La fortuna di Silvio D’Arzo, pseudonimo di Ezio Comparoni (1920-1952), si lega strettamente alla vicenda del suo archivio. La morte in giovane età dello scrittore, il frazionamento e i rimaneggiamenti intervenuti sull’archivio dopo la scomparsa dell’autore nonché la pubblicazione postuma della maggior parte delle opere determinano una forte connessione tra la fama del Comparoni e la gestione della sua eredità documentaria. In effetti l’opera darziana è stata valorizzata nella fase iniziale soprattutto grazie all’impegno di studiosi vicini a Comparoni (in particolare Rodolfo Macchioni Jodi e Giannino Degani) che, attraverso i materiali documentari in loro possesso, hanno contribuito a promuoverne il lascito dopo la morte. È seguito poi un intenso sviluppo del confronto critico, espresso da studiosi appartenenti a diverse generazioni, che ha contribuito a collocare D’Arzo nel panorama della storia letteraria italiana del Novecento. Il percorso di ricerca sulla produzione darziana oggi giunge a uno snodo significativo grazie al recente rinvenimento di una ricca messe di carte inedite in grado di rilanciare gli studi sull’opera dello scrittore reggiano.

Il ritrovamento del fondo darziano

L’archivio di Ezio Comparoni, dopo la prematura scomparsa dell’autore nel 1952, ha conosciuto un processo di smembramento e rimaneggiamento che ha portato ad una dispersione delle carte. Tuttavia la Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia a partire dagli anni Settanta del Novecento, oltre all’attività di valorizzazione dell’autore tramite convegni di studi ed iniziative editoriali (Comune di Reggio Emilia 1984, Biblioteca Panizzi 2004), si è impegnata ad acquisire in fasi successive diversi nuclei documentari giunti in tempi differenti. In particolare si devono ricordare le carte darziane pervenute in Biblioteca insieme all’archivio dell’avvocato Giannino Degani oltre ad una frammentaria corrispondenza con personalità dell’editoria e della vita culturale (Enrico Vallecchi, Virginia Guicciardi Fiastri, Cesare Zavattini) nonché con amici e conoscenti (Canzio Dasioli ed Ada Gorini).

Su questo materiale si è fondata fino ad ora principalmente l’attività di studio e valorizzazione della produzione darziana, nonché l’intenso dibattito critico che ne è seguito. A partire da questo retroterra documentario si deve registrare la recente scoperta di nuovi materiali. Infatti, alla Biblioteca Panizzi negli ultimi anni è pervenuto il Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi”, grazie alla donazione degli eredi di Enrichetta Testa, vedova di Rodolfo Macchioni Jodi. Questo corposo nucleo di carte si lega al nome dell’iniziatore degli studi darziani nonché fedele custode della sua memoria: Macchioni Jodi. In particolare si ricorda la curatela dell’edizione presso l’editore Vallecchi di Nostro lunedì. Racconti poesie e saggi (1960), la pubblicazione uscita a pochi anni di distanza dalla morte dello scrittore che aspirava a offrire ai lettori un ampio panorama sulla produzione darziana.

Il Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi” si articola in due nuclei, corrispondenti ai versamenti pervenuti tra il 2016 e il 2019, ed è l’esito di una stratificazione documentaria derivante anche da vari interventi esterni. Il corpus darziano comprende materiale eterogeneo, non solo documentario (minute, manoscritti e dattiloscritti, blocchi di appunti, lettere) ma anche a stampa (ritagli di giornali e periodici, bozze di stampa, cartoline, materiali promozionali, fotografie). Si tratta di fonti preziose che consentono di ricostruire la genesi e l’evoluzione del lavoro creativo di Comparoni, oltre che il suo percorso letterario ed editoriale, documentandone la variegata produzione.

