore russo Fëdor Dostoevskij, padre della rivoluzione russa molto più di Lenin, era prigioniero in Siberia, lontano dal mondo, tra quattro mura e circondato da desolate pianure di infinita neve, e scriveva chiedendo aiuto alla sua famiglia lontana, diceva soltanto: “Mandatemi libri, libri, tanti libri affinché la mia anima non muoia!”. Aveva freddo e non chiedeva fuoco, era assetato e non chiedeva acqua: chiedeva libri, cioè orizzonti, cioè scale per risalire la vetta dello spirito e del cuore. Perché l’agonia fisica, biologica, naturale, di un corpo causata da fame, sete o freddo, dura poco, pochissimo, ma l’agonia dell’animo insoddisfatto dura tutta la vita».

Per saperne di più

Per leggere un estratto del Quaderno cliccare qui

Intervista di Antonella De Gregorio a Nancie Atwell, Bambini, leggete quello che volete. Così ho vinto il Nobel dei maestri (22 novembre 2015, Corriere.it)

Produzione e lettura di libri in Italia (anno 2020), Istituto Nazionale di statistica, 7 febbraio 2022

Daniel Pennac, Come un romanzo (traduzione dal francese Yasmina Melaouah), Feltrinelli, 1994.

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