Il brillante articolo di Giuseppe Antonelli apparso su “La lettura” del 3 gennaio 2021 ricostruisce lo sfondo sul quale si inseriscono le riscritture del capolavoro dantesco destinate ai più piccoli: “il riconosciuto valore didattico-pedagogico riconosciuto all’opera” all’interno della politica scolastica italiana post-unitaria. I primi esempi di titoli ottocenteschi si propongono di offrire il testo “all’intelligenza dei giovinetti”, con una particolare attenzione per quelli di estrazione popolare, arruolati nelle fila degli scolari dall’istituzione della pubblica istruzione. Risale invece al 1922 il primo libro che cerca di avvicinare i ragazzi alla comprensione di Dante presentandone la figura all’interno di una cornice narrativa: una conversazione pedagogica che mette in dialogo il poeta redivivo con i tre nipoti del professor Dino Provenzal (collaboratore della «Voce» di Prezzolini, per i cui tipi esce la prima edizione del Dante dei piccoli). Tra i tanti titoli che hanno presentato la figura di Dante come modello ai più piccoli, citiamo anche Il piccolo Dante di Luigi Ugolini (La Scuola, Brescia, 1929), citato da Giuseppe Pontiggia e da Antonio Faeti come lettura capace di colpire il loro immaginario di bambini. Dal volume di Myriam Costa, I grandi bambini (Il Messaggero di S. Antonio, Padova, 1951), è tratta l’illustrazione di G. Peloso qui riprodotta.
L’articolo di Antonelli ha anche il merito di passare in rassegna i titoli più recenti (Dante, il mi’ babbo di Michael Bardeggia, Dante era un figo della prof. Annalisa Strada, La Divina Commedia riveduta e scorretta di Francesco Dominello e Alessandro Locatelli, Vai all’Inferno, Dante! di Luigi Garlando – ai quali sono nel frattempo aggiunti La Divina commedia raccontata ai bambini di Annamaria Piccione e perfino La felina Commedia di Elisa Binda e Mattia Perego), sollevandomi dal gravoso compito di commentare i lavori di più breve respiro, nati dalla volontà di mettere a frutto due tendenze recenti dell’editoria italiana per ragazzi (ma non solo): il rifugio nell’adattamento dei classici (illustrati e non, con testimonial più o meno accattivanti) e lo sfruttamento commerciale di anniversari e ricorrenze. Risultato: volumi che mettono in scena, di volta in volta, un Dante più o meno forzatamente addomesticato ai presunti gusti del pubblico giovanile.
Della resa a fumetti del capolavoro dantesco si occupa Alberto Sebastiani in questo Speciale. Lascio a margine, perché di italiano qui vogliamo parlare, i libri di sole figure, come lo splendido Inferno illustrato da Paolo Barbieri per Mondadori nel 2012 (che, per potenza visionaria, fa il paio con le illustrazioni dell’Orlando Furioso fatte dai gemelli Paul e Gaëtan Brizzi, edite da Pagliai nel 2005).
Mi concentrerò pertanto su due filoni degli adattamenti del libro dantesco rivolti ai più piccoli: da una parte il racconto del poema fatto in prosa da bravi scrittori, nell’ottica di avvicinare futuri lettori e lettrici ai temi dell’opera, dall’altro i tentativi riusciti di riduzione e resa in versi, che sensibilizzano l’“orecchio acerbo” alla fruizione del testo poetico. Premetto che la rassegna non è esaustiva e che le scelte e i giudizi di valore sono personali, e come tali discutibili.
Una porta di ingresso
I tentativi di parafrasare la Commedia a scopo pedagogico sono innumerevoli e sfidano la resistenza tutta italiana a riscrivere i capolavori antichi in lingua moderna per renderli comprensibili senza il ricorso alla frammentazione delle note a pie’ di pagina. Di queste operazioni mi piace ricordare quella ritmica e garbata fatta dal poeta Roberto Mussapi per Jaca book (uscita nel 2008 con le illustrazioni di Giorgio Bacchin).
