Benedetto Giuseppe Russo

Autrici per la scuola. Modelli d’Italiano, pattern didattici e livelli di leggibilità in libri di lettura per la scuola elementare (1882-1913)

Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2023

Gli studi sulla scuola postunitaria costituiscono tradizionalmente un filone importante della storia linguistica italiana. In particolare, negli ultimi quarant’anni, saggi e ricerche hanno restituito il fermento e l’impegno straordinari di pedagogisti, letterati, editori, intellettuali, chiamati dalla politica e dalla prime istituzioni unitarie a fronteggiare l’esigenza di costruire il tessuto civile, sociale e culturale di una nazione giunta al traguardo dell’Unità sostanzialmente analfabeta e dialettofona. Inoltre, grazie alla spinta propulsiva dei gender studies, ma nell’ambito di originali prospettive sociolinguistiche, tali studi si sono concentrati, soprattutto negli ultimi due decenni, sul contributo delle donne alla scolarizzazione e all’alfabetizzazione degli italiani tra Ottocento e Novecento. I metodi dell’analisi filologica e linguistica hanno fatto emergere il ruolo imprescindibile delle voci femminili nel panorama editoriale della letteratura per l’infanzia, della manualistica scolastica, dei florilegi e delle raccolte di letture.

Benedetto Giuseppe Russo, giovane ricercatore siciliano, nel 2023, ha aggiunto un ulteriore prezioso tassello a questo panorama di indagini, affidando alle Edizioni dell’Orso una rielaborazione della sua tesi di dottorato in Lingue Romanze – Linguistica Italiana, discussa presso l’Università Palacký di Olomouc nel giugno 2021, sviluppata in cotutela con l’Università di Roma Tre sotto la direzione e codirezione rispettivamente di Francesco Bianco ed Elisa De Roberto e risultata vincitrice del Premio Nencioni 2022 per una tesi di dottorato in Linguistica Italiana discussa all’estero, bandito dall’Accademia della Crusca. Il volume (finanziato nel 2022 dalla Facoltà di Lettere dell’Università Palacký di Olomouc grazie al Fondo per il sostegno della ricerca scientifica) si intitola Autrici per la scuola. Modelli d’Italiano, pattern didattici e livelli di leggibilità in libri di lettura per la scuola elementare (1882-1913) ed è stato inserito in Gli argomenti umani, la collana di studi linguistici e retorici fondata da Bice Mortara Garavelli e diretta, oltre che dalla stessa Garavelli, da Angela Ferrari, Francesca Geymonat, Federica Venier.

Oggetto precipuo del libro di Russo è il genere testuale del libro di lettura per la scuola elementare, «fondamentale strumento di formazione culturale pluridisciplinare, socio-etica e linguistica; strumento accessibile, spesso ben più di altre tipologie di testi, anche alle fasce popolari della società italiana a cavallo tra Otto e Novecento» (p. XIX), capace di entrare «anche nelle case più umili e, insieme a un’aura di buoni sentimenti, esempi di virtù, esaltanti memorie storiche e a interessanti cognizioni ancorate alla vita quotidiana, ai suoi aspetti e problemi socioeconomici e ai suoi sviluppi tecnico-scientifici, portare una ventata d’italianità a base toscana, e con essa il senso di appartenenza a una nazione politicamente ancora giovane» (p. 468). Il periodo indagato è, come rileva Riccardo Gualdo nella densa introduzione, «una fase centrale per la vita sociale e culturale del Paese: alla vigilia del primo conflitto mondiale il tasso nazionale di analfabetismo sarà passato dal 67,26% al 46,20% e calerà ancor più rapidamente nel ventennio seguente, certo anche grazie all’impegno profuso dai governi dell’età liberale per promuovere la scolarizzazione» (p. XI).

L’indagine di Russo illumina ulteriormente lo specifico apporto della scrittura femminile ai processi di educazione e acculturazione di diverse generazioni di italiani: essa è stata infatti condotta su un corpus di otto testi di lettura, graduati per classe (dalla seconda alla sesta elementare), scritti da autrici per l’infanzia e pubblicati tra il 1882 e il 1913, testi finora poco o per nulla studiati, soprattutto dal punto di vista linguistico, o soltanto considerati marginalmente in studi di storia dell’editoria e della pedagogia. Vengono analizzate la lingua e lo stile, la pragmatica e la testualità, i gradi di complessità sintattico-lessicale e quindi di leggibilità / comprensibilità delle letture. Viene così ricostruito un campione significativo del modello d’italiano che circolava tra i banchi scolastici negli anni presi in esame, un modello impostato per lo più da donne animate da una forte passione per l’educazione e per la narrazione, certo figlie della sensibilità dei loro tempi, ma aperte anche alle sperimentazioni, soprattutto al superamento di un nozionismo vacuo e infecondo: Ida Baccini, Ginevra Speraz, Felicita Morandi, Onorata Grossi Mercanti, Emma Perodi, Anna Vertua Gentile, Rosa Errera.

