«Oh, quanto è lieve il cinguettare al vento!» scriveva nel 1583 Giovan Battista Guarini nel dramma pastorale II pastor Fido. A “cinguettare” siamo oggi 9 milioni in Italia e ben 320 milioni al mondo, stando alle statistiche di gennaio 2016. Come si spiega un tale successo? Nel suo ultimo libro Fiumi di parole. Discorso e grammatica delle conversazioni scritte in Twitter Stefania Spina ne individua alcune chiavi nella rapidità di propagazione delle informazioni, nella forma di narrazione collettiva del racconto degli eventi, nella brevità dei contenuti e nell’apparente semplicità dei meccanismi comunicativi. Tutto comincia con un frammento. Pochi caratteri (non più di 140), un “cinguettio”, magari con l’aggiunta di una faccina sorridente o ammiccante, di un cuoricino, di qualche parola-icona, ed ecco che il primo tweet fa scaturire la reazione di qualcun altro innescando una successione a valanga di frammenti concatenati che si dispongono all’interno della spazio comunicativo trasformando «una scheggia di informazione iniziale in una conversazione collettiva a cui partecipano potenzialmente migliaia di persone» (par. 49.2). Nel descrivere l’ambiente comunicativo di Twitter, Spina si concentra su due tratti distintivi: da un lato la brevità dei contenuti, scelta tecnica imposta dagli ideatori della piattaforma piuttosto che preferenza individuale degli utenti, dall’altro la possibilità di relazioni asimmetriche tra gli iscritti, che non sono affatto obbligati a seguirsi reciprocamente. Non mancano gli accenni alla microdiacronia del servizio: l’autrice ne ricostruisce le tappe evolutive da «veicolo di ego-casting» per la comunicazione interpersonale relativa alla sfera privata a strumento per la condivisione di informazioni su eventi in tempo reale, fino alla compresenza di due anime che, intrecciate, generano l’impressione di un caos conversazionale.
Il saggio, strutturato con chiarezza, rigore metodologico, ricchezza di dati, dovizia di esempi, individua i tratti essenziali della scrittura breve e condensata di Twitter nella frammentazione e nella fluidità illustrandoli con una metafora molto efficace (che dà anche nome al libro): quella del “fiume di parole” nel senso della scrittura come processo ininterrotto, fluido e mutevole, in apparenza disordinato e improvvisato, ma regolato da convenzioni specifiche. Uno dei meriti maggiori del libro risiede proprio nella capacità dell’autrice di mettere ordine nel caos apparente del flusso conversazionale di Twitter indicando con chiarezza gli operatori testuali che fanno la specificità di questo medium rispetto ad altri ambienti comunicativi: la menzione, l’hashtag e il retweet. Apprendiamo così che nessuno di questi operatori era previsto agli inizi di Twitter e che sono stati i bisogni reali degli utenti a spingere gli sviluppatori della piattaforma a istituzionalizzare le pratiche in uso in un processo graduale di rimodellamento e interdipendenza tra progetto iniziale, tecnologia e abitudini sociali degli iscritti. Particolarmente riuscito è il quarto capitolo dedicato all’hashtag, segno grafico immediatamente ricollegabile a Twitter esportato perfino nelle interazioni quotidiane. Spina non solo ne rintraccia la funzione principale («segnalare l’argomento di un tweet contrassegnandolo in modo sintetico»), ma ne ricostruisce gli effetti (ampliare il pubblico dei follower di un utente raggiungendo il macrolivello di una comunità più estesa), ne studia le differenti posizioni nel testo e le conseguenze linguistiche (con acute osservazioni sulla tendenza all’univerbazione nell’italiano contemporaneo), ne classifica le tipologie (hashtag tematico o valutativo) e gli riconosce un importante valore ludico come gioco linguistico condiviso in grado di manifestare creatività e espressività linguistica. L’altro grande pregio di questo volume sta nel suo interrogarsi continuamente sulla vera natura di Twitter, su quanto si tratti effettivamente di uno strumento dialogico o non piuttosto monologico o addirittura di auto-promozione, sul suo potenziale realmente innovativo di comunicazione orizzontale tra pari o invece di medium legato a ruoli e gerarchie tradizionali solo apparentemente influenzabili da parte dell’utente comune. In questo contesto spicca la lucida analisi dei meccanismi linguistici di Twitter cui l’autrice consacra l’ultimo capitolo dell’opera: attraverso l’osservazione puntuale di lessico, uso dei tempi verbali, articolazione sintattica della frase, Spina riesce a sfatare il luogo comune della ricerca linguistica sui social media che assimila le conversazioni in Twitter ad una forma di scritto breve e semplificato modellato sul parlato, dimostrando come il “discorso aumentato” di Twitter stia sviluppando piuttosto strategie linguistiche e discorsive proprie costituendosi come varietà a sé, non ricalcata sul parlato né sullo scritto tradizionali, e diversa per modalità e strumenti anche da altre forme di comunicazione elettronica.
Ne risulta un volume completo che si rivolge in primo luogo ai linguisti, cui offre una ricerca aggiornata, densa e metodologicamente curata, e agli esperti di comunicazione, che vi troveranno un serbatoio prezioso di informazioni, curiosità e riflessioni su un network sociale per certi versi poco conosciuto. Le sagaci osservazioni sulle strategie di scelta degli hashtag, sul lessico dell’emozione e sulle parole più facilmente passibili di retweet offrono inoltre spunti interessanti a chi si accosta a Twitter come utente in cerca di visibilità e di follower. Ma grazie alla sua prosa chiara e priva di fronzoli e alle spiegazioni semplici e immediate di termini specialistici e forestierismi (non solo hashtag, follower, retweet, ma anche pointless babbles, live-tweeting, familiar stranger ecc.), Fiumi di parole è anche un libro per chi vuole avvicinarsi a Twitter da “profano” per comprendere meglio un mezzo di comunicazione quanto mai attuale e versatile, ma anche complesso, in cui «ogni singolo messaggio è un minuscolo frammento naturalmente predisposto alla connessione, che acquisisce il suo senso dalla relazione che ha con tutti gli altri che gli sono collegati, e che scorrono con la rapidità di un flusso ininterrotto di parole» (par. 57.7). Oh, quanto è lieve il cinguettare al vento!