Un’operazione diversa, consapevolmente e giocosamente infedele, è quella fatta da Ermanno Detti: inizialmente per la pioneristica collana “Raccontiamo un classico” (creata da Gabriella Armando per le Nuove Edizioni Romane nel ricordo della gloriosa “Scala d’oro”), col titolo In una selva oscura. Il racconto di Dante (1996-2012), poi per Giunti col titolo La Commedia di Dante (2017). Detti (2012) ha raccontato la genesi del lavoro, consistente nel riscrivere le vicende di Dante narrate nella Commedia: nato su commissione (sull’onda di altre riscritture di classici greci e latini fatte da Roberto Piumini), accettato con paura e con l’incoscienza necessaria per affrontare la sfida – raccontare le stesse vicende in una chiave nuova, senza tradire troppo lo spirito dell’opera originaria e senza scivolare nella parodia. Ma osando tradirlo almeno un po’: non solo per avvicinare Dante ai ragazzi, rendendolo meno serio e meno dotto, ma per dare spazio alla propria creatività di scrittore alla ricerca di nuove idee ispirate dalla grande opera. Ecco allora che Dante acquista “un carattere tra l’allegro e il burlone”, nel solco della tradizione toscana (e fedele al racconto che di Dante fa nel XV secolo Poggio Bracciolini); Virgilio prende invece “un’aria da poeta distratto che parla perfino di cose non accadute” (dal momento che i morti – lo dice Dante – possono vedere il futuro come il presente): nasce così dialogo su un futuristico ascensore, che il “neologissimo” Dante vorrebbe poter chiamare discensore all’occorrenza. Nella riscrittura, inoltre, vengono meglio illuminati personaggi minori come Pia de’ Tolomei (alla quale è dedicato un intero capitolo). L’opera viene ben accolta da editore, critica e insegnanti (che in quegli anni costituivano il pubblico privilegiato della letteratura per ragazzi): tutti consapevoli di avere tra le mani, e di mettere nelle mani dei ragazzi, non un riassunto della Divina Commedia, ma un libro nuovo che narra in prima persona una storia non originale (tratta da uno dei più originali capolavori della letteratura di tutti i tempi), reinterpretandola da un punto di vista diverso. Del resto la letteratura – si sa – è una valle di echi. Detti, in ogni caso, non rinuncia a inserire qua e là alcuni versi originali (incominciando con il celebre incipit), per far conoscere ai giovani lettori il sapore della lingua di Dante e invitarli ad avvicinare direttamente, quando sarà il momento, il poema – con le sue straordinarie immagini poetiche, il ritmo impareggiabile delle terzine dantesche, le visioni convinzioni concezioni di un mondo lontano – come scrive Detti nella nota introduttiva al libro. A conferma dell’idea, espressa da Gabriella Armando, che “solo coloro che si saranno innamorati di un adattamento di qualità e che non saranno stati demotivati da esercizi di lettura un giorno, magari in uno zaino, metteranno anche la grande opera”.
Proprio come ci racconta di sé Daniele Aristarco nel suo La Divina Commedia. Il primo passo nella selva oscura (Einaudi Ragazzi 2021, illustrazioni di Marco Somà): il riscrittore qui si giova dell’espediente del ritorno a un ricordo d’infanzia – il momento in cui, all’età di nove anni, sentì per la prima volta riassunta la trama del poema dantesco, tanto da desiderare di leggerla. “Una buona storia, si sa, innesca sogni, accende emozioni, ci insegna chi siamo, ci aiuta a diventare quello che vorremmo essere. E accende domande, tante domande, specie se ad ascoltare è un bambino”.