Dall’analisi dei testi spicca una forte dialettica tra spinte diverse: da un lato, quella prescrittiva, legata all’esigenza di diffondere una lingua unitaria, improntata al rigore grammaticale e lessicale, dall’altro, il ricorso all’uso vivo e colloquiale e dunque più accattivante, ispirato a schemi conversazionali.

La prima parte del lavoro traccia il contesto di riferimento, ovvero le politiche linguistiche e scolastiche tra secondo Ottocento e primo Novecento, con documentato riguardo alla legislazione scolastica, al dibattito linguistico-pedagogico – segnato in modo incisivo dalla relazione manzoniana Dell’unità della lingua e dei mezzi di diffonderla –, ai dettami ministeriali e istituzionali sull’adozione dei testi e sulle prassi educativa dei maestri. La seconda parte è dedicata specificamente al genere del libro di lettura, osservato nei suoi rapporti con le scritture scolastiche, parascolastiche, edificanti, didascaliche e amene per l’infanzia e la gioventù. Spesso, nella fase storica indagata, tali categorie sono tutt’altro che nettamente distinguibili per finalità e modalità di fruizione. Si evince in ogni caso chiaramente l’importanza attribuita a questo mezzo di formazione culturale e linguistica dal legislatore, dal mondo culturale, dall’editoria che, ovviamente, in esso vedeva una notevole voce di profitto. La ricerca di Russo, inoltre, non trascura il paratesto e il corredo illustrativo, che ancora oggi ha un peso rilevantissimo nell’editoria scolastica. Altro merito del saggio del ricercatore siciliano è quello di portare alla luce un patrimonio bibliografico – appunto quello rappresentato dai testi scolastici – ad alto tasso di dispersione, per troppo tempo annoverato come materiale di consumo, altamente volatile, deperibile e di scarsa qualità letteraria e pertanto, ancora oggi, talora oggetto di una non adeguata e sistematica conservazione biblioteconomica e archivistica.

Nel secondo capitolo troviamo i profili delle autrici e nel terzo l’analisi linguistica del corpus sviluppata lungo tre direttrici: il confronto con il modello linguistico offerto nei Promessi Sposi; l’alternarsi dei registri; il confronto con il toscano corrente. Il quadro che emerge, pur variegato, dà ragione a una notevole capacità di attestare la varietà della lingua, in particolare grazie al ricorso alle cornici dialogico-narrative. Nell’ultima parte Russo si cimenta, pur con tutte le cautele del caso, con i cosiddetti livelli di leggibilità dei testi del corpus e quindi con la loro adeguatezza sintattico-lessicale ai destinatari preferenziali (bambini di età scolare), tramite l’applicazione di alcuni strumenti di analisi a brani-campione estratti dal corpus e da altri testi, coevi e non, che fungono da termine di confronto: l’indice di facilità di lettura, l’indice GULPEASE, il modello READ-IT, il tasso di vocabolario di base, la densità lessicale. L’applicazione degli indici di calcolo della leggibilità delinea limiti rimarchevoli di facilità di lettura: l’inadeguatezza per complessità lessicale e sintattica di alcuni testi rispetto ai destinatari viene corroborata dalle testimonianze dirette dei maestri dell’epoca. Fanno riflettere le parole  del maestro Giovanni Cerri riportate da Russo (p. 467), tratte dal saggio Le predilezioni letterarie degli adolescenti e la letteratura scolastica elementare (Milano, Bemporad, 1911) e relativa a un sondaggio sulle abitudini e preferenze di lettura in due classi quarte e in una quinta di una scuola elementare milanese tra il 1906 e il 1909: «Gli adolescenti leggono di mala voglia i capitoli troppo lunghi ed uniformi e mal sopportano i periodi prolissi e pesanti, che richiedono tensione di pensiero. Essi non vogliono faticar troppo per capire, si ribellano all’oppressione e vi oppongono la disattenzione […] È perciò che essi prediligono lo stile scorrevole e brioso, i periodi spezzati a nesso sintattico semplice e trasparente, i vocaboli chiari, espressivi, onomatopeici». Chi potrebbe dire che i gusti e le preferenze di quei giovani e giovanissimi lettori milanesi d’inizio Novecento siano oggi cambiate? La sfida, allora come ora, per maestri e testi, rimane quella di trovare quell’esilissimo equilibrio tra la complessità che faccia avanzare l’apprendimento e la crescita intellettuale e il piacere che invogli all’impegno, al coinvolgimento, alla scoperta.