In particolare il primo nucleo del Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi” (conservato in 10 buste) il cui arco cronologico va dalla fine degli anni Trenta al 1952 (con documenti postumi fino al 1993), conserva in prevalenza la documentazione legata all’attività letteraria dell’autore reggiano (appunti e bozze preparatorie, stesure di testi, carteggi per case editrici, contratti editoriali). Inoltre è presente un esiguo nucleo di materiale di Macchioni Jodi, costituito in prevalenza da documentazione relativa al suo impegno per la valorizzazione del patrimonio darziano. Il Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi” è stato successivamente integrato da un secondo nucleo documentario comprendente 12 buste (di cui 2 contenenti carte darziane e altre 10 relative a Macchioni Jodi). Con questo ulteriore versamento è pervenuta soprattutto una parte cospicua dell’epistolario del Comparoni con oltre 50 corrispondenti, in gran parte esponenti di rilievo del panorama editoriale e culturale italiano sebbene non manchino anche agenti letterari stranieri.

All’interno di questo processo di “riscoperta” di materiali darziani si è inserita anche la donazione nel 2020 alla Biblioteca Panizzi delle illustrazioni dell’amico pittore e insegnante Gianni Cavani (1912-2002), realizzati per il romanzo Gec dell’avventura di D’Arzo. Si tratta di 9 disegni ad acquerello eseguiti nel 1945 dal pittore modenese, corredati da didascalie manoscritte comprendenti la citazione del capitolo del romanzo cui le immagini si riferiscono.

Verso una nuova stagione di studi darziani

I materiali darziani recentemente ritrovati rappresentano una risorsa fondamentale in grado di aprire nuovi percorsi di ricerca, grazie anche al lavoro d’inventariazione delle carte del Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi”, già realizzato per il primo nucleo e in corso di completamento per il secondo versamento. In questo modo la documentazione pienamente fruibile consentirà di misurarsi con l’intero sistema dell’opera darziana, dischiudendo le porte ad altri studi.

L’emersione del materiale darziano ha già prodotto i primi esiti facendo scaturire anche alcune operazioni editoriali. Si deve ricordare anzitutto la mostra documentaria della Biblioteca Panizzi del 2018 allestita in occasione del completamento dell’inventariazione del primo versamento del Fondo “D’Arzo – Macchioni Jodi”. Il catalogo della mostra (Ferraboschi 2018), grazie alla pubblicazione di quattro capitoli-racconti inediti di Nostro lunedì di Ignoto del XX secolo (vedi in questo Speciale l’intervento di Stefano Costanzi) getta anche nuova luce sul processo di elaborazione dell’auspicata “Eneide del XX secolo”, riproponendo l’importanza del progetto rimasto incompiuto.

Peraltro, i materiali reperiti hanno contribuito anche a illuminare uno degli aspetti più controversi e oscuri dell’opera darziana riguardante la produzione per ragazzi. Infatti, tra le carte è stato rinvenuto il manoscritto del primo libro per l’infanzia darziano, Gec dell’avventura, scritto dietro sollecitazione di Vallecchi e di cui si erano perse le tracce. In questo modo si è potuto ricostruire il processo compositivo facendo emergere un’opera fondamentale dell’intera produzione darziana (Sebastiani 2019, Sebastiani 2021). Nel 2020 infatti è stata pubblicata da Einaudi la stesura originaria del romanzo incompiuto, curato filologicamente da Alberto Sebastiani e terminato con un possibile epilogo di Eraldo Affinati (D’Arzo - Affinati 2020).

A questi primi esiti editoriali è facile prevedere ne seguiranno altri, in grado di fornire un rinnovato impulso alla conoscenza dell’opera del Comparoni. In effetti, le nuove carte dell’“officina darziana” consentono di approfondire la produzione dell’autore lungo i diversi diversi assi della sua articolata attività.

In generale il reperimento delle carte preparatorie e delle molteplici redazioni di gran parte delle principali opere dell’autore emiliano imporrà un aggiornamento degli studi filologici e critici sui testi darziani, a partire dal capolavoro del Comparoni, Casa d’altri. Peraltro, si tratta di materiale utile a restituire la complessità del laboratorio darziano nei diversi ambiti della sua produzione: dal filone della letteratura per ragazzi - di cui si è già ricordato l’importante reperimento del manoscritto di Gec dell’avventura - a quello del “cantiere” riconducibile al progetto di Nostro lunedì, fino ai materiali ascrivibili alla fase giovanile (Essi pensano ad altro, Buon Corsiero, L’osteria)  oltre ai numerosi abbozzi di opere incompiute (Adamo Kerps, Dalle memorie di Androgeo Zurbaran, Dios Kronos e le sette verità).