Nel 2015 è uscita per La Nuova Frontiera Junior La Divina Commedia raccontata da Paolo Di Paolo (con illustrazioni di Matteo Berton), che mette in epigrafe alla sua Introduzione una frase di Borges: “Io consiglierei al lettore di dimenticare le discordie tra Guelfi e Ghibellini, di dimenticare la filosofia scolastica, di dimenticare anche le allusioni mitologiche e i versi di Virgilio che Dante ripete… è bene, per lo meno all’inizio, attenersi al racconto”. Al racconto, appunto, si attiene Di Paolo, e al nudo racconto vuole avvicinare i giovani lettori, consapevole che “il tempo ci ha allontanato tanti riferimenti che richiedono spiegazioni continue, e ci ha allontanato anche la lingua, ormai distante da quella che leggiamo e parliamo oggi”. E ciò nonostante l’audacia dell’operazione di Dante, che aveva scelto “una lingua neonata” (la lingua materna rubata alla bocca dei suoi concittadini, e poi delle tante persone incontrate al di là dell’Appennino durante il suo esilio) per farla “esistere in una forma nuova e unica” (cito dall’Introduzione). Anche Di Paolo ci tiene a chiarire i limiti dell’operazione: rivolgendosi ai lettori scrive: “non dovete pensare che queste pagine siano sostituibili all’originale. Questa è solo la porta di ingresso, il viaggio vero e proprio va fatto attraverso i versi di Dante, la loro complessità, la loro musica”. Versi che emergono, ogni tanto, rossi sullo sfondo nero di pagine in prosa che raccontano le vicende in terza persona, con una maggiore fedeltà e una sintesi più forte rispetto a Detti, alternando dialogo e parti narrative. L’obiettivo dichiarato è quello di trasmettere ai più giovani lo stupore di fronte alla mirabile creazione dantesca, sollevandoli dalla fatica e dalla noia che pure si possono provare nell’affrontare un’opera di oltre quattordicimila endecasillabi in terzine rimate e incatenate.
In versi diversi
Qualcuno, però, ci ha provato a raccontarla di nuovo in versi, la Commedia. Rinunciando alla terzina, e scegliendo metri più semplici, come i distici di endecasillabi in rima baciata che troviamo nel libro di Virginia Jewiss (docente di letteratura italiana a Yale), con illustrazioni di Aline Cantono di Ceva, nato da un’idea di Christiana Castenetto e intitolato Il viaggio di Dante. Un’avventura infernale (Mandragora, 2008), disponibile anche in versione inglese. Si tratta di un albo illustrato in grande formato che presenta due personaggi a misura di bambino: un piccolo Dante “supercreativo” col suo pupazzo da notte, Virgilio, pronti a saltar fuori dalle mura domestiche per avventurarsi nel buio. E in un’avventura che li porta a scoprire, in sei tappe, le conseguenze spaventose dei propri “capricci”: esser troppo goloso o tutt’altro che generoso, arrabbiarsi per nulla e fare del male, dire bugie e negare l’affetto – questi i “peccati” selezionati a misura di bambino. Un repertorio di punizioni da “pedagogia nera”, sicuramente lontano dalla nostra idea di accompagnamento dei più piccoli al sonno, ma divertente per dantisti in erba:
Appare un demonio con occhi di bragia,
vien verso di loro con aria malvagia.
“Osate passar questo fiume ben triste?
Vedrete qui cose finora mai viste.
Osservate, e imparate da questi cattivi
Se volete tornare nel mondo dei vivi!
Il finale, fortunatamente, è rassicurante come una ninna nanna:
Eccoli a letto a sognar cose belle,
mentre in cielo sorridon, felici, le stelle.
*
Per lo stesso editore è uscita la Divina Commedia di Dante Alighieri per bambini, del dantista Massimo Seriacopi, con illustrazioni di Tommaso Levente Tani. Qui vengono scelti momenti e incontri fondamentali, fissati in immagini stilizzate in grande formato (rivolte a ragazzi più grandi), accompagnate da versi riassuntivi (endecasillabi sciolti) con traduzione inglese accostata. Di seguito l’incontro con Caronte.
Qui soffre chi non scelse il bene e il male,
e c’è Caronte, infernale demonio,
traghettatore di tutti i malvagi,
che li trasporta con la navicella
oltre Acheronte, brutto fiume nero.
Illustrazione di Maria Distefano (<http://www.ladivinaavventura.it/index.asp?cId=64>)
Un ritmo da Signor Bonaventura (e, insieme, da Pierino Porcospino) caratterizza invece la versione in quartine di ottonari a rime alternate La divina avventura. Il fantastico viaggio di Dante (Coccole e Caccole, 2007) di Enrico Cerni e Francesca Gambino, con illustrazioni di Maria Distefano:
Qui comincia l’avventura
di un poeta del passato
che leggeva con gran cura
Tanti libri a perdifiato…
Si tratta di una riduzione del poema scritta da una coppia di appassionati di Dante: una filologa romanza e un manager (autore del volume Dante per i manager, uscito nel 2010 per le edizioni del Sole 24ore, e animatore del sito danteforlife.it), desiderosi di far conoscere il poema ai loro figli. Si tratta di un’opera di maggiore impegno rispetto alla precedente, visto che raccoglie la sfida di seguire Dante dalla discesa nell’Inferno (136 quartine) fino all’ascesa al Purgatorio (altre 124) e al volo verso il Paradiso (in 120 strofe). Uno dei pregi della scrittura è la capacità di parafrasare in versi, utilizzando paragoni a misura di bambino: “una lonza (per inciso, / è un gattone a chiazze nere)”, il buio cono dell’inferno è una “cialda di un gelato”, la montagna del Purgatorio è “fatta come un panettone”. “E cammina camminando”, in compagnia di un Dante speleologo, alpinista e poi astronauta, si arriva alla fine:
Nel fluire delle cose
Che l’amore rende belle
Son finite queste chiose
Che profumano di stelle.
