Pierangela Diadori

Insegnare italiano L2 a religiosi cattolici. L'italiano lingua veicolare nella Chiesa e la formazione linguistica del clero

Le Monnier – Mondadori Education, 2015

Esplorando tramite motori ricerca e cataloghi le ormai vaste bibliografie dedicate all’insegnamento dell’italiano L2 (lingua seconda) ad adulti stranieri (si veda in particolare quella curata dalla Biblioteca Casa di Khaoula, dell’Istituzione Biblioteche di Bologna, reperibile qui) si nota subito come i destinatari della gran parte di manuali ed eserciziari siano indistinti, genericamente indicati appunto come stranieri. Ovviamente ci sono ripartizioni in base ai livelli, più o meno rispondenti ai requisiti delle certificazioni riconosciute, e non mancano materiali didattici specifici per studenti di una certa provenienza o nazionalità, soprattutto per quelli afferenti a sistemi grafici diversi da quello latino: si possono trovare per esempio testi appositi per cinesi o arabofoni.

Ma, negli ultimi anni, si è fatta sempre più forte l’esigenza di diversificare l’offerta anche in base alla professione dei discenti, proprio perché l’apprendimento della lingua seconda, a differenza di quello di una lingua straniera tout court, è finalizzato a rispondere alle necessità comunicative reali, calate nei concreti e quotidiani contesti di inserimento sociale e lavorativo. Così sono stati ideati volumi destinati a lavoratori stranieri in generale, ma, anche più distintamente, ad operatori sanitari e di ambito ospedaliero, a lavoratori del settore commerciale e aziendale, ad assistenti familiari: sostegni linguistici, dunque, per ambiti caratterizzati da un notevole tasso di  tecnicismo, che richiedono, precipuamente in campo lessicale, competenze speciali.

Pierangela Diadori, docente di Didattica della lingua italiana a stranieri e Teoria e tecnica della traduzione all’Università per Stranieri di Siena, nonché direttrice del Centro DITALS (Certificazione di Competenza in Didattica dell’Italiano per Stranieri) sempre presso l’Università di Siena, ha colto un ulteriore ambito dove si rende necessario un intervento specifico, quello della vocazione religiosa cattolica. Il volume Insegnare italiano L2 a religiosi cattolici. L’italiano lingua veicolare nella Chiesa e la formazione linguistica del clero (Le Monnier – Mondadori Education, 2015) nasce dalla collaborazione del Centro DITALS con la Fondazione Comunità Domenico Tardini di Roma per la realizzazione di una certificazione DITALS di I livello “profilo religiosi cattolici” e si rivolge a chi intenda dedicarsi all’insegnamento dell’italiano L2 a religiosi cattolici, proponendo strumenti e strategie didattiche adeguate.

L’autrice, dopo aver chiarito le premesse storiche, sociali, culturali e comunicative che motivano e sostanziano il fine precipuo del suo studio – ragioni legate fondamentalmente al centralissimo ruolo dell’italiano come lingua veicolare nella Chiesa Cattolica – analizza i contesti di apprendimento dell’italiano L2: i seminari e i collegi, le università pontificie, gli istituti di vita consacrata, le comunità spirituali. Riporta poi puntualmente una serie di indagini sul campo da cui si evincono le peculiarità di questo insegnamento: i religiosi hanno bisogni linguistici, istanze comunicative, motivazioni all’apprendimento spesso non sovrapponibili a quelle di studenti stranieri laici, alle quali possono rispondere efficacemente solo insegnanti con una formazione mirata.

La catechesi, i rapporti con le gerarchie ecclesiastiche, la celebrazione della Messa, che richiede anche una buona pronuncia, la Confessione, lo studio dei testi sacri, esami a sfondo teologico presso le università, la conoscenza dei linguaggi giovanili per chi è chiamato a occuparsi di pastorale giovanile sono sfere d’uso che prevedono l’acquisizione non solo di tecnicismi lessicali, ma anche di schemi sintattici, organizzazione testuale, stile formulare del tutto propri. Scorrendo la ricca appendice, si possono cogliere alcuni dei tratti più originali di questa didattica altamente funzionale: tra gli esempi di prove di esame DITALS di I livello “profilo religiosi cattolici”, spiccano, accanto a prove comuni a tutti i profili, quelle a sfondo religioso, in cui, per esempio, le prove di analisi del testo riguardano pagine bibliche come il Decalogo.

Al di là dei risvolti in situazione, il libro della Diadori risponde, in modo definitivo proprio per le sue implicazioni pratiche, alla domanda già molte volte emersa da numerosi studi di linguistica e storia della lingua, e se cioè lo status della lingua religiosa (liturgica, biblica, catechistica, ecc.) sia quello di lingua speciale, visto che clero e consacrati a vario titolo, alla stregua di matematici, fisici o esperti di ogni altro settore, devono padroneggiare un bagaglio di tecnicismi non solo lessicali. La risposta che si evince dal lavoro della Diadori è ovviamente sì, almeno per certi indirizzi, e da qui lo specifico del libro e dei metodi e dei contenuti dell’insegnamento dell’italiano L2 ivi proposti.

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