Non devono poi essere trascurate le potenzialità dei nuovi documenti per esplorare il settore della produzione darziana composto dall’attività di critica, comprendente anche documentazione inedita tra cui un’esercitazione giovanile dedicata a La colonna infame del Manzoni. Un ulteriore percorso di ricerca riguarda poi la collocazione di Ezio Camparoni all’interno del panorama culturale italiano del Novecento derivante dal ritrovamento dei carteggi originali dell’epistolario. In effetti, le nuove carte in corso d’inventariazione comprendono anche una fitta corrispondenza con editori, amici, autori e critici. In particolare, questo materiale include scambi epistolari editi solo parzialmente (D’Arzo 2004) con i principali editori italiani del tempo - da Bompiani a Guanda, da Mondadori a Einaudi, da   Paravia a Vallecchi – che, oltre a testimoniare l’instancabile attività letteraria del Comparoni, consentirà d’aprire innovativi percorsi di studio sul versante editoriale dell’opera darziana.

Da ultimo, la riscoperta della documentazione darziana ripropone con forza il tema della realizzazione di un’opera biografica in grado d’illuminare la figura di D’Arzo nella sua dimensione locale e nazionale. In effetti, sebbene sulla scia della ricorrenza del centenario della nascita di Comparoni siano stati pubblicati anche pregevoli contributi sulle specifiche vicende biografiche dello scrittore (Fontanesi 2020, Pellacani 2020), i nuovi materiali offrono la possibilità di delineare in modo organico il profilo intellettuale di Ezio Comparoni, offrendone una lettura inedita inserita all’interno del contesto culturale locale e nazionale.

In definitiva, dalla ricchezza dei nuovi materiali disponibili si profila un tornante significativo nel percorso degli studi darziani, aprendo ulteriori piste di ricerca per rivisitare complessivamente l’operato dello scrittore reggiano.

Riferimenti bibliografici

Biblioteca Panizzi (2004), Silvio D’Arzo scrittore del nostro tempo, Reggio Emilia, Aliberti

Comune di Reggio Emilia (1984), Silvio D’Arzo. Lo scrittore e la sua ombra, Firenze, Vallecchi

D’Arzo S. (1960), Nostro lunedì. Racconti, poesie saggi, a cura di R. Macchioni Jodi, Firenze, Vallecchi

D’Arzo S. (2004), Lettere, a cura di A. Sebastiani, Parma, Monte Università Parma editore

D’Arzo S., Affinati E. (2020), Gec dell’avventura, a cura di A. Sebastiani, Torino, Einaudi

Fontanesi A. (2020), L’8 settembre ‘43 di Silvio D’Arzo. Ezio Comparoni, un IMI scampato, in “Ricerche Storiche”, n. 129, pp. 22-32

Ferraboschi A. (2018) (a cura di), Silvio D’Arzo ritrovato. Il Fondo D’Arzo – Macchioni Jodi, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi

Pellacani C. (2020), Il figlio di Linda. La vita breve di Silvio D’Arzo, Reggio Emilia, Consulta

Sebastiani A. (2019), Il manoscritto ritrovato: Gec dell’avventura di Silvio D’Arzo. Questioni filologiche preliminari, in “Studi e Problemi di Critica Testuale”, 99, 2, pp. 207-252

Sebastiani A. (2021) Gec dell’avventura. Silvio D’Arzo e il ritmo della prosa per l’infanzia, in “Italiano LinguaDue”, 1, pp. 501-511

Immagine di copertina**:** firma autografa di Silvio D’Arzo. ©Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia, che si ringrazia per la concessione alla riproduzione.

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