21 marzo 2023

L’italiano della medicina

 

Rosa Piro

L’italiano della medicina

Roma, Carocci, 2022

 

Questo bel volumetto di Rosa Piro, autrice di grande esperienza negli studi sulla medicina medievale (il suo lavoro più significativo è la ponderosa edizione critica di un testo medico anonimo trecentesco che porta il titolo di L’Almansore. Volgarizzamento fiorentino del XIV secolo, Firenze, Edizioni del Galluzzo, 2011), ha una notevole consequenzialità e chiarezza, che lo rende adatto a chiunque voglia avvicinarsi alla lingua della medicina ricavandone un inquadramento generale e di base.

 

È oramai da secoli un topos il fatto che il linguaggio della medicina sia oscuro; ma, come dimostra l’autrice, piuttosto che nascere oscuro lo è diventato man mano che aumentavano le scoperte e bisognava dare un nome alle cose (un’esigenza, dunque, onomaturgica), fatto che, con il procedere del tempo, ha allontanato progressivamente quella della medicina dalla lingua comune. Il pubblico di questo lavoro è definito chiaramente (e in base a questo si orientano anche le scelte comunicative dell’autrice): «In queste pagine abbiamo provato a “smontare” nelle sue parti il linguaggio medico italiano pensando soprattutto ai destinatari; agli studenti che si preparano ad affrontare i corsi di Medicina e delle discipline sanitarie» (p. 8), a cui si accompagnano gli studenti e gli insegnanti di Lettere, quelli di Lingue, i traduttori. Lo scopo del volume è «osservare come il linguaggio medico si diversifica a seconda degli interlocutori e del contesto, che danno vita a tipologie di testi differenti» (p. 75) e come esso «si presenta nei contesti di maggior grado di specializzazione, ovvero quelli che vedono coinvolti gli specialisti che si rivolgono a esperti (ricercatori, medici) o a esperti in formazione (studenti, specializzandi)» (p. 75).

 

La struttura del libro vede una prima parte di taglio generale per introdurre chi legge al problema della definizione e dei confini della lingua della medicina, anche rispetto agli altri linguaggi specialistici, e a una brevissima storia linguistica dei testi medici attraverso la classica periodizzazione in età medievale, moderna e contemporanea.

 

La seconda parte entra nel vivo della descrizione, attraversando quella che l’autrice chiama «creatività dell’italiano medico» (p. 43), che si esprime soprattutto nella morfologia attraverso i processi di prefissazione, suffissazione e composizione (questi ultimi, in particolare, di notevole precisione descrittiva) e la creazione di unità polirematiche (eruzione cutanea, quadro clinico, ecc.), comprese quelle formate con eponimi (cellule di Koppfer, morbo di Parkinson), detoponimici (malattia di Amburgo), denominazioni di malattie dei lavoratori (cataratta dei vetrai), nomi di animali (febbre da pappataci), agenti atmosferici (sindrome del vento dell’Est); chiude l’esame della morfologia l’esame dell’impatto delle sigle sulla lingua della medicina.

 

Altrettanto interessante risulta l’esame della sintassi e della testualità, vale a dire delle regole nello stile e nella comunicazione, peraltro ampiamente comuni ad altre varietà scientifiche: la presenza di locuzioni preposizionali (a carico di, di tipo, a livello di), la deagentivizzazione, cioè la tendenza alla scomparsa dell’autore dalla descrizione (che porta a conseguenze secondarie come la frequenza di frasi passive senza il complemento d’agente e di frasi impersonali), lo stile nominale, il passaggio dell’informazione dal verbo al nome e il conseguente svuotamento semantico del verbo. Il lettore si può fare un’idea molto chiara anche dei principali procedimenti riguardanti la testualità, che presenta notevoli differenze rispetto alla lingua comune: la tipologia dei rinvii anaforici (attuati più con la ripetizione della parola che con un pronome), l’ampio ventaglio dei connettivi, le varie tipologie di progressione da un tema all’altro, e infine i cosiddetti “incapsulatori”, vale a dire la presenza di un solo elemento lessicale che sostituisce, riassumendola, un’intera porzione di un testo.

 

Il volumetto è chiuso da una densa ed efficace analisi sulle varie tipologie testuali dei testi medici in età contemporanea: l’articolo scientifico, la lezione universitaria, il forum, la cartella clinica, il referto, l’autopsia, la telemedicina e le altre forme “trasmesse”.

 

In conclusione, il lavoro di Rosa Piro, del quale è parte integrante una bibliografia ricca e aggiornata che costituisce un’ottima base a cui risalire per approfondire i singoli argomenti, offre un insieme sintetico, ma solido e definito, e nello stesso tempo molto chiaro, delle basi della lingua medica in Italia.

 

 

 


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