La fruibilità didattica di questa riscrittura è dimostrata (oltre che dalle iniziative di cui si dà conto nel sito ladivinaavventura.it) dal bel progetto curato da Veronica Ujcich con i suoi bambini di quarta primaria nell’ambito dell’iniziativa “Fuori c’è Dante” (promossa nel 2015 in occasione dei 750 anni dalla nascita di Dante): la classe triestina ha prodotto anche un godibile rap dantesco, che si può leggere qui.
L’interesse di queste riscritture in versi sta proprio nella capacità che hanno di stimolare i bambini a comporre versi in proprio, seguendo un ritmo ripetuto e cogliendo il potere evocativo delle rime: un apprendistato all’ascolto della parola messa in musica (sia pure attraverso strutture metriche semplici) che potrà rivelarsi prezioso in futuro (come ci insegna Germano 2018).
Se poi si vuole inseguire il filone Dante pop, uno degli autori dell’omonimo saggio per grandi, Trifone Gargano, ha scritto per ragazzi La Commedia divina (Progedit, 2017, illustrazioni di Nataly Crollo), aggiungendo una sezione che suggerisce fumetti, canzoni e romanzi ispirati al poema dantesco, seguito da Dante pop. Canzoni e cantautori (Progedit, 2018, illustrazioni di Carlo Volsa).
In versi originali
Vi sarà rimasto un dubbio, lo so: ma proprio non si può proporre il testo originale ai più piccoli? Certo che si può, specie se lo affidiamo alla voce. Gli effetti sono sorprendenti, anche con bambini di 3 anni, come racconta Carmela Camodeca in questo articolo.
Del resto, per la voce (non per gli occhi) è nato il testo, che alla tradizione orale è stato a lungo affidato, e che è stato memorizzato e recitato anche da analfabeti (si veda il contributo di Federico Della Corte in questo Speciale). Potere del ritmo inimitabile che Dante ha saputo creare, riconoscibile anche senza parole: ta-tà-ta-ta-ta-tà|ta-ta-ta-tà-ta || ta-ta-ta-tà|ta-ta-ta-tà-ta-tà-ta || ta-tà-ta-ta-ta-tà|ta-ta-ta-tà-ta. Poi, come quando si scrive una canzone, le parole si trovano: potere dell’endecasillabo, il verso “più splendido, sia per la durata nel tempo che per la capacità di contenere significati, costruzioni e vocaboli” (De vulgari eloquentia, II, 5, 3; trad. di M. Tavoni). Se quel ritmo (non il parolone che lo indica!) ci entra in testa fin da piccoli, impareremo a riconoscerlo anche quando si traveste e si nasconde, nei versi liberi e nella prosa d’arte (Sulla proposta della grande poesia ai più piccoli si veda Ardissino 2010).
Bibliografia
Emilia Ardissino, Leggere poesia. 50 proposte didattiche per la scuola primaria, Trento, Erikson, 2010.
Franco Cambi, Giancarla Sola, Dante educatore europeo, Genova, Il Melangolo, 2020.
Anna Maria Cotugno, Trifone Gargano, Dante pop: romanzi, parodie, brand, canzoni, Progedit, 2016.
Ermanno Detti, Appunti di scrittura creativa, in AA.VV., Come scrivere un testo, Roma, Edizioni Conoscenza, 2012.
Bruno Germano, Il solfeggio dei versi. Appunti di prosodia, Fondazione Natalino Sapegno, 2018, online.
Immagine: Un particolare della copertina di I grandi bambini di Myriam Costa (Il Messaggero di S. Antonio, Padova, 1951)